Ignazio Cassis chiede l’aiuto della Cina nei colloqui di pace in Ucraina
Cassis, quando in una conferenza stampa a Pechino gli è stato chiesto se la Cina avesse risposto all'invito al vertice, ha detto: "È una conferenza di altissimo livello, non possiamo aspettarci una risposta immediata".
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Il "ministro" degli Esteri svizzero Ignazio Cassis ha dichiarato mercoledì di sperare che la Cina "ci dia una mano" nei colloqui di pace in Ucraina, dopo che il mese scorso la Svizzera ha accettato di ospitare un vertice di pace globale.
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tvsvizzera.it/mrj con Keystone-ATS
Il Consigliere federale Ignazio Cassis ha dichiarato mercoledì che Cina e India si sono dichiarate disponibili a contribuire alla conferenza sulla pace in Ucraina che la Svizzera sta organizzando. Inoltre, sul fronte degli accordi di libero scambio con questi due Paesi, le cose potrebbero migliorare nel prossimo anno. Cassis si trova in Asia in missione diplomatica. Nell’ambito di questo viaggio il capo del DFAE ha visitato, oltre a Cina e India, anche la Corea del Sud e giovedì è atteso nelle Filippine, ultima tappa.
La Cina ha “preso nota” dell’invito della Svizzera al vertice sulla pace in Ucraina e si è detta pronta a “dare una mano”, ha dichiarato il capo del Dipartimento federale degli affari esteri (DFAE) in una conferenza stampa a Pechino.
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Secondo Cassis, anche l’India è “aperta” al progetto svizzero. Pur essendo consapevole che la strada da percorrere è difficile e incerta, l’influente membro del gruppo BRICS+ concorda sul fatto che da qualche parte bisogna pur cominciare. Anche se non c’è tempo da perdere, vista la continua distruzione in Ucraina, è troppo presto per annunciare dove e quando si terrà l’evento, ha detto Cassis.
“La Cina ci ha detto molto chiaramente che il suo obiettivo è quello di porre fine a questa guerra. Quello che mi interessa è beneficiare del sostegno di Pechino nella ricerca di una soluzione, sapendo che questo Paese mantiene buone relazioni con la Russia”, ha aggiunto il ticinese. Ricordiamo che Mosca ha però ripetutamente respinto l’idea di un vertice di pace organizzato dalla Svizzera, che non considera più come un mediatore neutrale.
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Durante i due giorni trascorsi in Cina, Ignazio Cassis ha discusso anche un’ampia gamma di questioni bilaterali, tra cui i legami economici, i visti e i diritti umani. In particolare, ha sottolineato il “successo” della visita del premier Li Qiang a Berna in gennaio. Per quanto riguarda la modernizzazione dell’accordo di libero scambio concluso 10 anni fa con il Regno di Mezzo, Cassis ha detto di poter “immaginare” che il 75° anniversario delle relazioni bilaterali tra Berna e Pechino, che si celebrerà l’anno prossimo, “potrebbe essere una buona data per rilanciare nuovi negoziati”.
Cassis ha inoltre ringraziato il suo omologo per la decisione cinese di abolire, nel prossimo futuro, i visti per i cittadini svizzeri che desiderano visitare il Paese. A questo proposito, ha ricordato che la Confederazione ha concesso un “piccolo ma graditissimo segno”, che consiste nel facilitare la concessione dei visti ai dipendenti delle aziende cinesi che operano in Svizzera.
Rispetto dei diritti umani
Per quanto riguarda la delicata questione dei diritti umani in Cina, che ogni Paese occidentale deve affrontare durante le visite a Pechino, Cassis ha assicurato di averne discusso a lungo con il suo omologo. Questi diritti e il rispetto delle minoranze sono questioni su cui la Cina intende “fare passi avanti”, ha detto.
La Società per i popoli minacciati ha dal canto suo criticato l’intensificazione delle relazioni tra i due Paesi nonostante il “massiccio e sempre più flagrante deterioramento” dei diritti umani in Cina. L’ONG svizzera condanna la repressione subita in particolare dalle minoranze tibetane e uigure. “Le preoccupazioni economiche non devono più avere la precedenza sui diritti umani”, secondo l’ONG.
Progressi economici in vista con l’India
Per quanto riguarda Nuova Delhi, secondo Cassis ci sono “buone probabilità” che l’accordo di libero scambio con l’Associazione europea di libero scambio (EFTA) venga firmato prima delle elezioni politiche di aprile. I quattro Stati membri dell’associazione, di cui fa parte anche la Svizzera, stanno lavorando al progetto da 16 anni.
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