Amnesty critica la restrizione del diritto di manifestare in Svizzera
Manifestazione a Ginevra in solidarietà al popolo palestinese.
Keystone / Martial Trezzini
Amnesty International è preoccupata per l'erosione della libertà di manifestare in Svizzera. In quanto "baluardo centrale contro l'arbitrio e l'ingiustizia", questo diritto dovrebbe essere particolarmente protetto di fronte all'aumento dell'odio e dell'autoritarismo in tutto il mondo.
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Keystone-ATS
Alcuni cantoni hanno recentemente limitato la libertà di manifestare, osserva l’organizzazione per i diritti umani nel suo rapporto annuale pubblicato martedì. A Zurigo, una nuova legge richiede un’autorizzazione preventiva per le manifestazioni e consente di fatturare i costi della polizia agli organizzatori.
A Ginevra non è più possibile sfilare quando e dove si vuole. Il Consiglio di Stato ha deciso di intervenire in risposta all’aumento delle manifestazioni a sfondo politico nel centro della città, che causa l’esasperazione dei negozianti. Inoltre, gli studenti di diverse scuole sono stati minacciati di sanzioni e procedimenti giudiziari per aver partecipato a manifestazioni contro la guerra a Gaza.
“La libertà di espressione e il diritto di riunione pacifica sono i pilastri di una società democratica e un test reale del vero impegno della Svizzera per i diritti umani”, ha dichiarato Alexandra Karle, direttrice di AI Svizzera, citata in un comunicato.
Tradizione umanitaria
Il rapporto critica inoltre la Svizzera per due decisioni controverse: la sua “esitazione” nel conformarsi alla sentenza della Corte europea dei diritti umani a favore delle Anziane per il clima e la sospensione degli aiuti umanitari all’Agenzia delle Nazioni Unite per il soccorso e l’occupazione dei profughi palestinesi nel Vicino Oriente (UNRWA) durante la guerra a Gaza.
Nel maggio 2024, dopo mesi di polemiche, il Consiglio federale ha deciso di versare 10 milioni di franchi all’UNRWA mentre per il 2024 erano stati stanziati 20 milioni di franchi a questo scopo.
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A settembre, il Consiglio Nazionale ha appoggiato la proposta dell’UDC di sospendere i contributi all’organizzazione. Lo scorso marzo però il Consiglio degli Stati si è rifiutato di seguire la Camera del popolo. Per il momento, quindi, la Svizzera non sospende i versamenti all’agenzia ONU.
Per Amnesty “questo atteggiamento indebolisce la tradizione umanitaria della Svizzera e mette in discussione il suo impegno nei confronti del diritto internazionale. Le autorità svizzere devono svolgere un ruolo diverso sulla scena internazionale e difendere inequivocabilmente il sistema globale di protezione dei diritti umani”.
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A quanto pare si tratta di un caso isolato: il Dipartimento federale degli affari esteri (DFAE) non è a conoscenza di altri connazionali coinvolti in una situazione simile.
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