Bernard Sonney, denunciato da una presunta vittima, si è autosospeso. Segnalato anche un sacerdote a Neuchâtel.
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tvsvizzera.it/spal con Keystone-ATS
La lunga coda dello scandalo degli abusi che sta scuotendo la Chiesa svizzera sembra non avere fine. A fornire ulteriori dettagli, nel quadro di un’operazione di trasparenza voluta dai vescovi elvetici, che già avevano commissionato lo studio sulle violenze in ambito religioso dalla metà del secolo scorso, è stata la conferenza stampa tenutasi venerdì a Losanna.
In seguito a una segnalazione alle autorità penali da parte di una presunta vittima, il vicario generale della diocesi di Losanna, Ginevra e Friburgo, Bernard Sonney, ha deciso di sospendersi dalla sua carica fino al termine dell’indagine.
In proposito la diocesi ha precisato che il braccio destro del vescovo Charles Morerod, ha preferito farsi da parte per non interferire con l’inchiesta in corso, ha indicato oggi la diocesi ai media. La curia romanda ha inoltre annunciato di aver sospeso un prete nel canton Neuchâtel per fatti, di cui non sono stati forniti dettagli, commessi all’estero e segnalati da un presule straniero.
Attualmente la diocesi è priva di sacerdoti alla sua testa dal momento che monsignor Morerod, operato a metà settembre in seguito a due ematomi subdurali alla testa, è sempre convalescente – non si è presentato davanti alla stampa – e il suo vicario si è autosospeso. In loro sostituzione opera ad interim un comitato di gestione, formato da quattro laici, istituito su richiesta dello stesso Morerod.
Il vicario generale Sonney non è l’unico dignitario cattolico di alto rango ad essere oggetto di un’inchiesta nella Confederazione. A metà settembre l’abate di St. Maurice (VS) e membro della Conferenza dei vescovi svizzeri (CVS), monsignor Jean Scarcella, ha annunciato di essere sotto indagine da parte di Roma per presunti abusi sessuali. Al fine di garantire l’indipendenza dell’inchiesta, anche Scarcella ha deciso di sospendere il suo incarico di abate di Saint-Maurice fino alla fine dell’indagine.
Lo studio pubblicato il 12 settembre, condotto da ricercatori dell’Università di Zurigo, ha individuato almeno 1’002 casi di abusi sessuali commessi da membri del clero cattolico e da religiosi a partire dal 1950. Secondo gli studiosi si tratta solo della punta dell’iceberg, poiché la maggior parte dei casi non è stata denunciata o i documenti sono stati nel frattempo distrutti.
Le violenze venute alla luce sono state perpetrate da 510 persone ai danni di 921 vittime (il 56% di queste erano uomini e nel 74% dei casi si trattava di minori). L’indagine documenta atti che vanno da un superamento problematico dei limiti deontologici agli abusi più gravi, che comprendono lo stupro.
La diocesi ha ribadito di collaborare pienamente con specialisti esterni e con le autorità civili, affinché casi di abusi di natura sessuale non possano ripetersi.
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