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Fusione UBS-Credit Suisse, azione legale negli USA

L'ex sede del CS a Manhattan.
L'ex sede del CS a Manhattan. keystone

L'operazione di salvataggio della seconda banca svizzera, coordinata dalle autorità federali, è contestata dai creditori e dalle creditrici statunitensi.

In relazione all’acquisizione di Credit Suisse da parte di UBS, le e i detentori di obbligazioni CS AT1 (Additional Tier 1), penalizzati dall’operazione bancaria, hanno deciso di intraprendere un’azione legale collettiva (class action) contro la Svizzera.

+Come la “trinità” svizzera ha costretto UBS a salvare Credit Suisse

Un ricorso in tal senso è stato presentato giovedì presso il tribunale del distretto meridionale di New York, città dove i bond AT1 sono stati registrati e liquidati.

Intervento risolutivo di Berna

Nel marzo dell’anno scorso, l’Autorità federale di vigilanza sui mercati finanziari (FINMA) aveva azzerato le obbligazioni AT1 nell’ambito della manovra di salvataggio di Credit Suisse. La seconda banca elvetica era confrontata con un’irreversibile crisi di liquidità che ne pregiudicava la sopravvivenza. “Con questo ordine, la Svizzera ha interferito illegalmente con i diritti di proprietà dei ricorrenti”, hanno fatto sapere le e i ricorrenti.

La Confederazione aveva fatto da intermediario nell’operazione, puntando su UBS per inglobare e salvare dal fallimento Credit Suisse. Tuttavia, “così facendo, la Svizzera ha ignorato altri potenziali acquirenti”, hanno argomentato le persone titolari delle obbligazioni-spazzatura.


+Tracollo evitato di Credit Suisse: le domande ancora aperte a un anno di distanza

Inoltre, hanno proseguito le e i creditori, per rendere l’acquisizione il più attraente possibile per UBS, Berna ha cancellato le obbligazioni AT1 in circolazione, per un valore di circa 17,3 miliardi di dollari, una decisione che a loro dire “non era necessaria”.

Le pretese dei creditori

In concreto le e i ricorrenti, rappresentati dallo studio legale americano Quinn Emanuel Urquhart & Sullivan, chiedono che la Svizzera risarcisca il valore nominale delle obbligazioni.

In particolare, contestano il fatto che le autorità elvetiche si siano distanziate dal loro ruolo istituzionale di regolatore dei mercati, agendo come una banca d’investimento privata e privilegiando gli interessi nazionali rispetto agli obblighi legali.

Per l’autorità di vigilanza svizzera FINMA invece, la portata dell’evento, che metteva a repentaglio la stessa tenuta dell’assetto economico e finanziario della Confederazione, giustificava tale operazione.

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