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Quando l’esercito svizzero invase il Liechtenstein

Soldati dell esercito svizzero mentre marciano.
Immagine d'archivio. Keystone / Jean-christophe Bott

In una buia notte di marzo di 15 anni fa, 170 reclute dell’esercito svizzero - in tuta mimetica e armati anche se, a dire il vero, sprovvisti di munizioni - hanno invaso il territorio del Principato del Liechtenstein. Era dal 1515, ovvero dalla batosta subita dalla difesa elvetica a Marignano per mano francese, che la Svizzera e il suo esercito non mettevano fuori in naso dal proprio territorio. Salvo una breve offensiva elvetica in Francia nel 1815.

Ovviamente, quella del marzo 2007, non è stata un’invasione pianificata dalle alte sfere dell’esercito svizzero per conquistare il piccolo Principato situato a est della Confederazione.

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L’invasione dell’esercito elvetico è stata, manco ci fosse bisogno di sottolinearlo, una svista, un errore. D’altra parte, il Liechtenstein, che conta solo poco meno di 40’000 abitanti, non ha un esercito da ormai oltre 150 anni e i 41 chilometri di confine che condivide con la Confederazione, quasi tutti tracciati dal fiume Reno (salvo una decina di chilometri di alte montagne ai confini con il canton Grigioni e forse poco meno di due chilometri di falsa pianura che come vedremo saranno il teatro della nostra storia), non sono nemmeno presidiati. È dunque facile capire come, entrare nel suo territorio, non sia per nulla complicato, anche e soprattutto se lo si fa in modo involontario.

Un dato però è certo: nessun esercito – neppure quello della “neutrale” Svizzera – può entrare in territorio straniero per alcun motivo.

Le relazioni tra la Svizzera e il Principato del Lichtenstein sono regolate da una fitta rete di trattati, tra cui quello doganale del 1923, con cui il Liechtenstein è diventato parte dello spazio economico svizzero. Storicamente, le relazioni tra i due Paesi si sono intensificate dopo la fine della Prima guerra mondiale e dal 1919 la Svizzera tutela gli interessi del Liechtenstein all’estero. Nel 1924 il Liechtenstein ha poi introdotto il franco svizzero come moneta ufficiale.

Nel 1919 il Liechtenstein ha creato una legazione a Berna che, dopo una chiusura temporanea, è stata trasformata in ambasciata nel 1969. Nel 2000 la Svizzera ha nominato per la prima volta un ambasciatore per il Principato del Liechtenstein, con sede però a Berna.

Sarà la Confederazione a segnalare al Principato del Liechtenstein lo spiacevole inconveniente. Il comandante della scuola reclute di fanteria di montagna si è personalmente scusato con il sindaco di Balzers, il comune del Principato in cui i militi hanno “sforato”. Dal canto loro, le autorità del Liechtenstein, non si erano accorte di nulla, e nessun residente aveva notato la presenza dei soldati svizzeri. Il commento definitivo, in tutta pacatezza, è stato: “Sono cose che succedono, nessuno se ne è accorto”.

Quella notte di 15 anni fa

Ma torniamo a quella sera di 15 anni fa. Era la notte tra il primo e il due marzo del 2007. Le reclute sono impegnate in una marcia notturna che prevede verso mezzanotte l’attraversamento del comune di Fläsch nel cantone dei Grigioni, villaggio che sta a est del fiume Reno, al confine con il comune di Balzers, nel Principato del Liechtenstein.

Come detto si tratta di una marcia notturna, come se ne fanno tante durante l’addestramento delle reclute. Ma quella è una notte particolarmente buia: il cielo è infatti coperto da pesanti nuvole nere che non permettono alla luna e alle stelle di illuminare la marcia dei soldati. Poi inizia a piovere. Il maltempo riduce sensibilmente la visibilità. I soldati indossano le mantelline mimetiche contro la pioggia, non molto pratiche, che peggiora la loro mobilità. Stanno comunque marciando spediti lungo un sentiero di montagna, uno dei tanti tracciati per gli escursionisti che si assomigliano un po’ tutti. Il villaggio grigionese di Fläsch è appena a valle dei soldati, come previsto dal ruolino di marcia, ma le lontani luci del villaggio sono smorzate dalla pioggia battente. Orientarsi non è semplice.

Il capitano, alla testa delle 170 reclute, continua ad indicare sicuro la via ai propri soldati. Forse ha perso l’orientamento ma non lo fa vedere. A un bivio, senza accorgersene, indica il sentiero sbagliato. Si doveva voltare a sinistra ma la truppa gira a destra lungo un percorso che li porta direttamente nel Principato del Lichtenstein. Nessuno si accorge dell’errore. La marcia continua e i soldati si inoltrano in territorio straniero ancora per molti chilometri. Le prime luci dell’alba sorprendono le reclute elvetiche poco sopra l’abitato di Balzers. Il Reno scorre dalla parte sbagliata e con una visibilità crescente il capitano, ma non solo lui, si accorge del fatale errore: inequivocabilmente stanno marciando su suolo del Principato. Nonostante siano stremati dalla marcia notturna, le reclute seguono il loro capitano quasi di corsa verso il vicino cantone dei Grigioni.

Cartina
Ecco da dove le reclute sono penetrate su suolo del Principato del Liechtentein. Franciolli, Riccardo (swissinfo)

Una sequela di scuse

L’errore, come detto, non è stato notato da nessuno. Il capitano una volta tornato in caserma fa immediatamente rapporto al comandante della scuola reclute che a sua volta informa le alte sfere dell’esercito svizzero che a loro volta comunicano l’accaduto al Consiglio federale che a sua volta si scusa con il Principato. Un po’ come alla Fiera dell’est…

Non è stata la prima volta che l’esercito elvetico si è inoltrato in territorio straniero. Come ha dichiarato il portavoce dell’esercito di allora, ogni anno si registrano uno o due casi di singoli membri dell’esercito elvetico che per errore si ritrovano in territorio straniero. La maggior parte delle volte è successo nel Giura e nel canton Sciaffusa. (Chi conosce le tortuose frontiere elvetiche sa che simili errori sono facili da commettere). Le conseguenze in quei casi avrebbero potuto essere decisamente più tragiche, visto che ad essere invasi sono stati Francia e Germania: loro, a differenza del Liechtenstein, l’esercito ce l’hanno e pure ben armato.


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