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Il consigliere federale Alain Berset nuovamente nella bufera

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Non c'è pace per il presidente della Confederazione Alain Berset. Dopo la bufera sulle indiscrezioni uscite dal suo Dipartimento durante il Covid, ora a tenere banco è polemica tra il consigliere federale, contrario alla riesportazione di armi verso l’Ucraina, e i vertici del suo partito, il PS. 

Questo contenuto è stato pubblicato il 14 marzo 2023 - 22:30
tvsvizzera.it/fra con Keystone-ATS

Fanno ancora discutere le dichiarazioni di Alain Berset sul domenicale NZZ am Sonntag. Il presidente della Confederazione ha difeso con forza la posizione del Governo, contrario alla riesportazione verso l’Ucraina di armi e munizioni di produzione elvetica. Per Berset la Svizzera deve mantenere il nocciolo duro della sua neutralità: “Le armi svizzere non devono essere usate in una guerra”, aveva asserito il consigliere federale, mettendo in guardia da un'atmosfera simile a quella che regnava prima della Prima Guerra Mondiale. "Anche oggi sento questa frenesia bellicosa in certi ambienti. E sono molto preoccupato", aveva spiegato.

Critiche a questa posizione sono arrivate da più parti e anche dai vertici del Partito socialista. Il copresidente del PS Cédric Wermuth in un’intervista alla NZZ ha parlato di mancanza di coerenza e di un Consiglio federale che si nasconde dietro la neutralità. "Condivido con Berset il desiderio di porre fine allo spargimento di sangue in Ucraina – ha detto Wermuth – ma non la sua analisi della situazione e nemmeno le sue conclusioni".

Una scelta di parole sbagliata

In seguito a queste critiche, il diretto interessato ha ammesso, in un'intervista al portale online del quotidiano Tages Anzeiger, che la sua "non è stata la scelta giusta delle parole". "Per essere assolutamente chiaro", ha detto, "sto parlando di un clima di pura logica bellica, che mi preoccupa. La mia intenzione non è mai stata quella di criticare individui o Stati specifici, ma di dimostrare che ci sono altri modi per sostenere l'Ucraina". Ha però ribadito che, allo stesso tempo, la risposta all'aggressione russa non può essere il solo riarmo dell'Ucraina. La Svizzera deve pensare in termini di pace e diplomazia, che sono la sua forza.

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Problemi tra Berset e il suo partito?

“Il minimo che possiamo dire è che le affermazioni di Alain Berset non sono passate inosservate”, commenta Nicola Zala, corrispondente RSI a Berna, “quel suo accusare 'alcune cerchie', senza specificare quali, 'di trovarsi in un’euforia bellica' sta suscitando polemiche. Non solo da parte di chi, come il PLR e il Centro, vorrebbe aiutare l’Ucraina anche permettendo la riesportazione di armi svizzere da parte di Stati terzi, ma pure all’interno del PS. Vedere i copresidenti del partito Mattea Meyer e Cédric Wermuth prendere ufficialmente le distanze dal proprio ministro, soprattutto quando parla della necessità di trattare quanto prima con Mosca fa una certa impressione…

Che i temi della neutralità e della riesportazione di armi a favore di Kiev dividano il PS era risaputo, ma sorprende che i vertici e diversi parlamentari del PS critichino pubblicamente e sulla stampa il proprio consigliere federale. Il 22 febbraio scorso, anche Ignazio Cassis difendendo a spada tratta la posizione del Governo di non permettere la riesportazione di armi non aveva certo fatto un favore al presidente del PLR Thierry Burkart, fra i più attivi in Parlamento per ottenere un allentamento delle regole di riesportazione, ma mai, o almeno non pubblicamente, si era arrivati a un botta e risposta o addirittura a uno scontro tra un consigliere federale e il proprio partito”.

"Dire che i socialisti abbiano un problema con Berset", conclude il corrispondente RSI, “credo sia esagerato: non si possono però negare frizioni che potrebbero richiedere in casa PS un incontro chiarificatore”.

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