Gli ospedali universitari svizzeri sono sottofinanziati. Il problema principale sono i rimborsi delle casse malati, che negli ultimi 10 anni sono rimasti fermi, mentre i premi sono continuati ad aumentare.
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tvsvizzera.it/fra con Keystone
I cinque ospedali universitari per quest’anno prevedono perdite complessive per quasi 300 milioni di franchi, dopo cifre rosse di oltre 200 milioni nel 2022. I loro rappresentanti chiedono un aumento immediato delle tariffe, che da anni non coprono i costi.
I deficit possono apparire come paradossali perché i pazienti curati nei nosocomi universitari di Basilea, Berna, Ginevra, Losanna e Zurigo sono molti. Ma pesano, soprattutto quest’anno, spese aggiuntive per adeguamenti salariali del personale, per l’aumento dei prezzi dell’energia e per l’inflazione.
Ma le sfide per mantenere un’assistenza sanitaria di alta qualità non sono solo di ordine finanziario, facendo riferimento in particolare alla crescente carenza di personale qualificato e alle conseguenze della pandemia di Covid-19.
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Se in materia di tariffe i nosocomi non raggiungeranno un accordo con i loro partner negoziali entro la metà dell’anno, saranno costretti a rescindere gli accordi tariffari esistenti, hanno avvertito i rappresentanti dei cinque ospedali universitari svizzeri. Questi verrebbero quindi equiparati ai nosocomi regionali. Questo cambiamento comporterebbe costi aggiuntivi per 500 milioni di franchi.
Inoltre, a causa come detto della carenza di personale, molti ospedali universitari rischiano di non essere più in grado di gestire tutti i loro posti letto. Questa carenza di professionisti si nota da diversi anni ed è stata aggravata dalla pandemia di Covid-19, dall’evoluzione demografica e dalle mutate esigenze lavorative.
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