Keller-Sutter a Roma per curare gli ottimi rapporti con l’Italia

La presidente della Confederazione Karin Keller-Sutter lunedì ha incontrato a Roma il presidente italiano Sergio Mattarella. Durante l’incontro è stato discusso l’ulteriore approfondimento delle relazioni bilaterali, tra l’altro nei settori dell’energia e delle infrastrutture.
La presidente della Confederazione Karin Keller-Sutter e il presidente della Repubblica Sergio Mattarella – si legge in una nota del Governo elvetico – “hanno evidenziato le strette e variegate relazioni tra i due Paesi nonché la dinamica positiva dei contatti, a cui ha contribuito in particolare anche la visita di Stato in Svizzera del presidente italiano nel 2022”.
Come cita la nota, l’ultima visita di Stato di un presidente italiano in Svizzera è stata proprio quella di Sergio Mattarella, avvenuta nel novembre del 2022, quando il presidente della Repubblica visitò tra l’altro il Politecnico federale di Zurigo. Prima di lui fu la volta di Giorgio Napolitano nel maggio 2014 a Lugano.
Per quanto riguarda le infrastrutture, la cooperazione resta intensa, con progetti strategici che coinvolgono entrambi i Paesi. Tra questi spiccano le trasversali ferroviarie alpine di base (San Gottardo, Ceneri e Loetschberg) e il Terzo Valico dei Giovi, la cui inaugurazione è prevista per il 2027. Tutte queste opere si inseriscono nella grande direttrice europea Reno-Alpi, che collega Genova a Rotterdam, rendendo il corridoio sempre più efficiente per il trasporto merci e passeggeri.
Parlando di energia, è recente l’accordo tra Svizzera, Italia e Germania che prevede la possibilità, per la Confederazione, di accedere alle risorse energetiche dei due Paesi confinanti in caso di necessità. L’intesa si attiverebbe solo in situazioni di grave carenza di gas e dopo l’esaurimento di tutte le misure interne volte a contenere i consumi. Si tratta di un meccanismo di solidarietà pensato per garantire la sicurezza dell’approvvigionamento energetico anche in caso di crisi.
Buoni rapporti
Dopo anni segnati da tensioni fiscali e dispute politiche, i rapporti tra Italia e Svizzera sono oggi nel complesso positivi, contraddistinti da intensi rapporti economici, politici, sociali e culturali, da una lingua comune e da frequenti visite a tutti i livelli. Le relazioni bilaterali tra la Svizzera e l’Italia si basano su un complesso corpus di trattatiCollegamento esterno. Permangono però alcune divergenze su questioni come il sistema bancario, la gestione delle persone migrani e il commercio nelle aree di confine.
La Svizzera e l’Italia intrattengono relazioni diplomatiche sin dalla costituzione dello Stato italiano, nel 1861. Nel 2011, insieme al 150esimo Anniversario dell’Unità d’Italia, si sono celebrati anche i 150 anni di relazioni bilaterali tra i due Paesi. Nel 1957 il Consiglio federale ha trasformato in ambasciata la legazione svizzera presente a Roma dal 1871. L’attuale ambasciatore svizzero a Roma è il ticinese Roberto Balzaretti.
Le storiche rivalità, soprattutto nelle zone frontaliere, e le vecchie tensioni legate all’immigrazione italiana in Svizzera appartengono ormai al passato. Anche i contrasti più recenti, legati a iniziative italiane per il rientro dei capitali nascosti all’estero, si sono attenuati grazie ai nuovi standard internazionali.
Un punto di svolta è stato l’adeguamento della Svizzera alle direttive OCSE sulla trasparenza fiscale, che ha portato all’abolizione del segreto bancario per i non residenti e facilitato la firma dell’accordo sulla doppia imposizione.
Nel 2023, dopo anni di discussioni, l’Italia ha ratificato il nuovo accordo fiscale sui frontalieri, promosso dalla Svizzera, e ha rimosso la Confederazione dalla propria lista nera dei paradisi fiscali per le persone fisiche.
>>Il nostro dossier su tutte le conseguenze del nuovo accordo fiscale:

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Le conseguenze del nuovo accordo sui frontalieri
Dal punto di vista economico, i legami restano stretti: l’Italia è il terzo Paese da cui la Svizzera importa beni e servizi, e quarta destinazione dei prodotti elvetici. Tra i due Paesi c’è uno scambio commerciale di quasi un miliardo di franchi a settimana. Circa il 40% di questi scambi si concentra nelle zone di confine. Ogni giorno inoltre sono circa 90’000 le persone che vengono a lavorare in Svizzera come frontaliere.
Sul piano umano e sociale, la presenza reciproca è significativa: in Svizzera vivono circa 347’000 italiani (esclusi i doppi cittadini), che costituiscono la principale comunità straniera, mentre in Italia risiedono circa 52’000 svizzeri.
Nonostante questo contesto generalmente favorevole, non mancano potenziali criticità che potrebbero emergere in futuro e meritano attenzione. Eccone alcune:
Accesso ai servizi finanziari, una questione ancora aperta
Il tema della reciprocità nel mercato dei servizi finanziari è sentito quasi esclusivamente in Svizzera. Di tanto in tanto, politici ed esperti del settore lo riportano all’attenzione pubblica. In sostanza, le banche e i consulenti finanziari svizzeri non possono operare liberamente in Italia, nonostante la questione fosse stata inserita nella “roadmap” firmata nel 2015 dai ministri delle finanze dei due Paesi, Eveline Widmer-Schlumpf e Pier Carlo Padoan.
Oggi, per poter lavorare in Italia, i consulenti svizzeri devono appoggiarsi a una filiale bancaria fisicamente presente sul territorio italiano, soggetta a tutte le leggi fiscali italiane. Questo requisito rappresenta un ostacolo enorme, soprattutto per le piccole e medie banche del Canton Ticino, che non hanno le risorse per aprire succursali oltre confine.
>>Cosa significa la mancata autorizzazione per le banche svizzere non poter operare in Italia:

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Mercati finanziari, accordo Berna-Roma ma le banche elvetiche restano penalizzate
Il problema è legato a un’interpretazione molto rigida da parte del Ministero italiano dell’Economia (MEF) delle regole europee che disciplinano l’accesso ai servizi finanziari da parte di operatori esteri. In Svizzera si ritiene che questa lettura sia particolarmente svantaggiosa per le banche elvetiche.
Per ora, quindi, la questione resta aperta. Resta da vedere se, in futuro, la Svizzera riuscirà a ottenere condizioni più favorevoli.
Sospensione dell’accordo di Dublino
Uno dei temi discussi nei recenti incontri tra Italia e Svizzera, incluso quello di inizio maggio 2024 a Roma tra Giorgia Meloni e l’allora presidente svizzera Viola Amherd, riguarda la sospensione da parte dell’Italia dell’accordo di Dublino, che regola il trasferimento dei richiedenti asilo verso il primo Paese europeo in cui hanno fatto domanda.
A partire da dicembre 2022, l’Italia ha infatti smesso di accettare i trasferimenti di richiedenti asilo da altri Paesi, a causa dell’aumento degli sbarchi sulle proprie coste. Finora non è stata comunicata una data per la ripresa di questi trasferimenti. Ancora recentemente l’atteggiamento dell’Italia è stato severamente criticato in Svizzera:

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“L’Italia ci prende per idioti”
Va però precisato che l’Italia continua a rispettare un altro accordo bilaterale con la Svizzera: quello sulla riammissione delle persone che, provenienti dall’Italia, si trovano illegalmente nella Confederazione senza aver richiesto asilo. Questo tipo di respingimento, che avviene con una media di 10-30 persone al giorno, è attualmente più rilevante in termini numerici rispetto ai trasferimenti previsti dal regolamento di Dublino.
Guerra della spesa
Senza una vera dichiarazione di conflitto, Italia e Svizzera si stanno contendendo la clientela nelle zone di confine, adottando misure fiscali per rendere più attraenti gli acquisti nei rispettivi Paesi.
Da febbraio, il Parlamento italiano ha abbassato da 154,94 a 70 euro la soglia minima per ottenere il rimborso dell’IVA sugli acquisti effettuati in Italia da chi risiede all’estero (la cosiddetta tax free).
>>Ecco la guerra dell’IVA:

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Una franchigia IVA più bassa dall’anno prossimo per frenare il turismo della spesa
In risposta, la Svizzera ha ridotto dal gennaio del 2025 da 300 a 150 franchi la quota di esenzione dall’IVA per le merci acquistate oltreconfine, nel tentativo di frenare il cosiddetto “turismo degli acquisti”.
Tuttavia, non tutti credono che la misura svizzera sarà efficace. La differenza tra le aliquote IVA nei due Paesi — 22% in Italia contro 8,1% in Svizzera — continua infatti a rendere lo shopping italiano più vantaggioso per molti consumatori elvetici.

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