Falcone e i suoi rapporti con la Svizzera
L'arresto di Oliviero Tognoli e l'inquietante episodio dell'Addaura sono due momenti in cui il giudice antimafia ha incrociato la Svizzera. Ma non sono i soli.
In Svizzera – e in particolare in Canton Ticino che dista poche decine di chilometri dal centro di Milano – si sono spesso concentrate le attenzioni di Giovanni Falcone, il celebre giudice antimafia di cui negli scorsi giorni è stato ricordato il trentennale della sua uccisione da parte di Cosa Nostra.
Il 23 maggio del 1992 l’auto in cui viaggiava il magistrato venne investita dall’esplosione provocata da 1’000 chili di tritolo piazzati in un cunicolo sotto l’autostrada a Capaci (Palermo). Ad azionare con un telecomando il detonatore, è ormai storia, fu il boss Giovanni Brusca. Insieme a Giovanni Falcone morirono la moglie Francesca Morvillo e tre uomini della scorta che occupavano la Fiat Croma che precedeva quella di Falcone.
Numerose sono state le trasferte a Lugano del giudice palermitano, in particolare in merito all’inchiesta internazionale denominata Pizza Connection che ha messo in luce un vasto traffico di stupefacenti orchestrato dalla Mafia tra Stati Uniti e Sicilia e che aveva propaggini finanziarie nella Confederazione.
Un’indagine che è stata integrata nel famoso Maxiprocesso di Palermo, ma che ha conosciuto anche ulteriori filoni di inchiesta che si sono concretizzati in procedimenti a Roma e Lugano.
In proposito spicca la figura dell’imprenditore bresciano Oliviero Tognoli, sfuggito in circostante non del tutto chiare all’arresto nell’aprile 1984 ma che si è poi costituito all’aeroporto di Lugano-Agno quattro anni dopo.
Ma c’è di più. La continua collaborazione con i magistrati elvetici non sembra affatto estranea all’inquietante episodio dell’Addaura. l villa della località balneare dove gli inquirenti svizzeri, tra cui la procuratrice Carla del Ponte e il giudice istruttore Claudio Lehmann, avrebbero dovuto trascorrere una giornata con Giovanni Falcone, venne rinvenuto dell’esplosivo.
Tra i moventi del delitto tentato indicati nella sentenza del 2000, in cui è culminato il relativo procedimento, viene indicata l’eliminazione, oltre di Giovanni Falcone, della delegazione svizzera la cui cooperazione con i giudici italiani ostacolava l’attività di riciclaggio dei loro proventi criminosi.
Ad accompagnare Giovanni Falcone nei suoi ricorrenti viaggi in riva al Ceresio c’era spesso Giuseppe Ayala, che è stato pubblico ministero al maxiprocesso.
Il Quotidiano della Radiotelevisione svizzera RSI lo ha incontrato per ricostruire le indagini sulle connessioni finanziarie di Cosa Nostra in Svizzera cui ha partecipato e per rievocare i suoi rapporti con Giovanni Falcone.
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