In Italia stretta sulle intercettazioni telefoniche
Alla Camera dei deputati è andata in scena la relazione del ministro Carlo Nordio sullo stato della giustizia e il clima si è immediatamente accesso. Soprattutto quando il Guardasigilli è tornato sul tema delle intercettazioni ed è andato all'attacco dei pm antimafia, invitando il Parlamento a non farsi dettare la linea da loro.
Nordio ha assicurato che non saranno toccate dalla riforma le intercettazioni di mafia e terrorismo. Poi è tornato su quello che considera il cuore del problema: gli "abusi e gli errori delle intercettazioni "su cui bisogna intervenire "radicalmente". Altrimenti "cadremo veramente in una sorta di democrazia dimezzata", perché "la segretezza delle informazioni è l'altra faccia della nostra libertà".
L'indice è puntato sulle intercettazioni giudiziarie, che per i vari passaggi previsti dalla legge "finiscono per essere a conoscenza di decine di persone. L'abuso è in questo mare magnum", che fa finire sui giornali "notizie che diffamano e vulnerano l'onore di privati cittadini".
Il ministro ha ricoradato che "l'articolo 15 della Costituzione dice chiaro e tondo che la segretezza delle comunicazioni è inviolabile e può essere eccezionalmente limitata". Una regola però ribaltata dalla prassi di "lasciare pubblicare tutto", anche attraverso i brogliacci della polizia giudiziaria, "molto spesso inaffidabili" anche se "non per attiveria e malafede di chi li trascrive".
Poi l'affondo ai pm, con l'invito al Parlamento a reagire: Nordio ha affermato di non stupirsi delle posizioni "ferocemente negative" espresse dai procuratori ," perché ognuno di noi vede la realtà attraverso la lente dei propri pregiudizi". L'Italia però, ha avvertito, "non è fatta di pubblici ministeri e questo Parlamento non deve essere supino e acquiescente a quelle che sono le associazioni dei pm".
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