La sabbia del Sahara dà filo da torcere ai ghiacciai svizzeri
Le forti nevicate dello scorso inverno non sono servite granché ai ghiacciai delle Alpi elvetiche, che quest’anno hanno perso il 2,5% del loro volume.
Immaginatevi un lago di media grandezza come quello di Bienne, di una superficie di quasi 40 chilometri quadrati e con una profondità massima di 74 metri. È la quantità di acqua persa nel 2024, pari a circa 1,2 chilometri cubi, dai ghiacciai svizzeri.
“Dopo gli anni estremi del 2022 e del 2023, per i ghiacciai svizzeri non vi è nessuna tregua in vista”, scriveCollegamento esterno martedì la Commissione per l’osservazione della criosfera dell’Accademia svizzera delle scienze naturali (SCNAT).
La perdita del 2,5% registrata quest’anno supera la media dell’ultimo decennio, si legge nel comunicato.
Dopo le quantità record di neve dell’inverno e la primavera fresca e piovosa, i ricercatori e le ricercatrici speravano in un anno un po’ più clemente, ha dichiarato Matthias Huss, responsabile della rete di monitoraggio dei ghiacciai (GLAMOS), a Keystone-ATS. In alta quota, la media delle nevicate tra novembre e maggio è stata infatti tra le più alte dall’inizio delle misurazioni.
Altri sviluppi
“È triste dire addio a un ghiacciaio che muore”
“Siamo rimasti sorpresi dal fatto che alla fine si sia sciolta così tanta neve”, ha aggiunto l’esperto. Il caldo di luglio e agosto è però costato caro ai ghiacciai, così come l’arrivo di polvere sahariana.
Ad esempio, secondo la SCNAT, a metà maggio sono stati misurati sei metri di neve sul Claridenfirn (Glarona), che sono spariti completamente a settembre.
I ghiacciai al di sotto dei 3’000 metri di altitudine, come quello del Giétro (Vallese), della Plaine Morte (Berna) e del Silvretta (Grigioni) hanno accusato perdite fino a due metri di spessore (media per il 2024: -1,4 m). Meglio è andata ad esempio a quello ticinese del Basodino, grazie appunto alle abbondanti precipitazioni nevose.
Ha nevicato quasi come non mai
Su entrambi i versanti delle Alpi, nell’inverno 2023/2024 si è registrato un netto contrasto tra le montagne e le valli: l’altezza della neve è stata nettamente inferiore alla media al di sotto dei 1’400 metri di altitudine e molto più elevata al di sopra dei 2’200 metri.
Ciò è dovuto alle forti precipitazioni e alle temperature relativamente alte durante tutta la stagione invernale. In quota, l’altezza media della neve tra novembre e maggio è tra le più alte dall’inizio delle osservazioni, collocandosi al sesto posto nella serie di misurazioni di quasi 90 anni sul Weissfluhjoch (Grigioni).
Le temperature molto elevate di luglio e agosto hanno causato un rapido scioglimento della neve. Sullo Jungfraujoch, il mese di agosto è stato addirittura più caldo delle ondate di canicola del 2003 e del 2022.
Con lo scioglimento dei ghiacciai emergono reperti che si credevano perduti:
Polveri dal Sahara
Il deposito di polvere dal Sahara durante l’inverno ha contribuito ad assorbire l’energia solare e quindi ad accelerare lo scioglimento della neve. Inoltre, tra metà giugno e metà settembre non c’è stata praticamente neve, nemmeno a 3’000 metri di altitudine. Si tratta di un fenomeno insolito in un confronto a lungo termine, ma è stato osservato con sempre maggiore frequenza negli ultimi anni, rileva ancora il rapporto.
+ Perché il ritiro dei ghiacciai riguarda tutti: il dossier di SWI swissinfo.ch.
“La maggior parte dei ghiacciai sarà probabilmente scomparsa tra 80 anni”, ha avvertito Huss. Tuttavia, quelli più grandi possono ancora essere salvati, ma servirebbero misure a livello globale.
Il ritiro dei ghiacciai, ha spiegato ancora l’esperto, non è un problema solo per il panorama alpino, ormai snaturato, ma anche per l’approvvigionamento idrico ed energetico. Ciò comporta sfide per la gestione futura di questo ambito, in particolare nei periodi di siccità.
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