Persone rifugiate: il blocco dell’Italia potrebbe durare mesi
La pressione sui confini meridionali dell'Italia continua a essere forte.
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Lo stallo sulla riammissione delle persone rifugiate non finirà così presto, afferma la ministra di giustizia e polizia svizzera Elisabeth Baume-Schneider, che vuole negoziare con Roma. La consigliera federale esprime però una certa comprensione per l'Italia.
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tvsvizzera.it/mar/Keystone-ATS
Lo scorso 5 dicembre, l’Italia ha sospeso temporaneamente l’applicazione dell’accordo di Dublino, sostenendo di non essere più in grado di accogliere ulteriori persone rifugiate.
In Svizzera stando alle ultime cifre della Segreteria di Stato della migrazione sono circa 300 i rifugiati e le rifugiate che secondo i termini di questo accordo dovrebbero essere rinviati in Italia.
Il sistema di Dublino, vincolante per gli Stati membri dell’UE e per gli Stati associati, tra cui la Svizzera, prevede fondamentalmente che la competenza dell’esecuzione della procedura d’asilo spetti al primo Paese in cui la persona rifugiata arriva.
Se in un secondo tempo si trasferisce in un in un altro Stato, quest’ultimo può rinviare la persona nel Paese d’arrivo, anche se lì non aveva presentato domanda d’asilo.
In un’intervista pubblicata mercoledì dalla Neue Zürcher Zeitung, la ministra di giustizia e polizia svizzera Elisabeth Baume-Schneider afferma che questa situazione potrebbe durare ancora a lungo. “Non vedo alcun segno che le cose si stiano muovendo”, dichiara.
La consigliera federale esprime però una certa comprensione per l’Italia: “La pressione sul confine meridionale dell’Italia è enorme, per cui questo atteggiamento si può in parte capire”.
Elisabeth Baume-Schneider non ritiene necessario esercitare pressioni su Roma. Tuttavia intende negoziare. “Dobbiamo trovare una soluzione; incontrerò presto il ministro degli interni Matteo Piantedosi”.
Per Baume-Schneider, la riforma dell’accordo di Dublino deve essere portata avanti prima delle elezioni del Parlamento europeo, previste per la primavera del 2024.
Nell’ambito della riforma, la giurassiana auspica controlli più severi alle frontiere esterne dell’area Schengen. “Ci sono molte persone in arrivo che vogliono venire in Europa per motivi economici. Non hanno diritto all’asilo. Dobbiamo quindi essere coerenti”. In cambio, chiede una maggiore solidarietà tra i Paesi europei nella distribuzione delle persone accolte.
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A quanto pare si tratta di un caso isolato: il Dipartimento federale degli affari esteri (DFAE) non è a conoscenza di altri connazionali coinvolti in una situazione simile.
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