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Lupi, le associazioni protestano contro l’abbattimento preventivo

Un lupo svizzero.
Un lupo svizzero. Keystone / Marco Schmidt

Sono un centinaio a criticare la decisione del Governo svizzero di consentire l'uccisione di lupi nel Paese.

A partire da venerdì 1° dicembre e fino al 31 gennaio 2024, in Svizzera entrerà in vigore la regolazione preventiva dei branchi di lupi, che consentirà il loro abbattimento prima ancora che abbiano causato danni, a condizione che venga presentata una domanda ufficiale a Berna e rispettando criteri definiti. La nuova misura è stata introdotta per arginare la crescente popolazione del grande predatore. Stando ai dati pubblicati dall’Ufficio federale dell’ambiente (UFAM), sul suolo elvetico si contano circa 32 branchi e circa 300 animali, il triplo rispetto al 2020. Lo scorso anno sono state registrate 1’480 predazioni. L’UFAM sta valutando le richieste di abbattimento giunte dai vari Cantoni e la settimana prossima comunicherà quali “licenze” verranno concesse e quali no.

Proteste e critiche

Nell’imminenza del provvedimento, proseguono le proteste e le iniziative di associazioni. L’entità Canid Specialist Group (gruppo specializzato sui canidi) dell’Unione internazionale per la conservazione della natura (IUCN) ha criticato duramente il Consiglio federale. L’approccio non è scientifico e contraddice la Convenzione di Berna, si legge in un comunicato diramato venerdì dall’associazione CHWOLF, attiva nella protezione dei grandi predatori in Svizzera, e Avenir Loup Lynx Jura (avvenire lupo lince Giura), che si batte per la protezione delle due specie nel Giura, sia svizzero che francese.

La Convenzione, adottata nella città federale il 19 settembre 1979, intende promuovere la cooperazione tra i paesi firmatari, tra cui la Confederazione, al fine di conservare la flora e la fauna selvatiche e il loro ambiente naturale e proteggere le specie migratorie in via di estinzione. L’IUCN ha scritto al Consiglio federale, mentre un centinaio di organizzazioni di tutto il mondo hanno firmato una lettera aperta in cui si chiede alla Svizzera di assumersi le proprie responsabilità ai sensi della Convenzione.

La denuncia al Consiglio d’Europa

La lettera costituisce una dimostrazione di sostegno alla denuncia sporta contro la Confederazione al Consiglio d’Europa da diverse associazioni svizzere, tra cui le stesse CHWOLF e ALLJ. La denuncia, presentata lo scorso 16 novembre, invita l’organizzazione internazionale a valutare concretamente se e in che misura la Svizzera stia violando gli obblighi dettatati dalla Convenzione di Berna.

All’agenzia di stampa Keystone-ATS il presidente di ALLJ, Eric Jaquet, ha detto che in ogni caso la Svizzera non rischia di incorrere in gravi sanzioni, poiché il Consiglio d’Europa, che ritiene la denuncia ammissibile, non ha la facoltà di imporre alcuna pena e la decisione potrebbe giungere solo a distanza di diversi mesi se non anni.

La Convenzione di Berna è un accordo giuridicamente vincolante volto a proteggere la flora e la fauna selvatiche europee e a conservarne gli habitat naturali. Stando alle accuse, con la nuova misura il governo elvetico starebbe violando tale accordo nonostante il lupo sia catalogato come specie “rigorosamente protetta”.

L’anno scorso, il Dipartimento federale dell’ambiente, dei trasporti, dell’energia e delle comunicazioni (DATEC) aveva già proposto di modificare la Convenzione declassando lo stato del predatore a “specie protetta” (anziché “rigorosamente protetta”) per garantire agli Stati firmatari un maggiore margine di manovra in caso di attacchi al bestiame. Allora, il Comitato permanente della riunitosi a Strasburgo aveva risposto con soli sei voti favorevoli su trenta.

Secondo Jaquet, autorizzando l’uccisione senza che un animale abbia causato alcun danno, il Governo agisce ai limiti della legalità. Il presidente di ALLJ ricorda inoltre che nel 2020 il popolo svizzero aveva respinto una revisione della legge sulla caccia che prevedeva questo tipo di abbattimento. Jaquet ha anche criticato la brevità della fase di consultazione e spera ora che il Consiglio d’Europa prenda una decisione entro il 31 gennaio 2024, per almeno evitare che le nuove disposizioni del governo possano essere rinnovate dopo tale scadenza.

Le richieste dei Grigioni

Solo pochi giorni dopo l’annuncio della nuova misura preventiva da parte dell’esecutivo, il Canton Grigioni ha chiesto alla Confederazione l’autorizzazione per eliminare i quattro branchi dello Stagias, del Vorab, del Beverin e del Lenzerhorn.

Le autorità retiche hanno inoltre avanzato la domanda per l’abbattimento fino a due terzi dei cuccioli del branco del Rügiul, in Val Poschiavo, e dei lupi del Jatzhorn a Davos, inoltrando così la richiesta di procedere a 27 uccisioni. Inoltre, stando a quanto comunicato qualche settimana fa dal Cantone, altri 17 abbattimenti di giovani lupi sono già stati autorizzati in base alla legislazione vigente. Attualmente nei Grigioni vivono dodici branchi. Il numero totale dei singoli animali non è ancora chiaro e una stima cantonale della popolazione non è ancora stata completata. A metà settembre, le autorità per la fauna selvatica ne avevano stimato il numero in 130 esemplari.

I lupi del Vallese

Ad inoltrare domanda è stato anche il Canton Vallese, che ha chiesto al Governo il permesso di sopprimere 34 animali. Nel mirino delle autorità vallesane 13 branchi, tra cui quelli di Nanz, Augstbord, Hérens-Mandelon, Le Fou-Isérables, Les Toules, Les Hauts-Forts e Chablais. Nel cantone, la popolazione è stimata attorno ai 90 e i 120 esemplari. Prima di procedere con la soppressione, i cacciatori dovranno seguire un’apposita formazione.

Sebbene i Cantoni si siano mostrati ambiziosi nei loro sforzi per regolare la popolazione di questi grandi predatori, la caccia al lupo si preannuncia comunque un’impresa complessa. Nicolas Bourquin, responsabile dell’Ufficio della caccia e della pesca in Vallese, ha detto che si tratterebbe di un “grande successo” se il Cantone riuscisse ad eliminare “tra i 10 e i 15” esemplari nei prossimi due mesi.


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