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Primo passo del Parlamento svizzero per autorizzare riesportazione d’armi verso l’Ucraina

carro armato
La Germania si era vista opporre un rifiuto da parte di Berna per riesportare verso l'Ucraina munizioni per il semovente antiaereo Gepard. Keystone / Carsten Rehder

Mentre la Germania si è detta pronta a permettere la consegna di carri Leopard all'Ucraina, anche in Svizzera qualcosa si muove: una commissione del Parlamento è favorevole ad autorizzare la riesportazione di materiale bellico.

La decisione di Berna di non permettere ad alcuni Paesi europei di riesportare materiale bellico prodotto nella Confederazione, in particolare munizioni per il semovente Gepard nel caso della Germania, ha causato negli scorsi mesi molte incomprensioni nei confronti della politica di neutralità elvetica.

Durante il World Economic Forum di Davos, ad esempio, il segretario generale della NATO Jens Stoltenberg ha dichiarato che nel caso dell’Ucraina non si tratta di neutralità, bensì di rispettare il diritto alla legittima difesa, di proteggere lo stato di diritto e di difendere la Carta delle Nazioni Unite.

Altri sviluppi

La posizione del Governo elvetico non è piaciuta a tutti neppure all’interno della Confederazione. Ciò si è tradotto in atti parlamentari, che martedì sono stati accettati dalla Commissione della politica di sicurezza (CPS-N) del Consiglio nazionale.

La CPS-N ha adottato con 14 voti a 11 una mozioneCollegamento esterno e un’iniziativa parlamentareCollegamento esterno che chiedono la possibilità di allentare le restrizioni per autorizzare la riesportazione di materiale bellico.

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La prima prevede la modifica dell’articolo 18 della Legge federale sul materiale bellico (LMB), in modo che il Consiglio federale possa revocare la dichiarazione di non riesportazione firmata dai Paesi che hanno acquistato materiale svizzero. Ciò varrebbe nei casi in cui il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite dichiari in una risoluzione una violazione del divieto dell’uso della forza ai sensi del diritto internazionale.

La dichiarazione potrebbe essere revocata anche nel caso in cui l’Assemblea generale dell’ONU riscontrasse, con una maggioranza di due terzi, una violazione del divieto internazionale sull’uso della forza. Il Consiglio federale potrebbe mantenere il divieto di riesportazione se l’abrogazione dovesse pregiudicare un interesse prioritario della politica estera svizzera.

Allentamento temporaneo

Anche l’iniziativa parlamentare mira a modificare l’articolo 18 e vuole far decadere la dichiarazione di non riesportazione verso l’Ucraina se è accertato che avviene in relazione alla guerra russo-ucraina. Il cambiamento entrerebbe in vigore il primo maggio e avrebbe effetto fino al 31 dicembre 2025.

“La maggioranza della commissione – si legge nella notaCollegamento esterno dei servizi parlamentari – ritiene che la Svizzera debba dare il proprio contributo alla sicurezza europea, anche fornendo maggiore assistenza all’Ucraina. Considera inoltre che gli emendamenti proposti rispettino il diritto di neutralità, poiché non consentono l’esportazione diretta di materiale bellico in zone di conflitto, ma riguardano solo le dichiarazioni di non riesportazione firmate dai Paesi che acquistano materiale bellico svizzero”.

Una minoranza teme che la riesportazione possa rappresentare un problema per la neutralità, in particolare per quanto riguarda il principio della parità di trattamento ai sensi della legge in materia.

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