Il nuovo amministratore delegato di UBS Sergio Ermotti ha indicato mercoledì che la banca sta lavorando per ultimare la transazione a fine maggio o al più tardi inizio giugno.
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tvsvizzera.it/mar/Keystone-ATS
“Agiremo rapidamente, ma non in modo avventato”, ha sottolineato Ermotti durante un evento organizzato a Zurigo dedicato alla finanza. Il Ceo di UBS è rimasto abbottonato anche sul futuro degli affari svizzeri della grande banca: “Tutte le opzioni sono sul tavolo”.
UBS è ancora in attesa delle approvazioni delle autorità di vigilanza negli Stati Uniti, in Europa e in altri Paesi.
Nell’ambito dell’acquisizione saranno inevitabili tagli di posti di lavoro, ha confermato Ermotti. Tuttavia, gran parte avverrà attraverso fluttuazioni naturali e pensionamenti, si è detto convinto, precisando che in caso di licenziamenti vi sarà la prospettiva di un generoso piano sociale.
Non troppo grande per la Svizzera
Il Ceo di UBS ha rispedito al mittente l’accusa che la “nuova UBS” sia troppo grande per la Svizzera. Negli ultimi anni sia UBS che Credit Suisse hanno notevolmente ridotto i loro bilanci. In ogni caso, il fattore decisivo non è la dimensione del bilancio, ma i rischi che contiene, ha aggiunto Ermotti. Così è stato per la Silicon Valley Bank, che ha innescato l’attuale crisi bancaria con le sue difficoltà finanziarie, nonostante avesse una quota di mercato di appena l’1% negli Usa, ha rilevato.
Il ticinese ha anche relativizzato la quota di mercato di UBS in Svizzera: in vari cantoni le banche cantonali hanno spesso una quota maggiore nel mercato ipotecario rispetto alle grandi banche e il gruppo Raiffeisen ha una rete di filiali più fitta. Se è vero che UBS offre un'”offerta completa”, “in ogni singolo segmento” c’è concorrenza.
Nessuna perdita per i contribuenti
Faremo tutto il possibile per garantire che i contribuenti non perdano denaro, ha inoltre promesso Ermotti. Il ticinese ha sottolineato che la sua banca deve assorbire potenziali perdite di 5 miliardi di franchi prima di avvalersi della garanzia statale. Il Ceo di UBS ritiene inoltre “estremamente improbabile” che vi saranno perdite per la Confederazione e la Banca nazionale svizzera (BNS) a causa dei prestiti di liquidità. Complessivamente Berna ha messo sul tavolo garanzie per 109 miliardi di franchi (100 erogati dalla BNS sotto forma di prestito a Credit Suisse e altri nove a UBS per coprire potenziali perdite).
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