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Sessant’anni di abusi all’abbazia di Saint-Maurice in Vallese

Un momento della conferenza stampa.
Keystone / Jean-Christophe Bott

Per decenni, nell'abbazia di Saint-Maurice, in Vallese, si sono verificati casi di abusi sessuali sotto varie forme. Solo sotto la pressione dei media e dell'opinione pubblica la direzione ha preso coscienza dei propri doveri.

È questa la conclusione del gruppo di lavoro indipendente incaricato dall’abbazia di indagare su quanto accaduto tra il 1950 e il 2022. Il relativo rapporto è stato presentato oggi in una conferenza stampa a Friburgo. Sono stati intervistati circa 50 testimoni e 24 religiosi e sono stati spulciati archivi.

I casi elencati nel documento vanno da gesti allusivi e comportamenti seduttivi in un rapporto di autorità all’esibizionismo e soprusi di ogni tipo, abusi fisici compresi.

Dal 1970 sono state emesse cinque decisioni penali contro tre canonici e un novizio. Molti casi sono stati archiviati per capi d’accusa non sufficientemente documentati o perché prescritti. Sempre a livello penale sono state identificate almeno 68 vittime e 30 autori di abusi: i reati sono di lieve o media gravità.

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Dopo le gravi accuse venute a galla nel 2023, il gruppo di lavoro indipendente si è assunto il compito di “fare luce sull’oscurità” chiarendo il contesto delle violenze commesse dall’istituzione religiosa e come queste fossero state gestite, ha detto in una conferenza stampa il procuratore generale di Neuchâtel Pierre Aubert, che ha istituito il gruppo coadiuvato dal Dipartimento di storia contemporanea dell’università di Friburgo.

Gestione “carente” delle segnalazioni

“Come sempre in un simile contesto”, si presume che vi siano casi non denunciati. Non è quindi quantificabile con esattezza il numero delle vittime e sapere quante di loro, ad oggi, non si siano ancora fatte avanti. Il gruppo di lavoro sottolinea inoltre che “gli eventi descritti non sempre hanno potuto essere chiariti in modo definitivo”.

“Questo rapporto ci obbliga a guardare in faccia la dolorosa realtà, ad ascoltare ciò che non abbiamo saputo ascoltare e a chiedere perdono senza condizioni”

Congregazione dei canonici dell’abbazia di Saint-Maurice

Di fronte a queste violenze, l’abbazia ha a lungo assunto “una posizione difensiva” per preservare la propria reputazione. I vertici dell’istituzione hanno talvolta cercato di “nascondere” i fatti. Altre volte hanno cercato di “banalizzare” o “minimizzare” questi abusi. Il rapporto parla di una gestione “carente” delle segnalazioni.

L’abbazia vallesana ha riconosciuto le proprie colpe e ha chiesto perdono. Oggi ha dichiarato di voler trarre insegnamento dal rapporto e ha fatto sapere di voler anche cercare il dialogo con le vittime. Una commissione presieduta da un laico indipendente istituirà un piano d’azione che tra l’altro prevede una maggiore prevenzione e formazione nonché un dialogo con la società civile.

“Questo rapporto ci obbliga a guardare in faccia la dolorosa realtà, ad ascoltare ciò che non abbiamo saputo ascoltare e a chiedere perdono senza condizioni”, sottolinea la congregazione dei canonici. “Vogliamo che l’abbazia non sia più un luogo di ombra o di silenzio. Il piano d’azione che stiamo attuando aprirà le finestre, farà emergere la verità e radicherà il nostro futuro nella trasparenza e nella responsabilità”.

>>Un servizio del TG sulle prime testimonianze delle vittime.

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