A Ginevra gli studenti filo-plestinesi chiedono il dialogo con la rettrice
A Ginevra gli studenti filo-palestinesi - che da alcuni giorni hanno occupato l'ingresso dell'UniMail - hanno più volte sollecitato un dibattito pubblico con la rettrice dell'ateneo Audrey Leuba. Quest'ultima non si è finora resa disponibile e venerdì pomeriggio, al contrario di quanto annunciato, non si è presentata a una manifestazione organizzata dai manifestanti.
Oltre 200 persone si sono radunate nella sala principale dell’UniMail e nei corridoi nella speranza di assistere all’arrivo della responsabile dell’Università di Ginevra (UNIGE). L’annuncio della sua defezione è stato accolto da fischi e grida dagli studenti che ne hanno chiesto le dimissioni.
L’UNIGE – ha spiegato il suo portavoce Marco Cattaneo – ritiene che le condizioni per un dialogo pacifico non siano ancora state soddisfatte e chiede la fine dell’occupazione notturna della sala UniMail. Il sit-in organizzato al di fuori degli orari di apertura è considerata “una situazione illegale”, ma l’uso della forza per allontanare gli studenti non è previsto in questa fase, in quanto è già in corso un dialogo, ha aggiunto Cattaneo.
Sabato il comitato scientifico istituito dal rettorato si riunirà nuovamente per discutere del ruolo dell’ateneo nel dibattito pubblico, ha precisato il portavoce. Vi parteciperanno tre rappresentanti del movimento studentesco per la Palestina.
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Uno striscione inquietante
Il rettorato continua a sentirsi a disagio per lo striscione esposto in bella mostra al centro dell’aula UniMail con il controverso slogan “Dal fiume al mare, la Palestina sarà libera”. La frase – risalente agli anni Settanta del secolo scorso – è considerata un potente e generico messaggio di liberazione, ma secondo altre interpretazioni contiene un messaggio antisemita.
Gli studenti hanno promesso di chiarire ogni ambiguità fornendo spiegazioni e contestualizzazione del messaggio tramite un codice QR posto accanto allo striscione e ai volantini.
In particolare, gli studenti pro-palestinesi chiedono all’UNIGE di porre fine alla collaborazione con le università e gli istituti di ricerca israeliani e descrivono lo Stato ebraico come un “regime colonialista e genocida”.
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