Tra tre anni la carne coltivata potrebbe arrivare in Svizzera
In un'intervista alla Neue Zürcher Zeitung, l'amministratore delegato della Bell Lorenz Wyss ha affermato che entro tre anni nella Confederazione si potranno assaggiare i primi hamburger coltivati in laboratorio.
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tvsvizzera.it/mar/Keystone-ATS
“Penso che tra circa tre anni gli hamburger di carne coltivata saranno disponibili a un prezzo ragionevole. Tuttavia, probabilmente non sarà possibile acquistare subito i prodotti nei supermercati, ma inizialmente nei ristoranti”, afferma il responsabile di quello che è il più grande gruppo elvetico attivo nella lavorazione della carne.
Per prezzo ragionevole, Lorenz Wyss evoca dieci franchi.
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L’azienda basilese alcuni anni fa aveva infatti preventivato la distribuzione di carne allevata in laboratorio al pubblico già per il 2021. Oggi si prevede invece che verosimilmente si inizierà, in una prima fase, a offrire solo singoli ingredienti da aggiungere poi ai prodotti animali “naturali”, come ad esempio il grasso.
Già nel 2018 Bell ha investito 2 milioni di euro nell’olandese Mosa Meat per sostenere la ricerca e lo sviluppo della carne coltivata. Due anni dopo ha ampliato il proprio finanziamento con altri 5 milioni nella società di Maastricht che nel 2013 aveva presentato al pubblico il primo hamburger creato in laboratorio da coltura cellulare.
L’idea di fondo è quella di produrre milioni di hamburger dalle cellule di una sola mucca, con l’obiettivo di ridurre l’impatto ambientale e le emissioni dovute all’allevamento tradizionale.
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Wyss, che lascerà il suo incarico alla fine di giugno dopo 13 anni, ribadisce il proprio impegno nei confronti dell’investimento nell’azienda dei Paesi Bassi: “Se la tecnologia funziona, sarà una vera e propria alternativa alla produzione tradizionale di carne e noi dobbiamo farne parte”.
Gli specialisti sono dell’opinione che l’allevamento tradizionale in futuro non sarà più in grado di coprire la richiesta di tutti i consumatori e a far fronte al costante aumento della domanda. Inoltre, produrre carne dalle cellule viene ritenuto molto più efficiente che allevare un animale, di cui viene mangiato solo una piccola porzione e scartato il resto. Gli ostacoli della coltivazione in vitro sono gli elevati costi di produzione e l’accettazione da parte del pubblico, che non è scontata.
Per quanto riguarda lo scetticismo che potrebbe suscitare l’idea di un filetto coltivato in laboratorio, Wyss sottolinea l’importanza di una dichiarazione trasparente in merito a tale prodotto. “Una dichiarazione chiara è importante. I consumatori devono essere al corrente che si tratta di carne coltivata. Poi ognuno è libero di scegliere se mangiarla oppure no”, ribadisce il CEO. “Lo Stato deve comunicare e informare, ma niente di più. Le persone devono giudicare loro stesse cosa sia giusto e cosa sbagliato”.
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