Per ridurre le disparità salariali tra i sessi i sindacati chiedono stipendi minimi di 4'500 franchi è tredicesima per tutte le lavoratrici.
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tvsvizzera.it/spal con Keystone-ATS
Tredicesime inesistenti, progressioni salariali deboli e anzianità di servizio poco rilevante. È il quadro tratteggiato dallo studio illustrato dall’Unione sindacale svizzera (USS) dal quale emergono trattamenti salariali inadeguati per le professioni tipicamente femminili, nelle quali è particolarmente accentuata la discriminazione salariale fra uomini e donne.
Secondo l’organizzazione sindacale le retribuzioni orarie nelle professioni a maggioranza femminile sono nettamente inferiori alla media svizzera: quattro donne su dieci guadagnano meno di 5’000 franchi al mese e il 25% se la deve cavare con meno di 4500 franchi, nonostante siano normalmente titolari di un attestato federale di capacità o di un diploma professionale.
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Se da un lato la tredicesima è riconosciuta all’80% dei salariati e delle salariate, in alcune professioni a maggioranza femminile, come quelle delle parrucchiere e delle estetiste, viene elargita a solo l’8% delle dipendenti.
Un discorso analogo riguarda gli incrementi di stipendio. In alcuni settori, come quello alberghiero, le lavoratrici attorno ai cinquant’anni guadagnano in media quanto i loro colleghi ventenni.
Per tutti questi motivi l’USS, a un mese dallo sciopero nazionale delle donne (14 giugno), chiede un’analisi approfondita su questa situazione specifica del mercato del lavoro e salari minimi di 4’500 franchi (5’000 con formazione) per tutte le professioni cosiddette “femminili”. Inoltre la tredicesima dovrebbe essere garantita a tutti e la custodia dei bambini dovrebbe diventare un servizio pubblico.
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