Un registro nazionale per combattere gli abusi nella Chiesa cattolica

La Chiesa cattolica svizzera si prepara a compiere un passo decisivo nella lotta contro gli abusi: l’introduzione di un registro nazionale dei sacerdoti e la creazione di un tribunale penale ecclesiastico. A guidare questa svolta è Charles Morerod, presidente della Conferenza dei vescovi svizzeri.
Il vescovo di Losanna, Ginevra e Friburgo ha indicato queste due misure come prioritarie per affrontare una crisi che, nonostante anni di denunce e rapporti, continua a minare la credibilità dell’istituzione.
Un sistema frammentato che ha favorito gli abusi
In un’intervista alla Neue Zürcher ZeitungCollegamento esterno, Morerod ha denunciato la mancanza di comunicazione strutturata tra le diverse entità ecclesiastiche: diocesi, parrocchie, ordini religiosi. Una frammentazione che ha permesso a sacerdoti già sanzionati in altri Paesi di continuare a esercitare il ministero in Svizzera, spesso a contatto con minori.
Un caso emblematico è quello di un sacerdote attivo a Saint-Maurice, già oggetto di provvedimenti disciplinari in Germania e Austria, che ha potuto celebrare una prima comunione in Svizzera senza che la diocesi ne fosse informata. La parrocchia lo aveva assunto senza consultare le autorità ecclesiastiche superiori. Un episodio che, secondo Morerod, riflette un problema sistemico: “La comunicazione tra le strutture ecclesiastiche è spesso lasciata all’iniziativa dei singoli, senza procedure standardizzate”.
Una cultura che protegge gli autori degli abusi
Le parole del vescovo trovano conferma nei dati. Uno studio dell’Università di Friburgo ha evidenziato come, all’interno della Chiesa, persista una cultura che tende a proteggere gli autori degli abusi più che le vittime. Le direttive della CVS, ammette lo stesso Morerod, non erano sufficientemente conosciute o applicate, nemmeno da alcuni membri della conferenza episcopale. È il caso dell’abbazia di Saint-Maurice, dove le linee guida non sono state rispettate.
Un registro digitale con codice QR
Per porre rimedio a questa situazione, Morerod propone di adottare un sistema già operativo in FranciaCollegamento esterno: un registro digitale nazionale che consenta di verificare in tempo reale l’idoneità di un sacerdote a esercitare il ministero. In Francia, ogni sacerdote dispone di una tessera di identificazione, chiamata celebret, dotata di un codice QR. Scansionandolo con uno smartphone, è possibile accedere a un database aggiornato che indica se il sacerdote è autorizzato a celebrare i sacramenti, se è legato a una diocesi o comunità religiosa, e se esistono restrizioni o accuse a suo carico, in particolare quelle relative al contatto con minori.

Il sistema, introdotto dalla Conférence des évêques de France (CEFCollegamento esterno) nel 2022, coinvolge oltre 13’000 sacerdoti e 3’000 diaconi permanenti. Le informazioni sono aggiornate in tempo reale dalle diocesi e dagli ordini religiosi. “Un tale registro è esattamente il mio obiettivo”, ha dichiarato Morerod alla NZZ.
Progetto pilota già avviato
In Svizzera, il progetto è già in fase di sperimentazione proprio nella diocesi di Losanna, Ginevra e Friburgo. Morerod sta lavorando per estendere l’iniziativa a livello nazionale, ma riconosce che la scarsa conoscenza del modello francese nella Svizzera tedesca rappresenta un ostacolo. Nonostante ciò, si dice ottimista: “Il processo è stato avviato”.
Il sistema mira a impedire che sacerdoti sospesi o sotto inchiesta possano trasferirsi da una diocesi all’altra senza controllo. Un meccanismo di trasparenza e prevenzione, che potrebbe diventare uno strumento chiave nella lotta agli abusi.
Un Tribunale ecclesiastico per la Svizzera
Accanto al registro, la CVS ha approvato nel marzo 2024 gli statuti per la creazione di un tribunale penale ecclesiastico nazionale, ispirato anch’esso al modello franceseCollegamento esterno operativo dal 2022. Il nuovo organo, attualmente in attesa dell’approvazione da parte del Vaticano, avrà il compito di gestire i procedimenti canonici relativi agli abusi.
L’obiettivo non è quello di sostituire la giustizia civile, ma di agire in modo complementare. Ogni sospetto di abuso continuerà a essere segnalato alle autorità statali, che condurranno le proprie indagini. Il tribunale ecclesiastico potrà invece avviare procedimenti interni per applicare sanzioni canoniche, come la sospensione dall’incarico o il divieto di esercitare il ministero, anche nei casi in cui il reato sia prescritto secondo la legge civile.
I limiti di un simile tribunale
Non mancano però le criticità. I giudici del nuovo tribunale saranno nominati direttamente dalla Conferenza episcopale, e il presidente dovrà prestare giuramento di fedeltà al presidente della CVS. Una struttura che, come riconosce lo stesso Morerod, non garantisce una netta separazione tra potere esecutivo e giudiziario, riflettendo i limiti dell’attuale diritto canonico.
Inoltre, i casi più gravi – come la dimissione dallo stato clericale o gli abusi su minori – resteranno di competenza del Dicastero per la Dottrina della Fede Collegamento esternoa Roma. Tuttavia, il Vaticano potrà delegare l’istruttoria al tribunale svizzero, che avrà il potere di emettere sanzioni valide su tutto il territorio nazionale.
Un passo verso la responsabilità
La creazione del tribunale e del registro rappresenta una risposta concreta alle richieste di riforma emerse con forza negli ultimi anni. Lo studio pilotaCollegamento esterno dell’Università di Zurigo, pubblicato nel 2023, ha documentato oltre 1’000 casi di abusi nella Chiesa svizzera dal 1950. Un bilancio drammatico, che ha spinto l’opinione pubblica e le stesse comunità ecclesiali a chiedere maggiore trasparenza e responsabilità.
L’istituzione di un organo giudicante centralizzato e specializzato mira a superare la gestione frammentata dei casi a livello diocesano, garantendo uniformità nelle procedure e maggiore professionalità. Sebbene non rappresenti una soluzione definitiva e presenti ancora limiti strutturali, il nuovo assetto segna un cambiamento culturale: la protezione delle vittime e la prevenzione degli abusi diventano priorità operative, non solo dichiarazioni di principio.
Il servizio del TG 12.30 della RSI del 18 luglio 2025:

In conformità con gli standard di JTI
Altri sviluppi: SWI swissinfo.ch certificato dalla Journalism Trust Initiative
Se volete segnalare errori fattuali, inviateci un’e-mail all’indirizzo tvsvizzera@swissinfo.ch.