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tulipani sotto la neve

Oggi in Svizzera

Care lettrici e cari lettori, 

Com'è che si usa dire? Marzo pazzerello, aprile con l'ombrello? Marzo non sarà stato (molto) pazzerello, ma aprile sicuramente lo è: negli scorsi giorni sono state raggiunte temperature estive, seguite da un ritorno del freddo… e della neve a nord delle Alpi. Oggi, infatti, la città di Berna si è svegliata sotto una sottile coltre bianca e in giornata sono previste altre precipitazioni già a partire dai 500 metri di quota. Un fenomeno che sicuramente sorprende, ma MeteoSvizzera rassicura: non è nulla di inusuale per questo periodo dell'anno.  

Insomma, tutto nella norma e non è il caso di rimettere gli sci ai piedi o di prenotare una settimana bianca tardiva sulle Alpi.  

Buona lettura delle notizie del giorno.

presa elettrica svizzera
KEYSTONE

Il consumo di elettricità in Svizzera nel 2023 è stato inferiore a quello del2022 (-1,7%), attestandosi a 56,1 miliardi di kilowattora (mia. kWh). Lo ha fatto sapere oggi, giovedì, l’Ufficio federale dell’energia (UFE). 

La produzione nazionale (al netto del consumo delle pompe di accumulazione) è stata di 66,7 mia. kWh, si legge in una nota odierna. L’eccedenza fisica delle esportazioni di energia elettrica si è attestata a 6,4 mia. kWh

Il consumo nazionale nel 2023 si è attestato a 60,3 mia. kWh. Dedotte le perdite legate al trasporto e alla distribuzione, pari a 4,2 mia. kWh, il consumo di elettricità finale è stato di 56,1 mia. kWh. Il risparmio totale (1 mia. kWh) corrisponde al consumo annuale di 200’000 economie domestiche. 

Una notizia che arriva proprio il giorno dopo quello dell’indipendenza energetica della Confederazione, ossia l'”Overshoot Day” delle risorse energetiche indigene del Paese. Da oggi, infatti, la Svizzera dipende dall’estero per il suo fabbisogno di energia.  

La sala dedicata ai talenti emergenti.
© Melania Dalle Grave e Agnese Bedini

Dalla sperimentazione alla produzione, dalla progettazione alla commercializzazione. Quest’anno alla Milano Design Week, Presenza Svizzera e la Fondazione svizzera per la cultura Pro Helvetia esplorano l’intero processo che porta dall’idea alla creazione di un prodotto, puntando i riflettori sulla gioia di questo atto creativo.    

Presenza Svizzera e Pro Helvetia, per il secondo anno consecutivo insieme alla House of Switzerland, presentano un folto gruppo di giovani designer, mettendo a loro disposizione la piattaforma milanese su cui esprimersi e proporre le loro creazioni a un pubblico internazionale e ai media.  

La gioia è stata scelta come tema di quest’anno. “Alle e ai designer – racconta Marie Mayoly di Pro Helvetia e co-direttrice creativa della House of Switzerland – sono state poste domande che li spingessero a esplorare il loro legame emotivo con il proprio lavoro. Le e i giovani designer si sono concentrati particolarmente su un tema che sta loro a cuore: la circolarità e il riciclo dei materiali, il benessere e il legame del design con la natura.  

Il percorso della mostra inizia idealmente dai “talenti emergenti” che utilizzano la piattaforma milanese per farsi conoscere, per creare i primi contatti con il mondo dell’industria e con i media. Il passo successivo della presenza elvetica a Milano è la sezione “In Collaboration”, dove si passa dall’idea alla produzione. Il percorso continua idealmente con i lavori di alcune scuole di design elvetiche.  

Alain Soral
KEYSTONE/© KEYSTONE / LAURENT GILLIERON

Il Tribunale federale (TF) ha confermato la condanna di Alain Soral per discriminazione e incitamento all’odio in relazione a commenti omofobi rivolti a una giornalista. Per motivi procedurali, la pena detentiva è stata ridotta da 60 a 40 giorni. 

Alain Soral, il cui vero nome è Alain Bonnet, nel 2021 ha pubblicato un video in cui attaccava una giornalista de La Tribune de Genève e di 24 heures, autrice di un articolo su di lui. La definiva “grassa lesbica” e “attivista queer”, insinuando che questo termine significasse “squilibrata”, e ha persino pubblicato una sua foto

Dopo la sentenza di secondo grado, il 65enne, trasferitosi a Losanna nel 2019, ha presentato ricorso. In particolare, chiedeva di essere assolto dall’accusa di discriminazione e incitamento all’odio ai sensi dell’articolo 261 bis del Codice penaleCollegamento esterno, una disposizione estesa nel luglio 2020 alla discriminazione basata sull’orientamento sessuale. In sostanza, il ricorrente sosteneva di non aver attaccato un gruppo protetto dall’articolo 261 bis, argomentando che il termine queer si riferisce all’identità di genere e non all’orientamento sessuale e che le sue affermazioni non erano offensive. Il TF ha respinto entrambe le argomentazioni

Il linguaggio utilizzato era “avvilente”, “disumanizzante” e “oltraggioso”, ha dichiarato l’Alta Corte. Invitava gli utenti di internet a disprezzare la giornalista, in particolare a causa del suo orientamento sessuale. Secondo il TF, “non c’è dubbio che il messaggio tenda a suscitare ed eccitare un sentimento di odio”. Come sottolineato dal Tribunale cantonale, l’autore ha agito intenzionalmente, per cui sono soddisfatti tutti gli elementi costitutivi dell’articolo 261 bis. 

palloncini a forma della testa di topolino
KEYSTONE/AP

Mickey Mouse sarebbe originario dell’Appenzello Interno? A suggerirlo è l’amicizia di una vita tra Walt Disney e una ricamatrice del cantone svizzero-tedesco. Un’amicizia scoperta dalla scrittrice Margrit Schriber, che nel suo ultimo romanzo Die Stickerin (trad. La ricamatrice) racconta la storia di Maria Antonia Räss, all’apertura del testamento di quest’ultima.  

La ricamatrice, grazie alla sua bravura, dimostrata sin dall’età di cinque anni, ha assunto una fama internazionale che l’ha portata a Manhattan e a stringere amicizie con nomi del Calibro Coco Chanel ed Eleanor Roosevelt. Ma anche con il giovane illustratore Walter Elias Disney, che ha conosciuto proprio in Svizzera, a Lugano.  

Disney, si legge, comprò da Räss un pannello dipinto da suo padre. Un dettaglio presente nel dipinto lo colpì. Era il disegno di un topo. Quello che poi divenne il topo più amato dai bambini e dalle bambine degli ultimi 100 anni. Sarà vero? Oppure, come racconta Disney stesso, l’ispirazione gli venne all’improvviso durante un viaggio in treno da Manhattan a Hollywood e il topo fu il frutto di numerose notti insonni passate a disegnare? O ancora l’idea arrivò da un giocattolo di grande successo diffuso alla fine degli anni Venti del secolo scorso?  

Quale sia la verità non è dato saperlo, ma la storia raccontata da Schriber affascina. Ci piace pensare di aver contribuito alla success story di Topolino. Anche se la scrittrice, nell’epilogo della sua ultima opera, ammette di aver dovuto “arricchire la narrazione della storia della figlia dell’allevatore di capre con tocchi di fantasia personali“. 

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