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spalla del comandante Thomas Suessli, divisa militare con gradi

Oggi in Svizzera

Care lettrici e cari lettori, 

le alte temperature non lasciano in pace nemmeno il "White Turf" di St-Moritz: la corsa equestre che viene organizzata ogni anno nella rinomata località grigionese ha dovuto dare forfait. Le alte temperature, infatti, non permettono l'organizzazione in sicurezza della gara che si svolge sul lago ghiacciato.

Questa domenica, quindi, il pubblico non potrà fare il tifo per cavalli e cavallerizzi sorseggiando champagne e degustando ostriche, caviale e altre prelibatezze di alta cucina gastronomica.

Oltre a questa, potete leggere le altre notizie del giorno nella nostra selezione odierna.  

torre fumante di centrale nucleare
KEYSTONE/© KEYSTONE / GAETAN BALLY

Il divieto di costruire nuove centrali atomiche in Svizzera va rivisto: è quanto si propongono i promotori dell’iniziativa popolare “Energia elettrica in ogni tempo per tutti (Stop al blackout)” che hanno inoltrato oggi alla Cancelleria federale circa 130’000 firme a sostegno della stessa. 

Il testo dell’iniziativa precisa, senza menzionare esplicitamente le centrali nucleari, che “sono ammissibili tutti i tipi di produzione di energia elettrica rispettosi del clima”. Il comitato promotore chiede un “approvvigionamento elettrico sicuro e neutrale dal punto di vista climatico” che dev’essere garantito in ogni momento, grazie a chiare responsabilità assegnate dalla Confederazione. 

Gli ultimi inverni, viene ancora sottolineato, hanno dimostrato che la Svizzera non produce abbastanza elettricità e che dipende da fornitori stranieri. Il consigliere nazionale solettese Christian Imark (UDC, destra conservatrice) ritiene che, soprattutto alla luce dell’attuale situazione geopolitica in Europa, la Confederazione debba produrre autonomamente elettricità rispettosa del clima e che affidarsi esclusivamente alle importazioni è pericoloso. Gli fa eco il collega sangallese liberal-radicale (PLR, destra) Marcel Dobler, secondo il quale il rischio di black-out è sempre presente e “bisogna eliminare i divieti tecnologici attuali per consentire la costruzione di nuove centrali nucleari”. Concorda anche l’ex direttore dell’Ufficio federale dell’energia Eduard Kiener: “L’obiettivo zero emissioni entro il 2050 può essere raggiunto solo con l’aiuto dell’energia nucleare”.  

L’iniziativa è stata lanciata dal Club Energia Svizzera, un’alleanza di ambienti “borghesi”. Nel comitato siedono rappresentanti dell’UDC, del PLR e del Centro, come anche diverse associazioni economiche. 

persone sedute con fogli di voto in mano
KEYSTONE/© KEYSTONE / GIAN EHRENZELLER

Gli e le abitanti di Steckborn, nel canton Turgovia, si sono chiaramente opposti giovedì sera alla chiusura di un centro d’asilo della Confederazione, proposta da un movimento cittadino. È la prima volta che si è svolto in Svizzera un voto su una questione simile. 

Dopo una discussione di quasi due ore, l’elettorato del comune si è pronunciato a larga maggioranza in favore del mantenimento della struttura per richiedenti l’asilo. Solo poche decine di persone, sulle 692 che hanno preso parte all’assemblea straordinaria, si sono schierate per la chiusura

Il movimento cittadino che voleva rescindere il contratto tra il Comune di circa 4’000 abitanti e la Segreteria di Stato della migrazione (SEM), ha depositato lo scorso mese di dicembre 130 firme, il che ha aperto le porte allo svolgimento dell’assemblea. Secondo i membri di questo movimento, parte della popolazione per ragioni di sicurezza non voleva che i e le richiedenti fossero ospitati nella località affacciata sul lago di Costanza. Sono stati evocati furti, minacce, molestie, risse, violazioni di domicilio e atti d’inciviltà dovuti al consumo di alcolici

Argomentazioni che però la polizia turgoviese ha respinto. Stando alle forze dell’ordine, infatti, da un punto di vista statistico “non ci sono indicazioni che il centro abbia un impatto negativo sulla situazione della sicurezza a Steckborn“. 

spalla del comandante Thomas Suessli, divisa militare con gradi
KEYSTONE/© KEYSTONE / ANTHONY ANEX

Nessun “buco” finanziario né problemi di liquidità in seno all’esercito svizzero: lo ha affermato oggi davanti ai media la presidente della Commissione delle finanze del Consiglio nazionale (CdF-N), la socialista Sarah Wyss. Per la CdF-N, la vicenda, che ha fatto scalpore negli scorsi giorni, finisce qui. 

Stando alla consigliera nazionale, il Dipartimento federale della difesa (DDPS), rappresentato fra l’altro in commissione dalla ministra Viola Amherd e dal capo delle forze armate, Thomas Süssli, è stato in grado di dimostrare in maniera trasparente e credibile che le finanze non sono in difficoltà.  

Wyss ha comunque espresso una critica: la comunicazione da parte del DDPS è stata problematica, specialmente in relazione ad alcune dichiarazioni contraddittorie da parte di Amherd e Süssli che hanno generato fraintendimenti. L’esercito ha parlato di un “collo di bottiglia” finanziario e questo “è stato un errore”, ha spiegato Wyss. 

Tutti i contratti posso essere onorati nel quadro dei crediti concessi, ha sostenuto la deputata, che comunque ha ammesso che la materia è molto complessa. Il fatto che il Parlamento abbia deciso di fissare al 2035, invece del 2030, l’aumento delle spese per l’esercito fino all’1% del PIL ha obbligato quest’ultimo a rivedere la sua pianificazione e a rinegoziare diversi contratti. I contratti in essere, però, è stato sottolineato, possono essere onorati. Del “buco” finanziario dovuto a spese eccessive menzionato dai media (si è parlato di 1,3 miliardi di franchi), non vi è traccia e Wyss ha anche annunciato che la CdF-N ha deciso di sporgere denuncia penale per violazione del segreto d’ufficio in relazione a un documento confidenziale dell’esercito finito nelle mani dei giornalisti. 

bandiera svizzera svolazza al vento
KEYSTONE/© KEYSTONE / MICHAEL BUHOLZER

La lunga esperienza nell’arte diplomatica, la posizione neutrale e la forza economica fanno della Svizzera uno dei Paesi chiave nell’assetto geopolitico globale, ma il suo status di potenza è spesso trascurato e sottovalutato. Secondo Lucio Caracciolo, direttore della rivista Limes che ha recentemente dedicato un numero speciale alla Confederazione, “la trascuriamo perché la diamo per scontata. Ma in realtà è uno dei Paesi più importanti al mondo”. 

La lunga esperienza nell’arte diplomatica, la posizione neutrale e la forza economica fanno della Svizzera uno dei Paesi chiave nell’assetto geopolitico globale, ma il suo status di potenza è spesso trascurato e sottovalutato. Secondo Lucio Caracciolo, direttore della rivista Limes che ha recentemente dedicato un numero speciale alla Confederazione, “la trascuriamo perché la diamo per scontata. Ma in realtà è uno dei Paesi più importanti al mondo”. 

La mediazione è il cavallo di battaglia della Confederazione, secondo Caracciolo: “La Svizzera ha avuto molte volte nella storia una funzione di mediazione molto importante. È stata, per esempio, uno dei Paesi trainanti nella costruzione della Conferenza di Helsinki per la sicurezza e la cooperazione in Europa” e, ancora oggi, nell’ambito della guerra in Ucraina, è in Svizzera che si sono svolti dei negoziati segreti tra le due parti coinvolte nel conflitto.  

Il non fare parte di grandi potenze come l’UE o la NATO non è secondo l’italiano, uno svantaggio per la Confederazione: “Non sono necessariamente questi i tavoli decisivi. (…) Gli svizzeri hanno capito che l’Unione Europea e la NATO non sono degli insiemi così attraenti dai quali possono ricavare qualcosa che già non hanno, mentre standone fuori la loro diversità si nota di più”. 

Per quanto riguarda la neutralità rossocrociata, che con l’adozione delle sanzioni contro la Russia, sembra essersi incrinata, Caracciolo dice: “La neutralità non è un codice, ma è quasi un sentimento, un modo di essere e di fare che viene riconosciuto dall’esterno, più che affermato dall’interno. Infatti, non è un obiettivo in sé iscritto nella Costituzione elvetica, ma fa parte del senso d’identità svizzero. Ciò spiega la refrattarietà svizzera a mettere in discussione questo tabù, perché di un tabù si tratta”. 

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