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Tutto pronto a Londra per festeggiare la regina

La Regina Elisabetta II
Il popolo britannico riconosce che Elisabetta II ha svolto il suo incarico in modo impeccabile, al servizio della sua gente, rendendo orgogliosa un’intera nazione con la sua dedizione. Keystone / Srdjan Suki

I sudditi britannici sono pronti a festeggiare i 70 anni di regno (Giubileo di Platino) della 96enne Regina Elisabetta II. I quattro giorni di festa nazionale extra, fissati in calendario dal 2 al 5 giugno al culmine dell'omaggio collettivo all'irriducibile figlia di re Giorgio VI, sono alle porte. 

Nel corso del suo regno da record, ha condotto – senza eccessivi contraccolpi – la non scontata transizione dalla vastità dell’Impero (quando si estendeva per un quarto della superficie della terra) alla decolonizzazione, accelerata nel nuovo millennio, con conseguente ridefinizione del Regno Unito a dimensione nazionalista. Interpretando il suo ruolo con rigore inflessibile, e una fiducia fideistica all’istituzione che rappresentava. Consapevole del perimetro impostole dal suo status di monarca costituzionale.

Un’interpretazione, quella della regina Elisabetta, che le è valsa non solo l’affetto quanto l’ammirazione, accompagnata da gratitudine, dei suoi sudditi. Che le riconoscono, alla vigilia dei festeggiamenti per i 70 anni dalla sua ascesa sul trono d’Inghilterra, di aver svolto il suo incarico in modo impeccabile, al servizio della sua gente, rendendo orgogliosa un’intera nazione con la sua dedizione. Perché se è vero che la regina Elisabetta II non ha poteri esecutivi, né responsabilità dirette nella politica quotidiana, resta pur sempre il capo di Stato di 15 paesi nel mondo (a cominciare ovviamente dal Regno Unito), ultimo garante degli equilibri costituzionali.

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Ogni settimana incontra il premier in carica (ne ha conosciuti 14, da Winston Churchill a Boris Johnson) per un aggiornamento sull’agenda del momento, oltre a venire informata prima di chiunque altro circa le decisioni critiche dell’Esecutivo. Per espressa volontà, negli anni la sovrana ha mantenuto la massima discrezione, non condividendo mai un solo pensiero personale in ambito pubblico. Neppure quando, pochi anni fa, la Scozia ha sfiorato la secessione.

Come le è stato insegnato – quando era ancora “solo” la primogenita di Giorgio VI – dai suoi precettori: una monarca sceglie ed agisce per il bene esclusivo del proprio regno, nella più assoluta imparzialità, e non secondo inclinazione personale. Arbitro, non giocatore. Eppure, nonostante questa stretta aderenza al significato più tradizionale della monarchia, un altro merito che le viene riconosciuto è stata la capacità di aggiornare e mantenere attuale (e dunque rilevante) la monarchia nel corso del ‘900.

Fin da quando aveva accettato, suo malgrado, di concedere alla BBC la trasmissione in diretta della sua incoronazione, seguita in televisione da 27 milioni di persone. La prima di una serie di decisioni poi rivelatesi cruciale per “umanizzare” la Corona, facendola entrare nella quotidianità del regno.

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