Berna dimezza il contributo all’ONU per i profughi palestinesi
Compromesso in extremis in Parlamento sul taglio del finanziamento all'agenzia dell'ONU per i rifugiati palestinesi (UNRWA). Una controversia che parte da lontano.
La Svizzera, garantendo un versamento di 20 milioni di franchi, era il principale contributore dell’agenzia ONU per i rifugiati palestinesi (UNRWA). Ma le critiche a questa spesa, provenienti soprattutto dal centrodestra (in particolare dall’Unione democratica di centro, UDC, destra conservatrice) si rinnovano di anno in anno e il precipitare della situazione in Medio Oriente, in seguito ai sanguinosi attentati perpetrati lo scorso 7 ottobre da Hamas, si sono riflettuti sul dibattito politico elvetico.
Scongiurata l’ipotesi di cancellazione del versamento portata avanti dalla Camera bassa, alla fine giovedì ha prevalso la proposta messa punto dalla Conferenza di conciliazione, che era chiamata ad appianare le divergenze in Parlamento.
Aspre divergenze in Parlamento
La disputa era iniziata lo scorso 11 dicembre quando la Camera bassa, seguendo la proposta del deputato democentrista David Zuberbühler aveva votato – con 116 voti contro 78 – il taglio di 20 milioni di franchi all’UNRWA, accusata dalla maggioranza di non essere imparziale nella crisi in corso in Medio Oriente.
Tre giorni dopo l’altro ramo del Parlamento ha confermato con una risicata maggioranza (23 a 21) il finanziamento elvetico all’UNRWA, il cui mancato stanziamento avrebbe causato un danno d’immagine per la Confederazione, secondo quanto aveva affermato la consigliera federale Karin Keller-Sutter.
Per nulla impressionato da questo orientamento, il Consiglio Nazionale ha ribadito la sua precedente posizione, ribadendo la cancellazione dei 20 milioni all’agenzia ONU.
La Camera bassa insiste
L’UNRWA pretende di diffondere valori di tolleranza ma la realtà è diversa, ha sottolineato in aula l’esponente democentrista David Zuberbühler, secondo cui “gli insegnanti palestinesi glorificano ad esempio i martiri di Hamas” e la Svizzera “non deve rendersi complice”. Martedì scorso infine il “Senato” è andato incontro all’altra Camera dimezzando a 10 milioni il contributo all’agenzia (con 29 voti contro 16). È inoltre stato stabilito che il Governo federale debba aggiornare regolarmente le commissioni parlamentari riguardo all’impiego sul terreno dei fondi svizzeri.
Una mossa che non ha però ancora una volta convinto i consiglieri e le consigliere nazionali che hanno di nuovo votato per la cancellazione del finanziamento dell’UNRWA (106 voti contro 58). La vertenza è quindi finita in conferenza di conciliazione che ha sostanzialmente sposato la tesi del Consiglio degli Stati e introdotto ulteriori condizioni: i fondi sono destinati unicamente alla società civile e saranno erogati a rate.
In realtà, dal profilo formale, il taglio di 10 milioni non è esplicitamente applicato, nel testo votato dalle Camere, all’organo dell’ONU, ma più genericamente al bilancio dell’aiuto umanitario svizzero.
L’ONU preoccupata per il dibattito in Svizzera
In ogni caso la discussione parlamentare a Berna non è passata inosservata presso l’ONU, che ha numerose sue agenzie proprio nella Confederazione.
Proprio negli scorsi giorni il segretario generale dell’UNRWA, l’elvetico Philippe LazzariniCollegamento esterno, aveva sottolineato che “la Svizzera è la guardiana del diritto internazionale umanitario e il Paese depositario della Convenzione di Ginevra, con una lunga e onorata tradizione di assistenza alle vittime di guerra nel mondo intero”.
E proprio in virtù di questa tradizione il dirigente ONU si attende che il Parlamento elvetico ribadisca il suo “impegno umanitario storico nel contesto di una crisi senza precedenti che si è abbattuta sulla Striscia di Gaza”.
La regione, ha continuato Lazzarini, è sprofondata nella peggiore crisi della sua storia e l’UNRWA offre un riparo nelle sue tende a 1,4 milioni di sfollati e sfollate palestinesi che non possono andare da nessun’altra parte.
Per l’agenzia ONU, sottolinea sempre il Lazzarini, che ha già perso un numero record di collaboratori e collaboratrici (136) in questo conflitto “sarebbe uno shock vedere l’improvviso disimpegno del Paese pioniere in materia di valori umanitari”.
Senza l’UNRWA, ha concluso, “gli aiuti umanitari crollerebbero con conseguenze inimmaginabili” e per questo il pronunciamento delle Camere federali “rappresenta un segnale importante agli altri Paesi donatori”.
Riserve elvetiche
Le riserve elvetiche alla politica portata avanti dall’agenzia ONU in Palestina, nonostante il tributo pagato anche in vite umane, non sono comunque una novità. Già nel 2018 il ministro degli Affari esteri Ignazio Cassis, reduce da un viaggio in Giordania, si era interrogato sibillinamente se l’UNRWA fosse “parte della soluzione o del problema”.
Un atto parlamentare del deputato David Zuberbühler aveva sollevato la questione dei contenuti antisemiti nei libri di testo utilizzati nelle scuole palestinesi finanziate dall’UNRWA.
Nella sua risposta il Governo federale aveva riconosciuto che è problematico il materiale scolastico e le modalità di insegnamento delle e dei docenti palestinesi, non sempre conformi a principi di uguaglianza e tolleranza verso la popolazione israeliana. Ma al contempo l’Esecutivo aveva sottolineato che la Svizzera porta avanti un dialogo serrato con l’UNRWA su tali questioni e quest’ultima visita periodicamente le sue 711 scuole per accertarsi che vengano rispettati i principi della neutralità.
A questo proposito il presidente dell’UDC Marco Chiesa aveva depositato a inizio anno una mozione che la Camera alta ha però rigettato nello scorso mese di giugno.
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