Un rapporto sulle misure contro il crescente antisemitismo in Svizzera
Lo ha chiesto il Consiglio nazionale malgrado il parere contrario del Governo. Cassis: "La diagnosi è già stata fatta, ora ci vuole una cura".
Occorre esaminare e presentare in un rapporto le misure per contrastare le ripercussioni sulla politica estera del crescente antisemitismo in Svizzera. All’unanimità (con 187 voti favorevoli e nessuna opposizione) e seguendo in toto la propria commissione preparatoria, il Nazionale ha accolto oggi un postulato in tal senso.
Secondo la Commissione della politica estera della Camera del popolo, negli ultimi tempi parallelamente al conflitto tra Israele e Hamas si è registrata un’estensione dell’antisemitismo e il fenomeno ha assunto proporzioni più che preoccupanti. Basti pensare all’accoltellamento sabato di un 50enne ebreo ortodosso a Zurigo da parte di un 15enne svizzero di origini tunisine che si è detto solidale con il gruppo terroristico Stato islamico (Isis).
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Sebbene la lotta all’antisemitismo sia un compito politico interno, assume anche notevole importanza nel contesto della politica estera, ha dichiarato Jacqueline Badran (Partito socialista) a nome della commissione. La Svizzera ha il dovere nei confronti degli ebrei di tutti i Paesi e della comunità internazionale di fare tutto il possibile per assicurare che l’antisemitismo non abbia spazio nel nostro Paese.
Il Consiglio federale, per bocca del ministro degli esteri Ignazio Cassis, era contrario al postulato. Invitava a respingerlo e raccomandava nel contempo di sostenere una mozione che sarà trattata giovedì in Parlamento per una strategia e un piano d’azione contro ogni forma di antisemitismo e di razzismo.
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“Permettetemi prima di tutto di esprimere la mia costernazione per l’aggressione di cui è stato vittima un nostro concittadino ebreo lo scorso weekend a Zurigo. Aggressione che si sospetta abbia motivazioni antisemite. Il Consiglio federale condanna e si oppone fermamente all’antisemitismo. Bisogna assolutamente adottare delle misure per prevenire e combattere questo flagello. Questo è il motivo per cui il Consiglio federale non vi invita a redigere un rapporto. La diagnosi è già stata fatta, ora ci vuole una cura”.
Ma – come detto – il plenum non lo ha seguito e ha approvato all’unanimità il postulato.
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