Consiglio di sicurezza, Cassis prende di mira la Russia
Ignazio Cassis giovedì a New York, nel suo primo discorso davanti al Consiglio di sicurezza dell'Onu (è la prima volta che un consigliere federale prende parte a una seduta dell'organo più importante delle Nazioni Unite),ha preso di mira le violazioni "flagranti" della Russia in Ucraina.
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tvsvizzera.it/fra
Il consigliere federale ticinese ha deplorato il fatto che i principi della Carta delle Nazioni Unite siano “messi a dura prova”.
“È dovere di ogni Stato rispettare le norme e i principi che vi sono enunciati”, ha affermato il capo della diplomazia svizzera durante un dibattito sullo Stato di diritto, mentre era seduto accanto – per una questione alfabetica – all’ambasciatore russo Vasily Nebenzya.
Cassis ha ricordato progressivamente gli obblighi sanciti nella Carta, ovvero il “divieto del ricorso alla forza contro l’integrità territoriale di un altro Paese, la soluzione pacifica dei conflitti e la garanzia delle libertà fondamentali”.
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“È nostro dovere, in qualità di membro del Consiglio di sicurezza, vigilare sul rispetto di queste regole”, ha aggiunto il responsabile del Dipartimento federale degli affari esteri. In passato, Cassis aveva già inoltrato all’Onu le condanne della Svizzera contro l’aggressione russa in Ucraina, attirandosi il biasimo del suo omologo Serghiei Lavrov.
Prima dell’inizio della riunione, il responsabile del Dipartimento federale degli affari esteri (DFAE) ha dialogato brevemente con l’ambasciatrice americana Linda Thomas-Greenfield. Anche quest’ultima ha preso di mira Mosca davanti al Consiglio di sicurezza, chiedendo che i responsabili subiscano le conseguenze per i loro atti.
La prima volta
Questo primo discorso di un consigliere federale davanti all’organismo più potente delle Nazioni Unite è “un momento simbolicamente importante”, ha ammesso Cassis davanti alla stampa elvetica. È pure stata l’occasione per trasmettere la buona volontà del Paese. “La Svizzera si rallegra di operare per la pace e la sicurezza nel mondo con tutti i membri del Consiglio di sicurezza”, ha detto ancora Cassis davanti agli altri Paesi.
Ma il capo della diplomazia elvetica ha pure invitato a garantire che le procedure vengano onorate affinché l’organismo rafforzi la sua “credibilità”. Ha inoltre elogiato il lavoro del mediatore del Comitato sulle sanzioni nei confronti dello Stato islamico (Isis) e di Al Quaïda per l’applicazione dello Stato di diritto nelle sanzioni dell’Onu. Cassis ha anche auspicato un approccio simile per tutti gli altri regimi di sanzioni.
Ginevra internazionale
Di fronte alle violazioni del diritto internazionale e a un’applicazione “insufficiente”, a suo avviso, del diritto internazionale, il consigliere federale ha chiesto di sostenere le istanze mondiali. Senza citarla espressamente, ha fatto allusione a collaborare con la Ginevra internazionale.
Ha menzionato in particolare il Consiglio dei diritti dell’uomo e i meccanismi di inchiesta e di accertamento dei fatti dell’Onu, la cui segreteria è sovente pilotata da Ginevra. Ma neppure la Corte internazionale di giustizia e la Corte penale internazionale sono state dimenticate nel suo discorso.
Le violazioni dello Stato di diritto e dei diritti umani precedono spesso un conflitto. Cassis ha pertanto invitato il Consiglio di sicurezza a prendere in considerazione questo legame nelle sue decisioni sulle missioni di mantenimento della pace e le missioni politiche.
L’invito a partecipare al dibattito odierno sulla promozione dello Stato di diritto è stato formulato dal Giappone, Paese che per questo mese detiene la presidenza dell’organo dell’Onu. L’argomento trattato riguarda almeno due priorità definite dal Consiglio federale per la Svizzera durante il suo mandato nel Consiglio di sicurezza, vale a dire la costruzione di una pace sostenibile e la protezione della popolazione civile.
La Svizzera – ricordiamo – è entrata a far parte per la prima volta dell’organo dell’ONU il primo gennaio scorso. Tra le prime decisioni prese quest’anno dal Consiglio di sicurezza vi è anche la proroga del mandato riguardante gli aiuti umanitari transfrontalieri alla Siria, in base a una risoluzione presentata proprio dalla Confederazione e dal Brasile.
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