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Mai così tanti frontalieri nel Canton Grigioni

Il valico doganale di La Motta in Valposchiavo.
Il valico doganale di La Motta in Valposchiavo. Keystone / Peter Klaunzer

Nel primo trimestre del 2025 il Canton Grigioni ha registrato un numero record di lavoratrici e lavoratori frontalieri, mai così alto in precedenza. A confermarlo è l’Ufficio cantonale dell’economia e del turismo, che attribuisce l’aumento soprattutto alla forte domanda stagionale nel settore turistico. 

Nonostante l’entrata in vigore del nuovo accordo fiscale tra Italia e Svizzera, che penalizza i nuovi frontalieri e frontaliere rispetto a quelli “storici”, l’arrivo di forza lavoro dall’Italia non si è arrestato. La crescita più marcata si è registrata nella regione Maloja, che include l’Alta Engadina (St. Moritz) e che da sola occupa più della metà dei e delle lavoratrici frontaliere nei Grigioni: qui sono infatti attualmente impiegati 5’624 frontalieri, in gran parte nei comparti dell’ospitalità, della ristorazione, degli impianti di risalita e dei servizi turistici accessori, come il noleggio di attrezzature sportive. 

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Rispetto all’ultimo trimestre del 2024, la regione Maloja ha registrato un aumento netto di 413 frontalieri, confermandosi la zona con il maggiore afflusso. Seguono, a distanza, la regione Bernina (+38 frontalieri, per un totale di 1’301) e la Bassa Engadina con la Val Monastero (1’613 frontalieri attivi a fine marzo). Il Moesano ne conta 758, mentre la regione Plessur – che comprende Coira – si ferma a quota 417, un numero limitato, spiegabile con la distanza maggiore dal confine italiano. 

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Il Canton Grigioni informa inoltre che oltre il 90% dei frontalieri proviene dall’Italia. Secondo Luzius Stricker, responsabile delle statistiche del Cantone, i motivi principali di questo flusso sono da ricercare nella crescita economica più lenta in Italia e nella forza attuale del franco svizzero, che rende più conveniente lavorare oltre confine. 

E questo nonostante il salario percepito nella Confederazione dai nuovi frontalieri e frontaliere italiane viene tassato interamente in Italia. In breve, come potete leggere in questo articolo che paragona gli stipendi, il salario del nuovo o della nuova frontaliera, a causa delle imposte pagate in Italia, può facilmente essere annualmente di 10-20’000 euro inferiore a quello di un o una collega che percepisce lo stesso salario ma che ha lo statuto di vecchio frontaliere.  

Il calo del 2024, un effetto passeggero?

Nel secondo trimestre del 2024, i Grigioni avevano registrato una battuta d’arresto: il numero di frontalieri italiani era sceso di 563 unità, pari a un calo del 5,6% rispetto ai tre mesi precedenti. Una diminuzione che aveva riportato le cifre ai livelli dell’anno precedente, proprio quando era entrato in vigore il nuovo accordo fiscale. 

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All’epoca, Stricker aveva sottolineato che era troppo presto per attribuire la flessione al nuovo accordo, sostenendo che avrebbe potuto trattarsi semplicemente di un effetto della stagionalità. Nei Cantoni a forte vocazione turistica come i Grigioni, il numero di frontalieri varia infatti sensibilmente durante l’anno, aumentando in inverno e in estate, e calando in primavera e autunno (ben visibile dall’andamento del grafico).  

Il calo più evidente del 2024 si era registrato proprio in Alta Engadina, con una diminuzione di 635 lavoratori, mentre nel Moesano e nella regione Prättigau/Davos si erano osservate lievi flessioni. In alcune altre aree, al contrario, si erano verificati piccoli aumenti, rendendo ancora più difficile una lettura univoca dei dati. 

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Il valico doganale di Campocologno in Valposchiavo.

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Calano i frontalieri nei Grigioni: effetto stagionale o colpa del nuovo accordo?

Questo contenuto è stato pubblicato al Il Canton Grigioni ha registrato un calo importante del numero di lavoratori e lavoratrici frontaliere italiane nel secondo trimestre del 2024. Per le autorità cantonali è ancora presto per dire se sia l’effetto del nuovo accordo italo-svizzero o invece si tratti di un semplice effetto della stagionalità.

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I dati di questo primo trimestre del 2025 sconfessano di fatto l’ipotesi secondo la quale il nuovo accordo avrebbe frenato l’arrivo di nuovi lavoratori e lavoratrici italiane nei Grigioni. 

Futuro economico del Cantone: “Abbiamo bisogno dei frontalieri”

Martin Bühler, direttore del Dipartimento delle finanze e dei comuni dei Grigioni, ha spiegato che “i Grigioni sono dipendenti da questi lavoratori frontalieri della Regione Lombardia e la realtà è che abbiamo questo nuovo sistema e che dobbiamo conviverci”.  

Una nuova sfida piena di insidie per la ricerca di soluzioni condivise tra Coira e Milano. “Ci siamo messi d’accordo – prosegue Bühler – in seno al Governo, ma anche con la Regione Lombardia, di rafforzare il dialogo, di comprendere meglio che cosa succede e che cosa possiamo fare per avere una dinamica positiva nella regione”.   

Regio Retica, verso una comunità transfrontaliera

Detto fatto. Questa collaborazione è sfociata nella Regio Retica, un programma interregionale che punta a creare un organismo istituzionale permanente. Obiettivo: unire la Valtellina e la Valchiavenna, ovvero la provincia di Sondrio con le valli meridionali del Canton Grigioni. 

«Partendo dalla crescente interconnessione tra mercati, lavoro, ricerca e cultura oltre i confini – spiegano i promotori del progetto – l’obiettivo è costruire una comunità locale transfrontaliera, che rispetti le peculiarità dei singoli territori e rafforzi le relazioni storiche ed economiche». 

Tutte le informazioni sulla nuova Regio Retica in questo articolo:

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I territori di frontiera si uniscono nella Regio Retica

Questo contenuto è stato pubblicato al Rappresentanti delle Regioni Bernina, Maloja e della Provincia di Sondrio hanno presentato i prossimi passi del progetto interregionale attraverso il quale si vogliono perseguire obiettivi comuni all’area di frontiera retica tra Svizzera e Italia.

Di più I territori di frontiera si uniscono nella Regio Retica

In quest’area transfrontaliera di oltre 4’000 chilometri quadrati vivono più di 200’000 persone, accomunate da storia, cultura e tradizioni condivise. L’economia, sia in Svizzera che in Italia, si basa in gran parte sul turismo, ma anche su comparti fondamentali come manifatturiero, edilizia e agricoltura. 

Pur rappresentati da realtà imprenditoriali di piccole e medie dimensioni, questi settori garantiscono occupazione e sostengono la produzione locale. La Regio Retica punta ora a formalizzare questa cooperazione, rafforzando il senso di appartenenza comune e promuovendo uno sviluppo economico condiviso e sostenibile. 

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