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Consegnate a Berna 120’000 firme contro gli F-35

comitato davanti a palazzo federale
Sono 103'000 le sottoscrizioni convalidate. © Keystone / Anthony Anex

Martedì sono state consegnate a Berna 120'000 firme (di cui 103'000 certificate come valide) per l’iniziativa che vuole bloccare l’acquisto dei nuovi aerei da combattimento F-35.

L’alleanza – composta da Partito socialista (PS), Verdi e Gruppo per una Svizzera senza esercito (GSsE) – che si oppone all’acquisto da patre dell’esercito svizzero dei nuovi caccia F-35 è riuscita a raccogliere 120’000 firme necessarie per presentare un’iniziativa popolare. Delle 120’000 sottoscrizioni presentate, 103’000 sono state certificate come valide. Lo ha annunciato in un comunicato il GSsE.

Il budget delle forze armate andrebbe poi adeguato di conseguenza. La disposizione transitoria sull’organizzazione, l’addestramento e l’equipaggiamento dell’esercito cesserebbe di essere applicata il 1° gennaio 2040: il veto all’utilizzo degli F-35 si applicherebbe quindi fino a quell’anno.

La consegna delle firme è avvenuta con sei mesi di anticipo sul termine ufficiale ma i tempi sono molto stretti. Il Parlamento infatti ha già deciso la firma dei contratti entro fine marzo 2023 (proprio quando scadrà l’offerta del produttore statunitense Lockheed Martin). Il voto popolare dovrebbe quindi precedere questa data ma l’iniziativa deve ancora passare al vaglio del Consiglio federale e delle due camere del Parlamento.

Anche il Consiglio federale vorrebbe mettere la parola “fine” in pochi mesi a quella che è ormai diventata una telenovela, chiudendo l’acquisto prima della scadenza dell’offerta, il 31 marzo 2023. Il comitato d’iniziativa vuole invece andare alle urne in anticipo rispetto a questa data. La coalizione ha stilato un calendario che dovrebbe permettere un voto popolare entro il 12 marzo dell’anno prossimo.

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Telenovela sul fuoco della quale la guerra in Ucraina Ucraina ha gettato ulteriore benzina: a inizio marzo, la ministra della difesa Viola Amherd ha lanciato un appello agli iniziativisti, domandando loro di ritirare il testo. Questi hanno però criticato la richiesta, considerandola un attacco alla democrazia. La sinistra non vuole che i diritti popolari siano aggirati. “Il popolo svizzero deve pronunciarsi sul programma d’armamento più caro della storia elvetica”, ha detto in occasione del deposito delle firme il consigliere nazionale Fabien Fivaz (Verdi). “È solamente una questione di volontà politica”, ha aggiunto a nome del GSsE Pauline Schneider.

Per i promotori del testo, il caccia statunitense è troppo caro, pericoloso e inadatto ai bisogni della Svizzera. “Non è un velivolo di polizia aerea, bensì”, ha affermato il consigliere nazionale Pierre-Alain Fridez (PS), “un jet della Nato pensato per fare fuoco in territorio nemico”.

Inoltre, le spese d’esercizio saranno elevate, anche se il prezzo d’acquisto è relativamente contenuto. A provarlo sono studi realizzati in Canada, negli USA e in Norvegia, ha evidenziato il deputato socialista.

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