La Confederazione assicura beni alimentari e servizi vitali in caso di minacce d’ordine egemonico o bellico nonché in casi di gravi situazioni di penuria cui l’economia non è in grado di rimediare da sé. E lo fa garantendo l’approvvigionamento economico per tutto il Paese. Ora vuole potenziare questo servizio.
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tvsvizzera.it/fra
Alla luce di quanto sta succedendo in Ucraina ma anche per quanto visto e vissuto durante la pandemia, il Governo federale vuole aumentare le scorte obbligatorie di derrate alimentari in modo che durino fino al raccolto successivo. Queste scorte saranno calcolate in modo da compensare un’eventuale cessazione delle importazioni di prodotti alimentari, sia quelli crudi che quelli trasformati.
A tale scopo il Consiglio federale ha posto in consultazione nel mese di aprile, fino a oggi (venerdì), la modifica dell’ordinanza. Non tutti però sembrano essere d’accordo.
Le scorte obbligatorie di cereali aumenteranno del 50% mentre quello dei grassi e degli oli commestibili circa del 25%.
Il Dipartimento federale dell’economia, della formazione e della ricerca (DEFR), responsabile del dossier che gestisce tramite l’Ufficio federale per l’approvvigionamento economico del paeseCollegamento esterno, giustifica la sua richiesta affermando che al momento, se dovessimo trovarci in una situazione di grave penuria le riserve obbligatorie sarebbero in grado di coprire l’intero approvvigionamento della Svizzera solo per tre o quattro mesi.
Con l’ampliamento delle scorte, racconta sempre DEFR, l’approvvigionamento potrebbe essere garantito fino a 12 mesi, a un livello ridotto, grazie alla combinazione fra scorte e produzione interna. Però, per raggiungere questo obiettivo, il volume delle scorte obbligatorie di cereali deve essere aumentato quasi del 50% mentre quello dei grassi e degli oli commestibili circa del 25%.
Per capirci, cosa sono questi beni e servizi essenziali per il funzionamento della società e dell’economia citati dalla Costituzione federale? Si tratta di generi alimentari, agenti terapeutici, acqua potabile, energia, tecnologie dell’informazione e della comunicazione.
Queste riserve obbligatorie sono state pensate per permettere alla Svizzera, che produce solo circa la metà del cibo consumato a livello nazionale, di avere un certo margine di manovra in caso di problemi nella catena di approvvigionamento. La volontà di aumentare queste riserve è dettata dal fatto che l’esperienza degli ultimi anni ha dimostrato che in futuro le difficoltà legate alle catene di approvvigionamento di derrate alimentari potrebbero aumentare.
Per accumulare questi beni e servizi vitali, il sistema di approvvigionamento elvetico si fonda sulla cooperazione tra il settore privato e lo Stato. Questo significa che il compito di garantire una disponibilità sufficiente di beni e servizi è dei privati. I grandi importatori e distributori, su imposizione statale, devono avere in magazzino scorte sufficienti per 3-6 mesi a dipendenza del bene. Le aziende che hanno questo obbligo di costituire scorte possono associarsi in organizzazioni incaricate di costituire scorte obbligatorie.
Ma in Svizzera anche il singolo cittadino è chiamato a partecipare a queste scorte, soprattutto alimentari:
Tornando alla richiesta del Consiglio federale, l’incremento delle scorte implica anche un aumento delle capacità di stoccaggio dei proprietari privati di scorte obbligatorie. In questo caso i costi supplementari annuali sono stimati attorno ai 17 milioni di franchi. A questa somma si aggiunge il costo una tantum dell’ampliamento delle riserve di 84 milioni di franchi. Tutte cifre fornite da DEFR.
Non tutti sono però del parere del Consiglio federale. Economiesuisse, organizzazione mantello dell’economia svizzera che rappresenta decine di migliaia di imprese, dubita dell’accuratezza della valutazione delle riserve obbligatorie. Tuttavia, l’associazione è generalmente favorevole ad un’estensione delle riserve minime qualora fosse necessario.
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