Operato d’urgenza il vescovo friburghese che in un’intervista ha detto di attendere con serenità l'inchiesta sugli abusi coperti dalle gerarchie ecclesiastiche.
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tvsvizzera.it/spal con Keystone-ATS
Il vescovo di Losanna, Ginevra e Friburgo, Charles Morerod, ieri è stato ricoverato d’urgenza ed è stato operato alla testa.
Secondo quanto riporta una nota della diocesi l’intervento chirurgico “è andato bene” e il vescovo “è attualmente in convalescenza”. All’origine del ricovero vi era “un’emorragia cranica causata da una caduta in bicicletta avvenuta qualche mese prima, che aveva provocato due ematomi subdurali”.
Le autorità religiose non hanno fornito alcuna indicazione sulla prognosi o su altri dettagli medici.
I problemi di salute del vescovo friburghese intervengono in un momento molto delicato per la diocesi, come per tutta la Chiesa cattolica elvetica, dopo la pubblicazione martedì scorso di un corposo studio dell’Università di Zurigo che negli ultimi settant’anni ha censito un migliaio di episodi di abusi sessuali avvenuti all’interno della comunità religiosa.
In interviste a vari media pubblicate mercoledì, Charles Morerod, su cui pende il sospetto circostanziato di non essere intervenuto dopo aver ricevuto segnalazioni di alcuni casi di abusi sessuali, non ha escluso di presentare le sue dimissioni. In un caso avrebbe addirittura promosso, secondo il SonntagsBlick, un sacerdote coinvolto in episodi sconcertanti. “Sarebbe davvero meglio per me andarmene se scoprissi di aver commesso gravi errori”, ha dichiarato il presule svizzero.
Monsignor Charles Morerod, che non vuole commentare lo scandalo che ha coinvolto la Chiesa svizzera, mentre le indagini sono in corso, ha detto di attendere i risultati “con serenità”: “Non è che io sia particolarmente attaccato alla mia posizione di vescovo: se dovessi dimettermi dalla mia posizione, sarebbe per me una liberazione”.
Il presule elvetico afferma di non essere sorpreso “né dall’ampiezza del fenomeno, né dai metodi utilizzati per coprire i casi”, come rivelato dallo studio dell’Università di Zurigo. “Nel corso delle successive operazioni di ordinamento dei nostri archivi, abbiamo più volte trovato documenti in un luogo in cui non dovevano assolutamente trovarsi”, ha detto a titolo d’esempio.
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