La televisione svizzera per l’Italia
Una veduta aerea del nuovo parco eolico vodese, a Sainte-Croix.

Oggi in Svizzera

Care lettrici e cari lettori,

per amiche e parenti in visita dall'Italia, si tratta ormai di una tradizione. Partono, gambe in spalla, a caccia di saldi in negozi e supermercati svizzeri. Ma se dieci e vent'anni fa mi chiedevano come facessimo noi a fare la spesa con quei numeri da incubo, oggi spesso tornano dalla passeggiata con gli occhi sbarrati. C'è che in questi strani tempi che stiamo vivendo, a sprezzo della differenza fra i salari nei due Paesi parecchi articoli hanno lo stesso prezzo in Svizzera e in Italia. Alcuni, costano persino meno a Berna che a Roma. Esempi? Le tisane, la frutta, il formaggio, le mandorle, lo yogurt. Restano meno cari in Italia, invece, il vino e la carne. Borsa della spesa a parte, anche se la Confederazione ostenta bilanci più sani dei Paesi vicini, anche da noi si accumulano i segnali preoccupanti: per chi ha un reddito basso o medio-basso, quest'inverno sarà necessario tirare la cinghia.

Buona lettura con le notizie della giornata.

Vallese, un troncone di autostrada recentemente inaugurato.
Vallese, un troncone di autostrada recentemente inaugurato. © Keystone / Anthony Anex

Troppi soldi per le autostrade? Un comitato lancia un referendum per riorientare gli investimenti della Confederazione. Mentre Berna vuole poter introdurre, al bisogno, il limite di 80 km orari.

Le autostrade svizzere sono celebri per tre cose: pagando una cosiddetta “vignetta” si possono percorrere per un anno senza dover pagare ulteriori pedaggi; sono generalmente in ottime condizioni e percorribili anche se piove e nevica; sono sottoposte a eterni cantieri di manutenzione, che talvolta possono sembrare esagerati. Due notizie di oggi mettono al centro le autostrade elvetiche.

Un comitato ha annunciato il lancio di un’iniziativa popolare per riorientare la decisione della Confederazione di investire 14 miliardi nella manutenzione e ampliamento della rete autostradale. Del comitato fanno parte l’Associazione traffico e ambiente (ATA) e altre organizzazioni ambientaliste, che ritengono il progetto “esagerato, obsoleto e troppo costoso“. I miliardi previsti per le autostrade dovrebbero essere investiti per promuovere il trasporto pubblico e gli spostamenti a piedi e in bicicletta, ha scritto il comitato in un comunicato. L’ATA intende raccogliere le 50’000 firme necessarie per la riuscita del referendum entro la fine dell’anno, quindi prima della scadenza ufficiale del 18 gennaio 2024.

Nelle stesse ore, il quotidiano di Zurigo TagesAnzeiger si è occupato del progetto dell’Ufficio federale delle strade (USTRA) di limitare in determinate situazioni la velocità in autostrada a 80 km orari. Secondo l’USTRA, questo dovrebbe consentire di ridurre le code.

Uno spione in tutte le tasche.
Uno spione in tutte le tasche. Keystone / Alexander Heinl

Ecco a voi Predator, il programma che trasforma il telefono “intelligente” in uno spione di prima classe. Un’inchiesta internazionale ne svela i retroscena, anche in Svizzera.

Un business da milioni di franchi, per programmi di spionaggio che consentono di tenere sotto controllo le comunicazioni di giornaliste e politici, difensori dei diritti umani e attiviste. La rivelazione arriva da un consorzio giornalistico d’investigazione coordinato dall’European Investigative CollaborationsCollegamento esterno (EIC), una rete senza scopo di lucro che riunisce media di diversi Paesi perché lavorino insieme su inchieste approfondite e di interesse pubblico. L’assistenza tecnica per il “Predator Files” è stata fornita dal Security Lab di Amnesty International, e del progetto fa parte anche un periodico svizzero, il settimanale di lingua tedesca Wochenzeitung (WOZ).

I programmi spioni messi a punto da Intellexa, azienda fondata da un informatico israeliano, sono stati venduti in almeno 25 Paesi in Europa, Asia, Medio Oriente e Africa, compresi alcuni amministrati da regimi autoritari. In Svizzera e nei Paesi dell’Unione europea, i software di spionaggio rientrano nella categoria dei cosiddetti “beni a duplice impiego”, ovvero beni che possono servire a fini civili o militari. Nonostante la loro vendita sia soggetta a controlli specifici e a normative dedicate, il caso “Predator Files” mostra le falle del sistema: da criteri di valutazione dei casi non sempre chiari, a talvolta gravi negligenze da parte delle autorità di controllo.

Dall’inchiesta è emerso il ruolo di un fiduciario luganese, che risulta detenere una quota significativa delle azioni di Intellexa, ma che ha rifiutato di rispondere alle domande del consorzio giornalistico. Un secondo legame con la Svizzera è poi il fatto che l’inventore del software spia da anni risiede in un piccolo villaggio nel canton Vallese. Le pubblicazioni del progetto “Predator Files” continueranno nelle prossime settimane, e il consorzio EICpromette ulteriori rivelazioni.

Il mercato alimentare di Piazza federale, a Berna.
Il mercato alimentare di Piazza federale, a Berna. Keystone / Peter Klaunzer

In Svizzera, due persone su tre ritengono di avere meno soldi. Un sondaggio della società Comparis solleva la questione dell’impatto sulle finanze della cittadinanza, dei diffusi aumenti.

Rincaro dei premi dell’assicurazione sanitaria, incremento degli affitti, dei tassi ipotecari e del costo della vita in genere. Interrogato in agosto, il campione selezionato da Comparis ha risposto di essere preoccupato per l’impatto di questi aumenti sulle proprie finanze.

Spicca, fra i dati raccolti, il caso del canton Ticino: a sud delle Alpi, il 39% delle persone intervistate ha dichiarato di dover fare molti tagli al budget. Nella Svizzera francese e tedesca, la percentuale è del 19%. Ad attendersi un peggioramento della propria situazione finanziaria sono soprattutto le donne (31%), le economie domestiche con un reddito lordo fino a 4’000 franchi (38%) e quelle con un reddito medio compreso tra i 4’000 gli 8’000 franchi.

In caso di necessità, gli svizzeri e le svizzere rinuncerebbero per prima cosa a nuove tecnologie/prodotti di elettronica/gadget (60%). La maggioranza del campione intervistato si è detta pronta a fare a meno di nuovi vestiti e accessori (60%), cultura/teatro/cinema/concerti/eventi sportivi (56%), e uscite e ristoranti (56%). L’indagine è stata condotta dall’istituto di ricerche di mercato Innofact, che ha intervistato 1011 persone.

Una veduta aerea del nuovo parco eolico vodese, a Sainte-Croix.
Una veduta aerea del nuovo parco eolico vodese, a Sainte-Croix. © Keystone/ Valentin Flauraud

Politica energetica: uno studio sostiene che i sistemi fotovoltaici producono di più nelle Alpi, che in pianura. Intanto è stato inaugurato il primo parco eolico del canton Vaud.

L’Università di scienze applicate di Zurigo (ZHAW) ha messo a confronto i dati raccolti da un impianto fotovoltaico a 2’500 metri di altitudine a Davos (Grigioni), con quelli di uno posizionato su un tetto a Wädenswil (Zurigo). Risultato: nel semestre invernale, dunque da ottobre a marzo, la resa dell’impianto in quota è stata da tre a quattro volte superiore a quello in pianura.

Secondo il gruppo che ha condotto la ricerca, sarebbero diverse le ragioni della differenza. Alcune sono legate alla quota di irradiamento solare, altre a dettagli tecnici che differenziano i due impianti. La notizia è stata ripresa da tutti i media, dato che nel Paese continuano le discussioni su come implementare la politica energetica federale e quale posto abbiano il solare e l’eolico nel nuovo paradigma. Tema di dibattito resta anche il ruolo della tutela del paesaggio, a fronte di progetti che prevedono l’installazione di turbine per l’eolico e pannelli per il solare.

Intanto, dopo vent’anni di ricorsi e polemiche, è stato inaugurato il primo parco eolico nel canton Vaud. Con una produzione di 22 milioni di kilowattora all’anno, l’infrastruttura di Sainte-Croix nel Giura vodese coprirà il consumo annuale di elettricità dell’intero comune, per un totale di 6’100 consumatori, tra economie domestiche e imprese.

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