Rette universitarie alle stelle al Poli di Zurigo a causa dei tagli federali

Il Politecnico federale di Zurigo (ETH) si trova ad affrontare un momento cruciale, stretto tra la necessità di far fronte a importanti tagli ai finanziamenti pubblici e la volontà di non compromettere il proprio modello formativo di successo, basato sull’accessibilità e sull’eccellenza accademica. E la politica americana non aiuta.
Durante la conferenza stampa annuale dell’ateneoCollegamento esterno il rettore Günther Dissertori ha lanciato un monito chiaro: “Sinora in Svizzera abbiamo considerato gli studenti come un buon investimento per il futuro e non come una fonte d’entrata”.
Le parole arrivano in un momento delicato, dopo che la Confederazione ha annunciato misure di contenimento della spesa che dal 2027 comporteranno una riduzione di 78 milioni di franchi destinati ai due politecnici federali, di Losanna e Zurigo.
Una parte delle risorse mancanti, ha spiegato il fisico italiano Günther Dissertori ai microfoni dei colleghi della RSI, dovrà essere recuperata attraverso l’aumento delle rette universitarie, che coinvolgerà non solo gli studenti provenienti dall’estero, ma questa volta anche i domiciliati in Svizzera.
Le proiezioni del Consiglio del politecnico stimano che le tasse per gli studenti elvetici raddoppieranno (circa 1’460 franchi a semestre), mentre quelle per chi proviene da Paesi extra-UE saranno sette volte più alte rispetto a oggi (circa 5’110 franchi a semestre).
Nella seduta del 29 gennaio 2025, il Consiglio federale ha adottato l’avamprogetto sulle misure di sgravio applicabili dal 2027Collegamento esterno: il bilancio della Confederazione dovrà essere riportato in equilibrio per rispettare il freno all’indebitamento. Per farlo, il Consiglio federale prevede risparmi per 2,7 miliardi di franchi nel 2027 e 3,6 miliardi nel 2028, ripartiti su 59 misure di cui oltre la metà (36) richiede modifiche legislative. La consultazione si concluderà il 5 maggio 2025.
“È comprensibile che gli studenti stranieri debbano contribuire in misura maggiore agli studi. Tuttavia, tasse più che raddoppiate per gli studenti svizzeri rappresenterebbero un cambio di paradigma”, ha sottolineato il rettore, evidenziando come una simile svolta potrebbe minare l’attrattività dell’ateneo, senza apportare benefici finanziari sostanziali, dato che attualmente le rette costituiscono meno del 2% del bilancio complessivo.
Contributo federale
In Svizzera le università sono cantonali, sebbene il 45% dei loro budget sono comunque finanziati dalla ConfederazioneCollegamento esterno (4,3 miliardi di franchi bel 2023). Solo i due politecnici di Losanna e Zurigo appartengono alla Confederazione. Nel 2023, il Politecnico di Zurigo ha ricevuto un contributo federale di circa 1,37 miliardi di franchi svizzeri, destinato a finanziare le sue attività didattiche e di ricerca su un budget totale di 1,92 miliardi di franchi.
Per il periodo 2025–2028, la Confederazione aveva previsto un finanziamento complessivo di 11,166 miliardi di franchi per i due Politecnici. Ma con i tagli previsti questo contributo quadro potrebbe diminuire drasticamente.
Confronto internazionale
Se ci si mette nei panni di uno studente straniero – soprattutto se proveniente da un Paese extra-UE – l’idea di dover pagare in futuro circa 5’100 franchi a semestre per studiare in una delle università più prestigiose al mondo potrebbe non sembrare affatto esagerata. In molti sistemi universitari internazionali, infatti, il costo delle rette è strettamente legato alla reputazione accademica dell’istituzione. Un criterio di valutazione facilmente riscontrabile consultando, ad esempio, il ranking globaleCollegamento esterno stilato annualmente da Quacquarelli Symonds.
In Svizzera però – come del resto in gran parte dell’Europa continentale – non esiste una correlazione diretta tra costo degli studi e prestigio accademico. Il Politecnico federale di Zurigo, fiore all’occhiello del panorama universitario elvetico, occupa attualmente il settimo posto nella classifica mondiale ed è la prima università in assoluto dell’Europa continentale.
Eppure, le sue tasse semestrali sono oggi ferme a 730 franchi. Per confronto, gli atenei che lo precedono – tutti britannici o statunitensi – applicano rette che partono da un minimo di 30’000 franchi (Oxford e Cambridge) fino ad arrivare ai quasi 70’000 franchi annui richiesti dal MIT di Boston, leader della classifica.
Triplicazione delle tasse per gli studenti stranieri dal 2025
Siamo però al secondo aumento annunciato delle rette dei politecnici nel breve volgere di pochi anni. I due Politecnici federali si preparano infatti a introdurre un aumento delle tasse universitarie per gli studenti internazionali. A partire dal semestre autunnale del 2025, la retta passerà dagli attuali 730 franchi a 2’190 franchi a semestre, segnando un triplicamento rispetto alla situazione attuale.
Il Consiglio dei politecnici federali ha confermato la decisione nel dicembre 2024, sebbene in marzo aveva temporaneamente considerato di fare marcia indietro, preoccupato di poter compromettere l’attrattiva internazionale dei due atenei.
Questo primo adeguamento delle tasse si inserisce nel più ampio piano di risparmio deciso a livello federale, che prevede tra l’altro una riduzione dei fondi pubblici destinati ai politecnici. Il contributo maggiorato richiesto agli studenti internazionali è dunque stato presentato come un “gesto necessario” per mantenere l’eccellenza dell’offerta formativa.
Attualmente frequentano il politecnico quasi 26’000 studenti (di cui quasi 5’000 dottorandi): gli studenti stranieri rappresentano circa il 40% della popolazione studentesca e provengono da oltre 120 Paesi.
Indipendenza accademica sotto pressione dagli Stati Uniti
Alla preoccupazione per i tagli interni si aggiungono tensioni a livello internazionale. Il presidente dell’ETH, Joël Mesot, ha espresso inquietudine per le recenti misure adottate negli Stati Uniti, dove alcune universitàCollegamento esterno sono state oggetto di interventi politici da parte dell’amministrazione del presidente Donald Trump. “Siamo preoccupati per quanto sta accadendo negli Stati Uniti”, ha detto Mesot, “gli Stati Uniti sono un campione nell’insegnamento e nella ricerca in molti settori. Se ci sono problemi lì, alla fine si ripercuotono su tutti”.
Negli ultimi mesi, il Politecnico zurighese ha ricevuto un numero crescente di candidature da parte di ricercatori statunitensi, in cerca di condizioni di lavoro più stabili e rispettose dell’autonomia scientifica. Un fenomeno confermato anche dal Politecnico federale di Losanna, che ha registrato numerose candidature da parte di scienziate e scienziati statunitensi, alcuni dei quali hanno esplicitamente citato le pressioni politiche come motivazione per il trasferimento.

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In questo contesto si inserisce anche l’episodio del questionario ricevuto dall’ETH da parte di autorità statunitensi, nel quale si chiedeva di chiarire in che misura un progetto finanziato con fondi americani rispettasse le politiche dell’amministrazione Trump in materia di diversità, equità e inclusione. L’ETH ha scelto di non compilare il modulo, ritenendolo non pertinente rispetto al progetto scientifico, e ha dichiarato che simili richieste “non rientrano nelle pratiche standard”.
Le conseguenze di questa presa di posizione sono ancora incerte, ma il gesto ribadisce la volontà dell’ateneo di preservare la propria indipendenza accademica. Al momento, sono 14 i progetti finanziati con fondi USA presso il Politecnico di Zurigo.
Un modello da difendere
Il Politecnico federale di Zurigo si trova dunque a difendere un modello basato sull’apertura, sull’equità e sull’eccellenza, attirando talenti da tutto il mondo senza che le possibilità economiche rappresentino una barriera.
“Desideriamo attrarre gli studenti migliori e più motivati dalla Svizzera e dall’estero, e non soltanto coloro che possono permetterselo e che, pagando tasse elevate, si aspettano che tutto sia loro dovuto”, ha concluso Dissertori.

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