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Alla ricerca di una spiaggia per Lugano

Immagine tipo elaborazione grafica che mostra una spiaggia (occupata da bagnanti) tra un viale alberato e un lago
Elaborazione grafica della spiaggia come immaginata dal direttore della Fondazione Möbius Lugano, Alessio Petralli. Fondazione Möbius Lugano - CarraroLAB

Sembrava un'effimera trovata per un discorso d'inizio anno. Invece, dell'idea di dotare il lungolago di Lugano di una spiaggia libera si parla ancora otto mesi dopo, complice il rinnovato interesse dei luganesi per il Ceresio e le sue rive. Da un recente dibattito pubblico, la "visione" iniziale è uscita ridimensionata. Ma forse ha guadagnato qualche chance di diventare realtà.

Il Lago di Lugano non ha molti tratti di riva che non siano lidi costruiti, terreni privati, o muretti verticali come quelli che stanno sotto le ringhiere che delimitano le acque per gran parte del lungolago in Città. Quasi il 70% delle rive è artificiale, il 44% è di proprietà privata; l’accesso pubblico è garantito per circa il 40% del perimetro, inclusi però lidi a pagamento e parapetti [dati sul versante svizzero, da ti.chCollegamento esterno].

Gli anni recenti dimostrano che appena si apre un varco, la gente si riversa sul lago, se ne riappropria, lo sceglie come punto di svago e aggregazione.

Emblematica è la foce del fiume Cassarate, rinaturataCollegamento esterno tra il 2012 e il 2014: è tra i posti più frequentati di Lugano, e non solo sulla sponda con una spiaggetta che consente di stendersi più comodamente. Dall’altra parte del fiume, dove al posto di un alto argine in pietra sono stati posti dei gradoni, è bastato installare tre chioschi-bar e qualche tavolino (ricavato da palette di carico riciclate) per farne il ritrovo all’aperto più ‘in’ dell’estate.

Lugano Marittima, la cui prima edizione si è conclusaCollegamento esterno il 1° settembre, ha registrato un numero di presenze tale da costringere la città a ingaggiare quel bagnino che aveva a lungo evitato, per non ufficializzare e incoraggiare la balneazione in un luogo (la foce) che può essere pericoloso.

Il sogno di una ‘Croisette’

Di una spiaggia in Città -una vera, di sabbia, che si estenda nientemeno che dal Parco Ciani fino al centro culturale LAC- si parla da Capodanno, su impulso del linguista Alessio Petralli. Invitato alla CerimoniaCollegamento esterno del 1° gennaio, il direttore della Fondazione Möbius LuganoCollegamento esterno avrebbe potuto esprimere per il 2019 dei semplici, buoni propositi di digitalizzazione. Invece ha spiazzato tutti con la sua visione di una Croisette luganese.

Non pochi hanno pensato che quelle immagini sarebbero rimaste una fantasticheria. Ma complice il successo di Lugano Marittima, così come l’inaugurazione della spiaggia delle Eaux-Vives a Ginevra e il rinnovato interesse di molte città europee per i loro litorali lacustri o fluviali, di quell’idea si parla ancora. E il linguista è tornato a chiedere uno studio di fattibilità.

Nella prima metà d’agosto -periodo atipico per le conferenze, ma certamente balneare- la Biblioteca cantonale di Lugano ha ospitato un dibattitoCollegamento esterno cui hanno preso parte tra gli altri Urs Lüchinger, geologo e presidente di Federpesca Ticino, l’architetto paesaggista Andreas Kipar e il sindaco di Lugano, Marco Borradori.

Immagini alternate del litorale di Lugano con e senza elaborazione grafica di una spiaggia
La spiaggia come apparirebbe davanti a Palazzi Gargantini-piazza Manzoni. Il geologo ha rivelato che questo, in realtà, è il tratto meno adatto alla posa di materiale, a causa di una frana e di una voragine subacquee. Fondazione Möbius Lugano – CarraroLAB

Il sindaco non è mai stato entusiasta dell’ipotesi spiaggia, perlomeno così come mostrata nelle elaborazioni grafiche: “Penso che una spiaggia così, unica, banalizzi un territorio che è la nostra forza”, ha ripetuto al dibattito. “La nostra città è fatta di tanti piccoli spazi, che proprio perché sono piccoli sono interessanti e variati”.

Al contempo, saluta il dibattito destato da Petralli poiché “nelle linee di sviluppo” tracciate dal Municipio “c’è una città viva, che sappia apprezzare gli spazi pubblici” e l’esecutivo ha commissionato uno studio per riqualificare proprio il litorale, che immagina “non subito pedonalizzato ma che permetta un accesso migliore al lago”.

Tutto questo, come vedremo, non è incompatibile con una nuova riva.

Spiaggia o riva naturale?

Urs Lüchinger conosce bene le profondità del lago. Cominciò a tratteggiarle mentalmente calando l’amo da giovane e ora, grazie all’ecoscandaglio per scovare i pesci e alla sua professione, ne ha una mappa precisa.

Da geologo, ha dato ad Alessio Petralli una delusione e due speranze. “È fattibile, sì. Ma non così”, ha esordito. Il primo requisito è un fondale “a pendenza bassa, dove si possa caricare con del materiale senza causare cedimenti o assestamenti”. In questo senso, la riva del pieno centro città è la meno adatta. Altri impedimenti sono legati alla tutela della fauna o del patrimonio storico.

Nondimeno, ci sono due tratti di riva che si prestano (perlomeno a uno studio). Il primo è parallelo alla principale via dello shopping. Il secondo, più lungo, è in corrispondenza della strada che collega Lugano a Paradiso (Riva Caccia). “È il più interessante ed è poco sfruttato”, chi vi cammina oggi “non vede l’ora di arrivare dall’altra parte”, osserva Lüchinger.

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“Il recupero di una riva lacustre è importante anche dal punto di vista ambientale”, spiega, “perché una riva naturale che scende a bassa pendenza offre al sistema biologico una biodiversità molto più grande di un muro verticale”, dove le onde non si infrangono e vanno a formarne di più grandi, creando fenomeni di erosione e togliendo a molte specie di pesci la tranquillità necessaria a riprodursi.

Lüchinger, insomma, condivide il proposito di eliminare “questa cesura che c’è tra il cittadino e il lago”. La riproduzione dei pesci, per inciso, avviene in una stagione diversa da quella balneare: non ci sarebbero interferenze.

Tuttavia, la sua idea non è di un litorale di sabbia stile paletta e secchiello, bensì di un ritorno alla riva lacustre naturale, come quella di Bissone (“uno degli ultimi, bellissimi esempi”) o di Pian Casoro [immagini nella gallery e nel video sotto] . Ciò non esclude che sia balneabile nei mesi più caldi, ma “nulla a che vedere con Rimini”.

Vista dall acqua, a circa 100 metri di distanza, di una costruzione in legno con scritta LIDO sul tetto e spiaggia davanti
Il Lido di Lugano comprende, oltre a prati e piscine, una spiaggia di sabbia in corrispondenza della storica costruzione in legno del 1928 con ristorante e cabine. L’ingresso è a pagamento. Ti-press

Del resto, come ha ricordato dal pubblico la municipale Cristina Zanini Barzaghi, Lugano ha già una spiaggia in senso stretto. Si trova al LidoCollegamento esterno (stabilimento balneare storico, del 1928) e comporta “ogni anno una manutenzione abbastanza onerosa perché la sabbia bisogna portarla, non è naturale”.

Spiaggia o altro

Andreas Kipar, direttore dello studio internazionale di architettura del paesaggio LAND, ha confermato che questo desiderio di riappropriarsi degli spazi esterni –”non più da ornamento ma sempre più da interazione”- è diffuso un po’ in tutto il Vecchio Continente.

“La nostra efficienza è messa quotidianamente alla prova”, ha detto, “e più questo stress avanza, anche per via della digitalizzazione, più avanza il nostro bisogno di una nuova forma di spiritualità, che oggi è molto legata alla natura in tutte le sue forme”. C’è bisogno di “staccarsi dalla staticità del costruito verso una fluidità del coltivato”, ha aggiunto, “perché le relazioni non si costruiscono, si coltivano”. 

In questo senso, la spiaggia non è importante in quanto tale (“adesso è di moda, ma la moda è ballerina”) bensì come luogo della natura in cui ci si può incontrare senza vincoli, nel quale non si è codificati. Diverse città, peraltro, si stanno interrogando sul loro waterfront (Parigi, Londra, Düsseldorf).

Cosa rimane

Non una spiaggia, bensì una costa rinaturata; non un litorale a vocazione fortemente turistica, ma piuttosto un luogo per rafforzare il legame dei luganesi col lago: la visione di Alessio Petralli è stata decisamente ridimensionata.

Ma se “per passare ai fatti serve una politica che ci crede”, come è stato detto in apertura di dibattito, un passo si è certamente compiuto: di fronte all’idea di una riva naturale, limitata a Riva Caccia, e che sia complementare al Lido e alla Foce esistenti, l’atteggiamento del sindaco si è fatto visibilmente più disteso: “ci può stare benissimo”.

Non resta che attendere -il Municipio dovrebbe aver ricevuto nel frattempo lo studio, commissionato a urbanisti e paesaggisti di caratura internazionale- per sapere che ne sarà davvero di Lugano-Lago.


Un po’ in tutta la Svizzera, è d’attualità anche un altro dibattito: quello sulle rive ai margini di terreni privati. L’associazione ‘Rives publiques’ si batte perché il pubblico vi abbia accesso al 100%. La Confederazione ha valutatoCollegamento esterno la questione sotto il profilo giuridico e concluso che la legislazione federale non prevede un simile diritto. L’Ufficio federale dello sviluppo territoriale (ARE) ha però sottolineato che i Cantoni dovrebbero accordare elevata priorità all’accesso pubblico alle rive dei laghi e dei fiumi. Il piano direttoreCollegamento esterno del Canton Ticino contempla misure operativeCollegamento esterno in questo senso.


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