Gli inquirenti favorevoli a un sistema premiale per i collaboratori pentiti di mafia le cui dichiarazioni possono incastrare le organizzazioni criminali. Ma la politica ha già rigettato sei anni fa la proposta.
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tvsvizzera.it/spal con Keystone-ATS
Il procuratore federale Stefan Blättler propone pene attenuate per i collaboratori di giustizia per contrastare le organizzazioni mafiose presenti anche sul territorio elvetico.
L’inquirente federale è tornato a parlare del fenomeno mafioso, le cui propaggini, come emerge anche dalla cronaca, non risparmiano la Confederazione.
Un sistema premiale
L’idea di Blättler è di introdurre un sistema premiale per i collaboratori di giustizia, le cui dichiarazioni possono essere utili nell’ambito delle indagini contro le potenti organizzazioni malavitose internazionali.
In Italia, ha sottolineato, un programma di clemenza per gli ex appartenenti alle cosche ha dato ottimi risultati, come dimostra la condanna della “cupola” di Cosa Nostra al maxiprocesso tenutosi negli anni ’90. Anche la lotta contro il terrorismo aveva, però, beneficiato del pentitismo nel decennio antecedente.
Il procuratore federale vuole ridiscutere un programma di clemenza svizzero. Dato che i membri della mafia hanno sempre più spesso il passaporto svizzero, ha precisato in un’intervista concessa alle testate del gruppo editoriale Tamedia, “dobbiamo stare attenti qui a casa nostra”. La Svizzera, ha aggiunto, non può delegare la responsabilità delle indagini all’Italia. Deve fare la sua parte.
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Naturalmente si pone anche un problema etico. Spesso chi fornisce testimonianze chiave si è a sua volta macchiato di reati, anche gravi e per questo motivo non c’è possibilità di assoluzione. Una mitigazione della pena per questi individui è moralmente sgradevole ed esiste il concreto pericolo che le loro dichiarazioni siano strumentali e non attendibili, con il conseguente rischio di errori giudiziari.
Secondo il responsabile del Ministero pubblico della Confederazione (MPC), però, la Svizzera ha una scelta: o non fa nulla o fa concessioni che possono inficiare in una certa misura l’equità e il senso di giustizia per fini comunque condivisibili.
Del resto, non si tratta di una richiesta del tutto nuova. Anche il suo discusso predecessore, il procuratore generale Michael Lauber aveva espresso convincimenti analoghi. E anche se le Camere federali hanno rigettato in una precedente occasione il progetto di un sistema premiale per i pentiti, “era il 2017, ora siamo nel 2023”, ha sottolineato Blättler.
Il procuratore generale, che ha fatto della lotta alle organizzazioni mafiose la priorità della sua azione, ha avuto modo di dire recentemente che “dobbiamo non solo combattere le organizzazioni che vengono a investire in Svizzera e che praticano azioni illegali, ma anche quelle che usano la Svizzera come piattaforma per commettere reati all’estero”.
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