Una delle più grandi operazioni contro la 'ndrangheta mai organizzate a livello internazionale ha portato all'arresto di decine di persone in Belgio, Italia e diversi altri Paesi in Europa ma non solo.
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tvsvizzera.it/mrj con agenzie
Decine di perquisizioni e di arresti sono stati effettuati mercoledì mattina in diversi Paesi europei (Belgio e Italia in primis) nell’ambito dell’operazione europea “Eureka” contro la ‘ndrangheta, condotta su larga scala. Lo ha fatto sapere la procura federale belga, evidenziando che il blitz ha preso di mira “oltre un centinaio di sospetti membri della mafia calabrese”.
Quella che è stata una delle più grandi operazioni di questo tipo, viene riferito, è stata organizzata nell’ambito di “un caso aperto dalla procura federale belga”, in collaborazione con la polizia giudiziaria belga e le agenzie europee Europol ed Eurojust. Stando a quanto comunicato dalle autorità tedesche, mercoledì sono state condotte operazioni anche in Germania, Francia, Italia, Portogallo, Spagna, Slovenia, Romania, Argentina, Brasile, Panama e Australia.
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Eureka ha anche portato all’arresto di decine i persone (di cui oltre 100 in Italia). Le accuse, ha fatto sapere il presidente della regione Calabria Roberto Occhiuto, “vanno dall’associazione mafiosa al concorso esterno e traffico internazionale di droga, al traffico di armi al riciclaggio, al favoreggiamento, al trasferimento fraudolento e procurata inosservanza di pena”. “È quanto mai necessario – ha detto – che lo Stato prosegua con questa determinazione l’azione che sta dispiegando contro le mafie e non arretri di un millimetro di fronte alla criminalità organizzata, tanto nel nostro territorio quanto nel resto del Paese. La Calabria schifa la ‘ndrangheta e coloro che con i propri comportamenti illeciti tentano di infangare l’immagine della nostra splendida Regione”.
L’inchiesta è partita nel 2019 da una pizzeria belga, utilizzata per riciclare il denaro ricavato dal narcotraffico (tonnellate di cocaina proveniente in gran parte da Brasile, Colombia e Ecuador). In poco tempo le indagini hanno rivelato una vasta rete di ristoranti e bar usati a questo scopo. Un sistema collaudato dietro al quale ci sarebbero le cosche calabresi di San Luca. Tra i beni sequestrati vi sono diversi milioni di euro, armi e almeno 3 tonnellate di cocaina.
La Svizzera, pur essendo a conoscenza dell’operazione, non vi ha partecipato, secondo quanto fatto sapere dal Ministero pubblico della Confederazione.
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