La televisione svizzera per l’Italia

Perso il 10 per cento dei ghiacciai svizzeri in due anni

Misurazioni sul ghiacciaio di Vadret in Engadina.
Misurazioni effettuate sul ghiacciaio di Vadret in Engadina. © Keystone / Mayk Wendt

"Drammatica accelerazione” della riduzione delle masse di ghiaccio in altitudine. Il fenomeno è marcato soprattutto nei cantoni meridionali e orientali.

Dopo una perdita record del 6% nel 2022, un ulteriore calo del 4% è stato registrato quest’anno, secondo quanto ha riferito la Commissione svizzera per l’osservazione della criosfera (CSC).

Si sta assistendo a una “drammatica accelerazione” nella riduzione dei ghiacciai alpini, ha reso noto la CSC, secondo cui stiamo assistendo al seconda più cospicuo arretramento dall’inizio delle misurazioni.

In due anni, è stato sottolineato, i ghiacciai svizzeri hanno perso tanto volume quanto in trent’anni, dal 1960 al 1990. Il gruppo di esperte ed esperti, che fa parte dell’Accademia svizzera di scienze naturali (SCNAT), rileva che questo ritiro “massiccio” è dovuto alla combinazione di inverni poco nevosi ed elevate temperature estive.

Contenuto esterno

Due anni eccezionali consecutivi

I modelli, elaborati da ricercatori svizzeri e pubblicati in agosto sulla rivista Nature, mostrano che lo scioglimento dei ghiacciai continuerà allo stesso ritmo fino al 2040. In seguito, le stime variano da una perdita del 22% al 50% entro il 2100, a seconda delle misure climatiche adottate.

L’inverno 2022/2023, ha illustrato la Commissione svizzera per l’osservazione della criosfera, è stato caratterizzato da precipitazioni molto scarse e, dopo un breve periodo di normalizzazione in primavera, il mese di giugno è stato molto caldo e la neve si è sciolta da due a quattro settimane prima del solito. Poi, durante l’estate, l’isoterma di zero gradi è salito ad altitudini mai viste, attorno a 5’300 m slm, fino a settembre.

Il ghiaccio sciolto, ha spiegato Matthias Huss, glaciologo del Politecnico federale di Zurigo (ETH) e direttore della Rete di monitoraggio dei ghiacciai svizzeri (GLAMOS), è pari a un volume di 2,2 chilometri cubi. Questi due anni estremi consecutivi, ha continuato, hanno portato alla disintegrazione delle lingue glaciali e alla scomparsa di molti piccoli ghiacciai. Le misurazioni sul St. Annafirn (Canton Uri), ad esempio, hanno dovuto essere interrotte.

Evoluzione accentuata a sud e nella Svizzera orientale

Il fenomeno ha interessato nel suo insieme tutto il Paese. Nei cantoni meridionali e orientali i ghiacciai si sono sciolti quasi quanto nell’anno record del 2022. In particolare in Vallese e in Engadina è stato rilevato uno scioglimento di diversi metri a più di 3’200 metri, fenomeno sconosciuto a questa altitudine fino ad alcuni anni fa. A titolo di esempio è stata osservata una riduzione dello spessore di 3 metri sul ghiacciaio del Gries (Vallese), sul ghiacciaio del Basòdino (Ticino) e sul ghiacciaio del Pers (Grigioni), in misura assai più cospicua rispetto alla famosa torrida estate del 2003.

+ Il 2022 è stato un anno catastrofico per i ghiacciai svizzeri

Sul passo del Tsanfleuron, a 2’800 metri di altitudine tra i Cantoni di Vaud e Vallese – per la prima volta in migliaia di anni – le due lingue di ghiaccio non sono più collegate da una sottile striscia e la gente è tornata a camminare direttamente sulla roccia. Mentre i ghiacciai Pizol (San Gallo), Vadret dal Corvatsch (Grigioni) e Schwarzbachfirn (Uri) “sono praticamente scomparsi”.

Nell’Oberland bernese è un po’ meglio

La situazione tra l’Oberland Bernese e il Vallese, ad esempio sul Grand Glacier d’Aletsch (Vallese) e sul ghiacciaio della Plaine Morte (Berna), appare meno drammatica, grazie alla migliore copertura nevosa dello scorso inverno. Tuttavia, è stata registrata una perdita media di oltre due metri.

Nell’inverno 2022/2023 è caduta poca neve su entrambi i versanti delle Alpi. Al di sopra dei 1’000 metri, le nevicate sono state solo il 30% circa della media pluriennale e al di sopra dei 2’000 metri, più della metà delle stazioni automatiche (con serie di misurazioni di almeno 25 anni) ha registrato nuovi record minimi. Di conseguenza, le poche nevicate estive si sono generalmente sciolte rapidamente e non sono state in grado di rafforzare i ghiacciai.

Per Matthias Huss, questa successione di due anni dalle caratteristiche estreme è, da un lato straordinaria e dall’altro preoccupante, ma è ancora possibile salvare una parte significativa dei ghiacciai svizzeri. Questo è importante “non solo dal punto di vista del paesaggio, ma anche per l’approvvigionamento di acqua ed energia”.

Otto anni torridi

Secondo l’Organizzazione meteorologica mondiale delle Nazioni Unite (WMO), gli ultimi otto anni sono stati i più caldi mai osservati. In particolare nel 2022 i ghiacciai alpini hanno battuto il record di scioglimento a causa di una combinazione di scarsa copertura nevosa invernale, dell’arrivo della polvere sahariana a marzo e delle ondate di calore tra maggio e inizio settembre.

La scomparsa dei ghiacciai è un “simbolo del cambiamento climatico”, secondo Huss, che ha sostiene la richiesta di una nuova legge federale sulla protezione del clima, approvata in votazione popolare il 18 giugno scorso. “Se riusciamo a limitare il riscaldamento globale a 1,5°C o 2°C”, ha detto, “possiamo ancora salvare circa un terzo del volume dei ghiacciai alpini”.

In conformità con gli standard di JTI

Altri sviluppi: SWI swissinfo.ch certificato dalla Journalism Trust Initiative

Se volete segnalare errori fattuali, inviateci un’e-mail all’indirizzo tvsvizzera@swissinfo.ch.

SWI swissinfo.ch - succursale della Società svizzera di radiotelevisione SRG SSR

SWI swissinfo.ch - succursale della Società svizzera di radiotelevisione SRG SSR