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La Svizzera può davvero ospitare dei Giochi olimpici invernali “sostenibili”?

Discesista all arrivo in una gara olimpica.
© Keystone / Jean-christophe Bott

La sostenibilità è uno dei pilastri principali della proposta di candidatura svizzera per ospitare i Giochi olimpici invernali del 2030. Sarà però difficile da realizzare.   

A ottobre, Swiss Olympic – l’organizzazione mantello dello sport svizzero – ha svelato la sua visioneCollegamento esterno: la Svizzera potrebbe diventare il primo “Paese ospitante” nella storia dei Giochi invernali. Finora i Giochi sono stati accolti da città o regioni, ma mai da un’intera nazione.   

Il Parlamento svizzero dello sport, il massimo organo decisionale di Swiss Olympic, deciderà il 24 novembre prossimo se lanciare ufficialmente una candidatura elvetica. Tra i probabili concorrenti figurano la Svezia, la Francia e Salt Lake City, la capitale dello Stato americano dello Utah. Il Parlamento dello sport elvetico dovrebbe sostenere la proposta. Spesa totale prevista: 1,5 miliardi di franchi svizzeri. 

Swiss Olympic spera di poter proporre al Comitato Olimpico Internazionale (CIO) l’evento come un evento sostenibile, utilizzando soprattutto le infrastrutture già esistenti nel Paese. 

“Questo garantirebbe la massima sostenibilità possibile e ridurrebbe significativamente il budget dell’organizzazione”, si legge in un comunicato stampa di ottobre. Il comunicato fa seguito a un precedente annuncio della “ministra” dello sport Viola Amherd, che ha dichiarato di essere a favore di Giochi olimpici invernali “sostenibili, fatti su misura per la Svizzera con un ampio sostegno popolare”. 

Mappa delle possibili località in Svizzera che potrebbero ospitare un evento.
Mappa delle possibili località in Svizzera che potrebbero ospitare un evento. SRF

Nuove infrastrutture, no o forse sì 

Swiss Olympic ha promesso che le infrastrutture saranno già pronte per 13 dei 14 sport olimpici invernali, perché la Svizzera ospiterà diversi eventi di Coppa del Mondo nelle varie discipline prima del 2030.   

“Se la Svizzera riuscirà a evitare la costruzione di nuove strutture e infrastrutture, ridurrà l’impronta ambientale. Tuttavia, gran parte dell’impronta è data anche dai visitatori che viaggiano in aereo. Se la sostenibilità viene presa sul serio, la Svizzera avrà bisogno di una strategia per ridurre i viaggi aerei”, afferma Martin Müller, professore di geografia e sostenibilità all’Università di Losanna, che ha studiato i Giochi Olimpici per quasi 15 anni. 

E se la Svizzera non riuscisse a trovare una sede adatta per il pattinaggio di velocità nelle vicinanze? Gli organizzatori hanno detto chiaramente che il piano “potrebbe ancora essere soggetto ad aggiustamenti”, il che potrebbe anche significare la necessità di costruire un nuovo impianto per il pattinaggio di velocità, disciplina poco popolare in Svizzera. 

“In questo calcolo si devono considerare molte cose. Se l’impianto è finanziato dallo Stato, è situato in un’area naturale che deve poi essere rasa al suolo, è riscaldato e alimentato da combustibili fossili e non c’è alcun piano per utilizzarlo dopo le Olimpiadi, è ovvio che non può essere sostenibile”, afferma Sven Daniel Wolfe, geografo politico e urbano presso il Politecnico federale di Zurigo.   

Misurare la sostenibilità 

Nel 2021, Müller e Wolfe sono stati coautori di un documentoCollegamento esterno pubblicato sulla rivista Nature Sustainability che ha valutato la sostenibilità di 16 Giochi Olimpici dal 1992 al 2020. Hanno elaborato una serie di criteri ambientali, sociali ed economici per valutare la sostenibilità dei mega-eventi sportivi.  

In base ai loro criteri, i Giochi di Salt Lake City del 2002 sono risultati i più sostenibili. La località statunitense ha ottenuto un punteggio elevato grazie a punteggi superiori alla media in tutti i parametri. La sua performance economica è stata la migliore del campione, le sedi sono state ottimamente utilizzate dopo i Giochi e i costi hanno superato il preventivo ‘solo’ del 24%.  

All’estremo opposto, i Giochi di Sochi in Russia hanno ottenuto il punteggio peggiore. La colpa è da imputare alle  numerose costruzioni di nuovi impianti e all’elevato numero di partecipanti accreditati. Inoltre, i Giochi hanno subito il secondo più alto superamento dei costi del campione considerato e non si è trovato modo per sfruttare significativamente la maggior parte delle infrastrutture costruite ex novo per i Giochi. 

Nel complesso, gli autori dello studio hanno formulato tre raccomandazioni per una maggiore sostenibilità dei Giochi olimpici: ridimensionare l’evento, ruotare le Olimpiadi tra le stesse città e creare un organismo indipendente per monitorare e applicare standard di sostenibilità credibili.   

Problemi sistemici  

Un’Olimpiade invernale in Svizzera dovrà affrontare una serie di sfide per la sostenibilità. Secondo l’Associazione funivie svizzere (FUS), poco più della metà delle piste da sci in Svizzera dipende dall’innevamento artificiale, rispetto al 90% in Italia, al 70% in Austria e al 39% in Francia. La creazione di neve artificiale rappresenta lo 0,1% del consumo annuo di elettricità della Svizzera. 

La Svizzera e i Paesi confinanti e il loro utilizzo in % delle neve artificiale.
Kai Reusser / swissinfo.ch

“Queste sono le contraddizioni intrinseche degli sport invernali in un clima in via di riscaldamento. La Svizzera dovrà prendere una decisione molto più generale su come affrontare questa sfida”, afferma Müller. “Vedo o un abbandono morbido di alcuni sport invernali, nel qual caso investire nei Giochi olimpici non ha senso, o una continuazione con una crescente dipendenza dalla produzione artificiale di neve e la necessità di spostarsi ad altitudini più elevate”. 

Il sostegno dell’opinione pubblica, tallone d’Achille delle precedenti candidature olimpiche svizzere, sarà più difficile da ottenere se gli eventi sportivi invernali saranno percepiti come dannosi per l’ambiente. I media criticano le nuove piste da sci create in zone sensibili dal punto di vista ambientale, come i ghiacciai in ritiro. Le recenti discussioni sulla gara di sci transfrontaliera di Zermatt-Cervinia non aiutano certo la causa. 

“Cercare di ospitare i Giochi Olimpici invernali in un momento in cui così tante piste dipendono dall’innevamento artificiale dovrebbe essere un monito per tutti: non possiamo continuare come prima”, afferma Wolfe. “La mia opinione è che se si tenesse un dibattito onesto, seguito da un referendum sulla candidatura olimpica, i Giochi svizzeri non potrebbero superare queste sfide”. 

La capacità di superare queste sfide sarà dunque la chiave del successo della candidatura svizzera alle Olimpiadi invernali. È molto probabile che il Comitato Olimpico Internazionale (CIO) assegni contemporaneamente i Giochi del 2030 e del 2034 (doppia assegnazione) a causa delle preoccupazioni legate al cambiamento climatico.   

“Una doppia assegnazione garantirebbe al Movimento Olimpico la sicurezza di sport invernali solidi e tradizionali e di ospiti affidabili dal punto di vista climatico fino al 2034, lasciando al contempo al CIO il tempo di riflettere sul futuro a lungo termine dei Giochi invernali”, ha dichiarato Karl Stoss, presidente della Commissione per le future sedi dei Giochi Olimpici Invernali del CIO, in occasione della 141a sessione del CIO tenutasi a ottobre. 

Candidature olimpiche invernali della Svizzera

Anche se la Svizzera è una nota destinazione per gli sport invernali, il Paese non ospita un’Olimpiade invernale da 75 anni. La nazione alpina ha iniziato alla grande ospitando i secondi Giochi invernali nel 1928 a St Moritz. La nota stazione sciistica engadinese ha organizzato nuovamente i Giochi nel 1948, subito dopo la Seconda Guerra Mondiale.   

Da allora la Svizzera non è più riuscita a ripetere la magia. Il tentativo di ospitare i Giochi – Losanna (1994), Berna (2010), St Moritz e Davos (2022) e il Canton Vallese (2026) – non hanno ottenuto il sostegno del popolo svizzero. La candidatura che è arrivata più vicino al successo è stata quella di Sion per ospitare i Giochi del 2006. Alla fine, se li aggiudicò  Torino.

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