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Abusi, nessun’indagine nella Chiesa evangelica

Il Sinodo evangelico tenutosi a Neuchãtel.
Nessuno studio a livello nazionale sugli abusi sessuali nella Chiesa riformata. Keystone / Anthony Anex

L'assemblea della Chiesa riformata boccia la proposta di accertamenti su possibili reati di natura sessuale. La Diocesi di Sion ammette "gli errori del passato".

Il Sinodo della Chiesa evangelica riformata in Svizzera (CERiS), riunitosi a Neuchâtel da domenica a martedì, ha respinto l’idea di un’indagine a livello nazionale in relazione agli abusi sessuali commessi al suo interno e dai suoi membri.

Il Consiglio dell’organizzazione protestante, che avrebbe voluto condurre uno studio indipendente su 20’000 persone residenti in Svizzera, si rammarica di questa situazione.

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L’obiettivo dell’organo esecutivo della CERiS era infatti quello di ottenere informazioni affidabili per determinare la portata del fenomeno che non ha risparmiato neanche la Chiesa evangelica.

Aiuto alle vittime

In ogni caso il Consiglio, che si è battuto invano per un’inchiesta in tal senso, ha fatto sapere in una nota che “si impegna nei confronti delle persone colpite, indipendentemente dal fatto che ci sia o meno uno studio” tra la popolazione.

“Stiamo istituendo un servizio di segnalazione esterno – ha dichiarato Rita Famos, presidente del CERiS – e lavoreremo con il gruppo di lavoro interno per sviluppare ulteriori misure per individuare e prevenire gli abusi sessuali”.

Secondo la radio regionale RTN, molti membri del Sinodo non erano convinti della necessità di effettuare approfondimenti sulla spinosa questione. Su questo tema è stata invece accettata la proposta di un emendamento che impone al Consiglio del CERiS di rivolgersi alla Confederazione per richiedere un’indagine su larga scala.

La Diocesi di Sion ammette gli “errori”

Sempre martedì la Diocesi di Sion ha presentato i risultati di un’inchiesta indipendente relativa agli abusi sessuali che evidenzia lacune nei confronti delle vittime. La Chiesa cattolica vallesana si è detta consapevole degli errori del passato e ha annunciato un piano d’azione.

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“Le persone ascoltate hanno ritenuto che l’accoglienza fosse intimidatoria, confusa, poco incoraggiante, laboriosa o addirittura sfuggente”, ha indicato Stéphane Haefliger di Vicario Consulting, la società che ha condotto lo studio. A questa inadeguatezza del primo contatto con un membro della Chiesa si aggiunge l”inerzia istituzionale nel trattare i casi e la mancanza di proattività”.

Il rapporto si basa su audizioni a una ventina di vittime e sull’analisi di una quindicina di dossier provenienti dagli archivi segreti della diocesi. La società di revisione ha raccomandato alla diocesi ad avere un maggiore spirito umanitario nella gestione di queste vicende e a migliorare la comunicazione.

Il rapporto, commissionato il primo novembre dello scorso anno alla Vicario Consulting aveva quale obiettivo di stabilire chi, all’interno della diocesi di Sion, fosse responsabile delle disfunzioni legate all’accoglienza delle vittime e al trattamento degli abusi negli ultimi decenni.

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