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Il futuro politico dei “coronascettici”

cartello con scritta 1291 2921 repression rebellion
Sono sempre di più i "coronascettici" Keystone / Pablo Gianinazzi

Il movimento di protesta contro le restrizioni anti-coronavirus continua a crescere, in Svizzera come all’estero. I simpatizzanti sono coloro che si oppongono alla politica delle autorità e il movimento riflette il malcontento che, almeno nella Confederazione, riesce anche a influenzare l’agenda politica. Sono, infatti, le organizzazioni “coronascettiche” che hanno lanciato il referendum contro la legge Covid, sulla quale la popolazione elvetica si è espressa alle urne lo scorso 13 giugno.

Organizzazioni che contestano la gestione della pandemia e che ora discutono del proprio futuro e della forma da prendere una volta che la pandemia sarà finita. C’è per esempio chi teme che si possa arrivare a nuove retrizioni e che prima o poi potrebbe esserci un “lockdown climatico”.

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Una di queste organizzazioni è “Amici della Costituzione”, che conta oltre 12’000 simpatizzanti (più di alcuni partiti politici elvetici). “Cambiamento climatico, terrorismo, la pandemia sono i temi che ci interessano, temi che parlano di uno Stato che usurpa i diritti dei cittadini, che limita le sue libertà. Contro tutto ciò non esiste una vera e propria opposizione in Svizzera”, spiega il portavoce del gruppo Michael Bubendorf.

È difficile, per il momento ipotizzare che questi gruppi possano trasformarsi in veri e propri partiti, secondo il politologo dell’Università di Losanna Oscar Mazzoleni: i “coronascettici” ci sono in tutti i campi, da sinistra a destra. Una convergenza che sarà difficile da riunire sotto lo stesso tetto, una volta passata la pandemia.


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