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UBS taglia 180 posti di lavoro in Italia

Il logo di UBS
UBS è attiva direttamente in italia dal 1996. Keystone / Ennio Leanza

La grande banca svizzera UBS ha annunciato una drastica riduzione del personale in Italia, con la perdita di 180 posti di lavoro, pari a quasi un terzo dei suoi collaboratori nel Paese. I settori più colpiti sono quelli del wealth management e dei titoli, oltre a varie funzioni di gruppo.  

La decisione è stata comunicata ai sindacati tramite una lettera ufficiale, che conferma l’intenzione di UBS di procedere con una riorganizzazione significativa. Di questi 180 posti, 162 dipendenti appartengono direttamente a UBS, mentre 18 riguardano UBS Fiduciaria, una delle sue controllate. Al momento, l’investment banking non risulta essere coinvolto in questa fase di tagli occupazionali. 

UBS, che è presente in Italia dal 1996, si è sempre presentata come un punto di riferimento nel settore del wealth management, vantando l’esperienza e la competenza acquisita a livello mondiale. La banca svizzera è infatti attiva nel Paese da più di 25 anni, con 602 dipendenti e 10 sedi nelle principali città italiane, tra cui Milano, Roma, Torino e Napoli.  

Il wealth management è un servizio di consulenza e gestione patrimoniale che si rivolge a clienti con patrimoni significativi, con l’obiettivo di proteggere, far crescere e pianificare il futuro finanziario del cliente. Questo tipo di servizio include la gestione degli investimenti, ma anche la pianificazione fiscale, successoria, assicurativa e pensionistica.

Si differenzia dall’asset management, che si concentra sulla gestione professionale degli investimenti di una varietà di clienti, sia individuali che istituzionali, con l’obiettivo di massimizzare i ritorni e ridurre i rischi.

La risposta dei sindacati

Le principali sigle sindacali (Fabi, Fisac, Uilca, First e Unisin) hanno già annunciato che chiederanno un incontro per discutere la situazione. La speranza dei sindacati è di ridurre gli esuberi e fare in modo che questo processo avvenga, per quanto possibile su bare volontaria. . I rappresentanti dei lavoratori chiedono anche maggiore chiarezza sulla strategia aziendale e conferma dell’uso di tutti gli strumenti contrattuali a disposizione per salvaguardare i posti di lavoro, come la riqualificazione interna e l’utilizzo del fondo di solidarietà. 

Nonostante i sindacati riconoscano che i processi di fusione, come quello tra UBS e Credit Suisse, possano comportare dei riorientamenti nei modelli organizzativi, esprimono preoccupazione per il fatto che, a soli tre mesi dall’integrazione, la banca stia già procedendo con una riduzione drastica del personale. “Non è possibile che a soli tre mesi dalla partenza della nuova realtà, UBS decida di ridurre quasi un terzo dei suoi lavoratori”, hanno dichiarato. 

La situazione attuale di UBS in Italia

UBS non fornisce informazioni dettagliate riguardo le attività gestite nel settore del wealth management in Italia. Secondo l’Annuario 2025 dell’Associazione Italiana Private Banking (AIPBCollegamento esterno), però, UBS Italia gestisce attualmente 20,2 miliardi di euro con 89 banker attivi, ovvero consulenti finanziari o gestori patrimoniali che lavorano nel settore del wealth management o della gestione patrimoniale. Questo colloca la banca solo al 17esimo posto per masse gestite tra i membri dell’AIPB.  

Questo valore segna una discesa rispetto all’anno precedente, quando UBS, dopo l’acquisizione di Credit Suisse, aveva raggiunto i 27,7 miliardi di euro, con 104 banker. Nonostante l’integrazione, UBS ha visto una perdita di masse affidate, con la divisione di private banking che, secondo la stampa specializzata italiana, starebbe registrando una perdita annuale di almeno uno-due miliardi di euro. 

La strategia recente della banca in Italia ha visto l’uscita di clienti con patrimoni inferiori al milione di euro, molti dei quali sono stati invitati a chiudere i loro rapporti a meno che non ci fossero nuovi afflussi. Questo approccio riflette una strategia di focus sul segmento di clientela ad alto patrimonio, cercando di circoscrivere le attività a una sorta di boutique di wealth management, non dissimile da quelle aperte in Italia da banche svizzere minori. Alcuni analisti ritengono però che, al momento, i patrimoni gestiti non siano sufficientemente consistenti per competere con giganti del settore come JPM Private Bank o Mediobanca. 

Tagli a livello mondiale

A livello globale, UBS ha intrapreso un piano di riduzione dei costi dopo l’acquisizione di Credit Suisse nel 2023, con l’obiettivo di tagliare 13 miliardi di dollari entro la fine del 2026. Questo processo fa parte di un ampio progetto di ottimizzazione e razionalizzazione delle risorse aziendali. A fine 2024, UBS contava circa 109’000 dipendenti in tutto il mondo, ma la situazione italiana rimane particolarmente sfidante, con la banca che dovrà fare i conti con un mercato del wealth management in continua evoluzione. 

Altri sviluppi

Nonostante queste difficoltà, UBS continua a considerare l’Italia “una geografia strategica per la crescita futura. Siamo impegnati a continuare la nostra attività nel Paese”, ha dichiarato un portavoce della banca, senza fornire ulteriori dettagli sui tagli del personale. 

I rischi dell’alta specializzazione.

Il processo di riorganizzazione di UBS in Italia, secondo la stampa specializzata, riflette una tendenza che molte banche internazionali stanno seguendo nel Paese, cercando di ottimizzare le risorse e di focalizzarsi su nicchie di mercato ad alta redditività. La chiusura dei conti con i clienti con patrimoni più piccoli e la concentrazione sul wealth management esclusivo per clientela ad alto patrimonio indicano un cambiamento verso una strategia di alta specializzazione. 

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Inoltre, l’emergere di nuovi attori nel panorama finanziario italiano, come le fintech e i private bank locali, potrebbe rendere ancora più difficile per UBS mantenere la sua posizione nel settore. Con queste premesse e visti i tagli di personale, il futuro di UBS in Italia appare tutt’altro che scontato. 

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