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I Verdi difendono migranti, ambiente e diritti umani

Lisa Mazzone.
La presidentessa del partito Lisa Mazzone. Keystone / Alessandro Della Valle

Tutela dei diritti dei migranti, opposizione al nucleare e a un accordo di libero scambio che non rispetti l'ambiente e i lavoratori. Sono questi i cardini della politica entro cui intendono muoversi i Verdi, riuniti domenica in assemblea a Briga nel Canton Vallese.

La migrazione arricchisce la Svizzera sia in senso letterale che figurato, ha sottolineato in apertura la presidente del partito, Lisa Mazzone. “Non ci sono troppi rifugiati”, ha aggiunto, piuttosto non c’è abbastanza protezione per chi ne ha bisogno.

Mazzone ha poi mosso critiche al Partito liberale radicale (PLR) che, pur sapendo che la Svizzera “non può funzionare” senza migrazione, “legittima l’arrivo di alcuni stranieri per i propri scopi”, ma “sacrifica i più deboli”, i migranti senza documenti e i richiedenti asilo, coloro che non hanno “nessuna lobby economica che li difenda”.

Mazzone ha pure denunciato l’iniziativa “isolazionista” dell’Unione democratica di centro (UDC), contro una Svizzera da 10 milioni di abitanti. “Il problema non è il posto, ma il modo in cui viene distribuito”, ha affermato, lanciando un appello ad affrontare “le vere ingiustizie: l’iniqua distribuzione dello spazio, della ricchezza e delle opportunità”.

Migrazione porta prosperità

A Briga, Mazzone ha voluto ricordare il ruolo dei lavoratori italiani nella costruzione delle gallerie ferroviarie del Sempione e del Lötschberg. “La Svizzera deve la sua prosperità alla migrazione. Allora come oggi”, ha fatto notare, aggiungendo che non sono più i minatori italiani, ma altre persone con un background migratorio a garantire oggi, “talvolta in condizioni catastrofiche”, che le strade siano pulite o che i malati e gli anziani siano assistiti.

Evocando gli attacchi a tutto campo del presidente statunitense Donald Trump, la presidente dei Verdi ha affermato che è giunto il momento per la Svizzera di “difendere i propri valori” e prendere posizione con l’Unione europea per proteggere il diritto internazionale, la democrazia e i diritti umani.

Nucleare è ritorno al passato

Mazzone ha poi puntato il dito contro il consigliere federale Albert Rösti e i suoi piani per la costruzione di nuove centrali nucleari. Gli ambientalisti non permetteranno questo “passo indietro”, che “saboterebbe” la transizione energetica, ha messo in guardia, ricordando che l’energia atomica è pericolosa, dipendente dall’uranio straniero e produce scorie radioattive per centinaia di migliaia di anni.

Libero scambio solo con garanzie

I Verdi si opporranno a qualsiasi nuovo accordo di libero scambio che non contenga garanzie per il commercio sostenibile e i diritti umani. In questo ambito il centinaio di delegati del partito ha approvato all’unanimità una risoluzione in cui si afferma che la Svizzera deve assumersi “la propria responsabilità globale” e smettere di “sviluppare la propria economia a scapito della popolazione e dell’ambiente” di altri Paesi.

Qualsiasi nuovo accordo bilaterale dovrebbe contenere “regole molto chiare”, ha dichiarato il consigliere nazionale Nicolas Walder nel presentare la risoluzione. I Verdi lanceranno referendum in caso di qualsiasi nuova intesa “problematica”, ha poi aggiunto, evocando gli attuali negoziati con gli Stati del Mercosur e con la Cina.

Walder ha comunque sottolineato che non verrà sempre impugnata l’arma del referendum. Nel caso dell’India per esempio, il progetto di accordo, “senza essere buono”, contiene “aspetti positivi”, in particolare perché prevede investimenti svizzeri nel Paese.

La risoluzione chiede inoltre che la piazza finanziaria elvetica ponga fine alle sue “attività dannose per il clima”, investa in progetti sostenibili, e che le multinazionali svizzere rispettino i diritti umani e gli standard ambientali anche all’estero.

Il testo afferma pure che la Svizzera dovrebbe smettere di finanziare le guerre importando petrolio, gas o uranio. E infine che investa almeno l’1% del suo prodotto interno lordo nella cooperazione allo sviluppo.

No abolizione imposta valore locativo

I Verdi si sono infine espressi (77 voti favorevoli, 1 contrario e 8 astensioni) contro l’abolizione dell’imposta sul valore locativo, sulla quale il popolo sarà probabilmente chiamato a votare in autunno. Per il partito, questa misura comporterebbe notevoli perdite fiscali e incentiverebbe meno i proprietari di immobili a ristrutturare le loro proprietà.

Secondo la consigliera nazionale Sophie Michaud Gigon, incaricata di presentare la questione, la perdita fiscale ammonterebbe a circa 1,6 miliardi di franchi, a carico della Confederazione (1/3) e dei Cantoni (2/3). Queste perdite avverrebbero in un momento in cui il Consiglio federale sta elaborando pacchetti di risparmi a catena in settori a noi cari, come il clima e la protezione sociale, ha sottolineato la vodese.


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