Circa 350 persone hanno dimostrato domenica nella città grigionese per chiedere giustizia climatica e la fine del Forum economico mondiale (WEF).
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tvsvizzera.it/mar/Keystone-ATS
Le grandi manifestazioni di protesta che fino ad alcuni anni fa caratterizzavano il WEF di Davos appartengono al passato. Cionondimeno domenica circa 350 persone hanno risposto all’appello della Gioventù socialista e di altre organizzazioni, per protestare contro l’evento che si svolge nella città dei Grigioni e per chiedere più giustizia climatica.
La dimostrazione si è svolta senza troppi intoppi, ad eccezione del blocco di una strada per circa un’ora nei pressi di Davos-Laret, che ha provocato un ingorgo di circa 18 chilometri.
“Abbiamo finalmente preso lo spazio che ci spetta”, ha dichiarato una portavoce della manifestazione all’agenzia stampa Keystone-ATS. Gli organizzatori del corteo avevano domandato di poter svolgere la loro marcia a piedi, partita da Küblis, sulla strada principale, ma le autorità li avevano indirizzati verso i sentieri escursionistici.
Tuttavia, hanno sfruttato al massimo la maggiore visibilità quando hanno attraversato la carreggiata a Davos-Laret. La polizia non ha escluso conseguenze legali per quanto successo.
Una volta arrivati alla Postplatz, le persone presenti hanno chiesto la fine del WEF, la giustizia climatica e lo stop al potere delle grandi società. Nel suo discorso, il presidente della Gioventù socialista (GISO) – una delle organizzatrici del raduno – Nicola Siegrist ha anche incolpato i “ricchi e potenti” per il fatto che il 2023 sia risultato l’anno più caldo da quando sono iniziate le misurazioni.
La questione ambientale è però passata rapidamente in secondo piano quando Siegrist ha preso una posizione chiara sul conflitto in Medio Oriente e ha invitato i manifestanti a gridare “Palestina libera”. Un appello al quale non tutti hanno aderito.
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