Credit Suisse ha pubblicato martedì, con ritardo, il suo rapporto annuale per il 2022: i conti sono stati chiusi con una perdita di 7,29 miliardi di franchi, la più consistente dal 2008. La banca elvetica ha inoltre registrato la partenza netta di 123 miliardi di franchi di fondi in gestione. Un'emorragia non ancora completamente tamponata.
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tvsvizzera.it/fra con Keystone-ATS
L’uscita del rapporto era prevista per giovedì scorso ma era stata rinviata in seguito a un intervento dell’ultimo minuto da parte dell’Autorità di vigilanza statunitense dei mercati finanziari (SEC), con osservazioni in riferimento al 2020 e 2019.
Il rapporto pubblicato ora conferma i risultati già annunciati il 9 febbraio, che fanno stato di una perdita di 7,29 miliardi di franchi lo scorso anno, la più consistente dal 2008.
Da quanto emerso martedì, i vertici dell’istituto hanno visto di conseguenza la loro remunerazione contrarsi rispetto al (già difficile) 2021: in tutto la direzione (18 membri) ha incassato 32,2 milioni di franchi a fronte dei 38,1 versati l’anno prima. Al CEO Ulrich Körner, che occupa il posto da agosto, ne sono andati 2,5. Come già noto non sono stati pagati bonus.
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Il consiglio di amministrazione – che all’assemblea di aprile si propone di rieleggere nella sua totalità – ne ha ricevuti 10,4 invece di 11,7. In particolare, il presidente Axel Lehmann ha rinunciato a un milione e mezzo dei 4,5 milioni che gli sarebbero spettati.
Il documento finale sullo scorso esercizio certifica anche l’ammontare dell’emorragia di denaro dei clienti: nel quarto trimestre del 2022 la banca ha registrato la partenza netta di 110 miliardi di franchi di fondi in gestione, nell’insieme dell’anno il deflusso è stato di 123 miliardi. Una tendenza che al momento di redigere il rapporto non era ancora conclusa, ma si era stabilizzata a livelli inferiori.
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