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Quando la carenza di personale ferma i treni

In base alle informazioni in possesso del sindacato SEV, malgrado passi avanti ci siano stati, gli ambiti dove il personale FFS è ancora fortemente carente sono vari.
In base alle informazioni in possesso del sindacato SEV, malgrado passi avanti ci siano stati, gli ambiti dove il personale FFS è ancora fortemente carente sono vari. © KEYSTONE / PETER KLAUNZER

Sempre più di frequente, le ferrovie del centro Europa si trovano confrontate con la penuria di macchinisti. Una tale mancanza di personale causa – all'estero – soventi scioperi, e – in Svizzera – appelli ad assumere manodopera, ma a volte obbliga anche a sopprimere tratte. La situazione sta migliorando, ma lentamente.

Molti Paesi europei, come Italia, Germania, Francia e Regno Unito, si confrontano da tempo con le difficoltà e i disagi scaturiti dai frequenti scioperi nel settore dei trasporti pubblici. Ma nemmeno la Svizzera è risparmiata dalle ragioni che sono alla base di questi scioperi: la carenza di personale è un problema che si sussegue ormai da anni tanto da aver portato le Ferrovie Federali Svizzere (FFS) a lanciare appelli alla formazione e all’assunzione di manodopera.

La situazione intorno a noi

Se Regno UnitoCollegamento esterno e FranciaCollegamento esterno hanno vissuto quello che sembra l’apice delle proteste nel settore un paio di anni fa, Germania e Italia sono ora nel pieno della bufera.

Alla fine del mese di gennaio, in GermaniaCollegamento esterno ci sono stati sei giorni di sciopero consecutivi, che tuttavia non sono comunque serviti a risolvere le tensioni tra Deutsche Bahn e i sindacati, in corso da mesi.

Alla base dei dissapori c’è il braccio di ferro tra i lavoratori che, per allinearsi all’inflazione crescente, chiedono un aumento salariale o una riduzione del tempo di lavoro a 35 ore settimanali. Questa riduzione, ha spiegato la Deutsche Bahn che ha offerto in cambio le 38 ore, è impossibile da implementare per carenza di manodopera specializzata che garantisca la piena operatività del servizio.

Anche in Italia, le braccia conserte sono all’ordine – se non del giorno – della settimana. Oltre l’80% delle aziende che opera nel settore dei trasporti non riesce a trovare professionisti. Secondo una stima di ConfetraCollegamento esterno (Confederazione generale italiana dei trasporti e della logistica), entro la fine del 2026 il sistema ferroviario italiano dovrà rimpiazzare 3’000 macchinisti pensionati. Ma rischiano di mancare anche capitreno, preparatori del treno e manutentori.

Le implicazioni

La penuria di ferrovieri è additata dai sindacati anche quale fattore di rischio di incidenti. La polemica riguardo a questo tema è riemersa in maniera forte in Italia, lo scorso anno, dopo un incidente avvenuto a BrandizzoCollegamento esterno, in provincia di Torino, a causa del quale sono morti sei manutentori delle ferrovie.

In Svizzera, le notizie legate a incidenti per cui viene aperto un fascicolo penale vengono diffuse solo a indagini concluse. Si tende quindi a parlare meno di tragedie e incidenti rispetto ai Paesi in cui il dovere di cronaca prevale sul diritto alla privacy come in Italia (ne avevamo parlato qui). Nel box seguente riportiamo però alcuni significativi dati legati agli incidenti che colpiscono i ferrovieri in servizio in Svizzera.

Non meno di 110 ferrovieri sono rimasti vittima di incidenti in servizio sull’arco di tre anni, dall’inizio del 2021 alla fine del 2023, 97 dei quali a causa di errori e di disattenzione.

Di questi, 8 sono morti, 38 sono rimasti più di 24 ore in ospedale, mentre 51 se la sono cavata con un trattamento medico ambulatoriale.

I dati sono stati recentemente pubblicati dal SonntagsBlickCollegamento esterno, che ha esaminato i protocolli dell’Ufficio federale dei trasporti (UFT). I sinistri si sono verificati soprattutto in prossimità dei binari, nelle operazioni di manovra dei convogli o durante il carico e lo scarico di merci.

Interrogato dal domenicale, Philipp Hadorn, segretario centrale del Sindacato del personale dei trasporti SEV, ha correlato gli errori alla penuria di personale. Le FFS, dal canto loro, hanno respinto le critiche assicurando che l’azienda investe molto nella sicurezza.

Oltre al numero di incidenti, i sindacati e il personale delle reti di trasporti lamentano anche altri importanti risvolti di questa situazione di insoddisfazione, come le frequenti dimissioni, i burnout e la difficoltà nel reperire e formare nuova forza lavoro.

Benché in Svizzera non si verifichino contestazioni come in Germania o in Italia, la penuria di personale si fa sentire forte e chiara. Imputabile come in molti altri settori (sanità, alberghiero, attività manifatturiere, eccetera) all’invecchiamento della popolazione e al mancato adeguamento delle condizioni salariali con i costi di vita attuali, la Svizzera, in questo settore più che negli altri appena citati, fa anche più fatica a “rubare” braccia oltre confine. Contrariamente ad altri ambiti lavorativi, quello ferroviario è infatti spesso poco attrattivo pure per chi arriva da un altro Paese.

“Servono condizioni di lavoro competitive”

A scoraggiare, ci spiega il portavoce del Sindacato del personale dei trasporti (SEV) Markus Fischer, sono in particolare “l’impopolare lavoro a turni e nei fine settimana, che dovrebbe essere sufficientemente ricompensato con tempo o denaro; il lavoro a tempo parziale dovrebbe essere sempre più praticato, dato che sta diventando richiesto anche dagli uomini, per conciliare lavoro e vita familiare e, naturalmente, per poter assumere più donne. Inoltre, dovrebbero essere offerte condizioni interessanti anche sotto altri aspetti: le FFS devono insomma essere competitive sul mercato del lavoro”.

Per rispondere ai cambiamenti sociali e contrastare la carenza di manodopera qualificata, “le FFS stanno aprendo nuove strade nel campo del reclutamento”, specifica dal canto suo il portavoce delle Ferrovie federali Patrick Walser. “Ad esempio, la maggior parte dei posti di lavoro viene pubblicata a partire da un grado di occupazione del 60%. Per le professioni manuali, le FFS ricorrono allo “speed recruiting” con visite alle varie officine: i candidati possono così farsi un’idea del loro futuro posto di lavoro sul campo. Le FFS gestiscono anche un programma di segnalazione dei collaboratori, con il quale questi ultimi possono raccomandare amici e conoscenti per i posti vacanti”.

“L’esercizio ferroviario può svolgersi normalmente”

“La situazione del personale alle FFS è stabile, per cui l’esercizio ferroviario può svolgersi normalmente”, asserisce ancora Walser. Il portavoce non nega tuttavia che, considerando il lungo termine, c’è una “generale carenza di manodopera qualificata, che riguarda anche le FFS. A causa di ciò è ancora molto difficile soddisfare il fabbisogno di personale con specialisti competenti in vari settori professionali”.

Alla richiesta di specificare come stanno progredendo le assunzioni rispetto a qualche anno fa, il portavoce conclude tuttavia dicendo che “in merito a questa tematica rilasciamo informazioni di ordine generico, senza entrare nei dettagli”.

“Errori di pianificazione interna”

L’interesse riguardo all’evoluzione delle assunzioni è dato dal fatto che l’azienda è spesso stata al centro di critiche dovute alla mancanza di personale (in particolare nel periodo 2019Collegamento esterno e 2020Collegamento esterno). Tanto da arrivare a cancellare alcuni collegamenti delle ore di punta, in particolare nelle zone di Losanna, Ginevra e Zurigo.

La questione è sfociata anche in un’interpellanza parlamentareCollegamento esterno e nella richiesta di risposte da parte delle Commissioni della gestione delle Camere federali. Nel rapporto annuale del 2022Collegamento esterno, queste ultime rilevano come “i rappresentanti dell’azienda (FFS, ndr.) hanno riconosciuto ancora una volta che la carenza di macchinisti era riconducibile a errori di pianificazione interna. Da un audit è emerso che le FFS si erano mostrate troppo ottimiste in relazione all’impatto di alcuni lavori e grandi eventi sul fabbisogno di personale, e che il numero di giorni di assenza per malattia dei macchinisti era stato sottostimato”.

In base ai dati e alle rassicurazioni fornite da FFS, la Commissione della gestione del Consiglio nazionale concludeva rilevando che “le FFS stanno affrontando la questione della carenza di macchinisti con assoluta priorità e che gli sviluppi in questo settore sembrano nel complesso positivi. Ha rilevato (la Commissione, ndr.) che permangono alcune questioni da risolvere ma che l’azienda le sta affrontando in modo proattivo. Sulla base di questi risultati, la Commissione ha deciso di concludere i suoi lavori relativi a questo dossier”.

Dove ancora c’è da fare

In base alle informazioni in possesso del sindacato SEV, malgrado passi avanti ci siano stati, gli ambiti dove il personale FFS è ancora fortemente carente sono vari. Per quanto riguarda il traffico viaggiatori: manca soprattutto personale di assistenza ai treni (addetti alla clientela), personale di manutenzione del materiale rotabile (manodopera specializzata), personale di manovra e personale di pulizia dei vagoni (in particolare in Ticino).

Per quanto concerne FFS Infrastruttura, c’è mancanza cronica sopprattutto di montatori di linee di contatto e di binari, che da anni non vengono formati in numero sufficiente, e scarseggiano anche macchinisti B100Collegamento esterno. La particolarità che il sindacalista Fischer rileva nel settore Infrastruttura è data dal fatto che i project manager, gli ingegneri e i montatori che vi lavorano e lasciano per occasioni migliori, portano via con sé un prezioso bagaglio di conoscenza, difficile da sostituire. I nuovi arrivati “devono innanzitutto familiarizzare con il settore ferroviario, perché ci sono molti aspetti peculiari, anche in materia di sicurezza”.

Infine, per FFS Cargo la penuria riguarda varie funzioni di manovra, conclude il portavoce di SEV. In questo settore, la situazione del personale è addirittura peggiorata. “La mancanza di chiarezza sulla futura organizzazione di FFS Cargo ha portato a un ritardo nelle assunzioni. La pressione sulle e sui dipendenti e il carico di lavoro sono così aumentati e con loro anche lo stress, le malattie, le assenze e le partenze”.

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