La Svizzera deve ridurre le emissioni entro il 2030.
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Si torna a discutere della Legge sul CO2 in Parlamento, due anni dopo che la popolazione l'ha respinta alle urne.
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Due anni dopo la bocciatura da parte della popolazione svizzera, la revisione della Legge sul CO2 torna per la prima volta in Parlamento. La Svizzera ha bisogno di una nuova politica climatica per gli anni 2025-2030 e lunedì il Consiglio degli Stati (la Camera alta del Parlamento elvetico) ha approvato tacitamente la nuova legge sul CO2, che non prevede nuove tasse. Il suo obiettivo è applicare quanto prevede l’Accordo sul clima di Parigi. Il progetto è sostenuto dalla maggioranza, ma non mancano i punti controversi.
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“È la prima tappa, dopo il sì alla legge sulla protezione del clima, verso il raggiungimento della neutralità climatica”, ha dichiarato il consigliere federale Albert Rösti, capo del Dipartimento federale dell’ambiente, dei trasporti, dell’energia e delle comunicazioni (DATEC).
Entro il 2030 sono previsti investimenti per oltre 4 miliardi di franchi, dei quali quasi il 75% è destinato al risanamento degli edifici. Nel settore dei trasporti aerei si dovrà aggiungere carburante rinnovabile al cherosene importato in Svizzera, mentre 800 milioni dovranno servire per mettere a disposizione di chi deciderà di guidare un’auto elettrica un numero sufficiente di stazioni di ricarica. Con la revisione della legge inoltre dovranno essere importati autoveicoli nuovi più efficienti, in linea con le regole dell’UE.
Quest’ultimo punto – ma non solo – ha fatto discutere, come pure la domanda in che misura dev’essere possibile compensare le emissioni di CO2 all’estero. Per il consigliere agli stati lucernese Damien Müller, “Le riduzioni devono avvenire prioritariamente con misure in Svizzera, ma devono poter essere fissate dal Consiglio federale per ordinanza in modo da garantire una certa flessibilità”.
La sua proposta è stata accolta per pochi voti, poiché i e le rappresentanti del Centro e della sinistra volevano fissare al 75% le riduzioni in Svizzera: “Le misure previste da questa legge sono troppo poco ambiziose, tra il 2025 e il 2030 oltre la metà delle riduzioni di gas serra avverrà acquistando certificati per progetti all’estero”, ha detto la rappresentante ginevrina dei Verdi Lisa Mazzone.
Il confronto tra chi, dopo la votazione del 2021, non vuole caricare troppo la legge, e chi teme un eccessivo indebolimento si sposta ora al Nazionale.
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