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L’Associazione dei magistrati italiani attacca il governo sul decreto Cutro

Fiori e una croce sulla spiaggia di Steccato di Cutro.
Oltre 180 migranti hanno perso la vita lo scorso febbraio a poche miglia da Cutro in Calabria. Keystone / Carmelo Imbesi

Sono ormai diversi i giudici italiani a disapplicare il decreto-legge Cutro del governo Meloni in materia d’immigrazione. Il decreto era stato varato con urgenza in risposta al tragico naufragio in cui persero la vita oltre 180 migranti lo scorso febbraio a poche miglia da Cutro in Calabria. Norme stringenti per il contrasto agli sbarchi, per il trattenimento e il rimpatrio degli immigrati irregolari. Novità che fanno discutere.

Con gli attacchi e le reazioni scomposte di esponenti del governo sul caso del giudice di Catania, Iolanda Apostolico, lo scopo perseguito è evidente: intimorire ogni giudice che dovesse assumere un’interpretazione non gradita o allineata ad un certo indirizzo politico.

È quanto mette nero su bianco l’Associazione nazionale magistrati (Anm) in un documento approvato ad ampia maggioranza al termine del direttivo dell’associazione che è stato, di fatto, dedicato al caso del giudice siciliano che per primo ha bocciato il decreto Cutro non convalidando i trattenimenti di otto tunisini richiedenti asilo.

Nel documento approvato si afferma che “i cittadini italiani assistono da giorni ad attacchi e reazioni scomposte di esponenti del governo che – senza confrontarsi con il merito della decisione di un giudice del Tribunale di Catania in materia di protezione internazionale – investono con grande risonanza mediatica e insistenza la persona, gli affetti e la vita del magistrato – situazione che ha reso doverosa anche l’apertura di una pratica a tutela da parte del Csm, di cui auspichiamo un celere esame”.

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L’obiettivo, a detta dell’Associazione, è da un lato intimorire i giudici e dall’altro “persuadere i cittadini che decisioni sgradite, non in linea con le scelte del governo, siano solo frutto di esercizio strumentale e, quindi, deviato della giurisdizione e di contrapposizione politica”. E ancora: “siamo in presenza di un attacco di straordinaria gravità che sposta volutamente l’attenzione dalla discussione sul merito del provvedimento” sui migranti ai “comportamenti tenuti al di fuori dell’esercizio delle funzioni” da un magistrato.  

L’Anm chiede, quindi, “con forza alla politica di riflettere sugli effetti dannosi per i cittadini di simili operazioni di delegittimazione, volte ad indebolire la credibilità del potere giudiziario e l’indipendente esercizio della funzione giudiziaria”. L’associazione delle toghe sollecita, inoltre, al Garante per la privacy di “adottare tutte le opportune iniziative a tutela dei magistrati che sono stati e che saranno oggetto di intrusioni indebite nella loro vita privata in conseguenza del contenuto dei loro provvedimenti”. Al ministro della Giustizia, poi, chiede di “precisare il contenuto e le finalità del mandato conferito agli ispettori” sul caso Apostolico.

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