Almeno sino a inizio maggio l’Italia non riprenderà i rifugiati
In dicembre le autorità italiane hanno sospeso l'applicazione dell'accordo di Dublino. Una situazione destinata a protrarsi, stando alle autorità svizzere.
Una portavoce del Dipartimento federale di giustizia e polizia ha confermato martedì quanto pubblicato dalla Neue Zürcher ZeitungCollegamento esterno: la Segreteria di Stato della migrazione (SEM) ha informato i Cantoni di non pianificare rinvii verso l’Italia almeno fino al 2 maggio.
Si tratta però di una data ipotetica e di una direttiva interna alla Svizzera. L’Italia non ha infatti precisato finora quando intende ripristinare l’applicazione del Regolamento di Dublino.
L’accordo era stato sospeso da Roma il 5 dicembre scorso. Il Governo di Giorgia Meloni aveva indicato che il Paese non era in grado di accogliere ulteriori persone rifugiate e tutti coloro di cui sarebbe responsabile.
Il sistema di Dublino, vincolante per gli Stati membri dell’UE e per gli Stati associati, tra cui la Svizzera, prevede fondamentalmente che la competenza dell’esecuzione della procedura d’asilo spetti al primo Paese in cui la persona rifugiata arriva. Se in un secondo tempo si trasferisce in un in un altro Stato, quest’ultimo può rinviare la persona nel Paese d’arrivo, anche se lì non aveva presentato domanda d’asilo.
Attualmente sono circa 300 le persone rifugiate in Svizzera che dovrebbero essere trasferite in Italia, stando alle cifre della SEM. La Confederazione ha sempre avuto tutto da guadagnare con il sistema Dublino. I rinvii superano infatti ampiamente le domande di riammissione.
Vista la situazione sul fronte degli arrivi in Italia, la Confederazione teme che lo stop all’accordo di Dublino possa prolungarsi ben oltre inizio maggio. “Non abbiamo alcuna data o segnale concreto da parte dell’Italia su quando finirà questo blocco delle ammissioni”, dichiara alla NZZ Samuel Wyss, portavoce della SEM.
Nei primi tre mesi del 2023, in Italia sono arrivate oltre 28’000 persone, un flusso quasi quadruplicato rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.
Critiche dalla Svizzera
La posizione delle autorità italiane è aspramente criticata da quei e quelle parlamentari svizzeri più profilati sul tema della migrazione. “È inaccettabile che l’Italia non rispetti i suoi impegni”, sottolinea alla NZZ il consigliere nazionale liberale radicale (destra) Damian Müller. Una posizione condivisa da diversi suoi colleghi. Secondo Martina Bircher, dell’Unione democratica di centro (destra sovranista), l’Italia sta utilizzando una “tattica dilatoria”.
Nessuno crede che dopo il 2 maggio Roma tornerà ad applicare il Regolamento di Dublino, soprattutto perché a primavera inoltrata gli arrivi tendono a crescere più che a diminuire.
I timori sono particolarmente forti in Ticino, soprattutto per quanto concerne i trasferimenti delle persone migranti fermate alla frontiera, che intendono solo transitare dalla Svizzera. Questa procedura di rinvio rapido verso l’Italia è regolata da un trattato separato. Il consigliere nazionale del Centro Marco Romano teme che il Governo Meloni possa ora bloccare anche questo. “Nel bel mezzo di un’ondata di rifugiati, sarebbe un disastro assoluto per il Ticino”, dichiara Romano alla NZZ, chiedendo alla ministra di giustizia e polizia Elisabeth Baume-Schneider di intavolare un dialogo con l’Italia.
Leva finanziaria
Per far pressione su Roma, Damian Müller propone di far leva sul fondo di coesione. La Svizzera si è impegnata a versare all’UE 200 milioni di franchi per progetti legati alla migrazione. Di questi, 20 milioni andranno all’Italia.
“Se l’Italia non rispetta i suoi obblighi, non dovremmo ricompensare il Paese con i soldi del contribuente svizzero”, sottolinea Müller, chiedendo al Consiglio federale di bloccare questo denaro. L’idea è condivisa dalla sua collega dell’Unione democratica di centro, mentre l’esponente del Partito socialista Samira Marti la trova “irresponsabile”, soprattutto in un momento in cui la Svizzera sta cercando di riallacciare il dialogo con Bruxelles.
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