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Artigiani, la ComCo bacchetta Ticino, Berna e Vaud

Si profila una nuova grana per l’albo degli artigiani del Canton Ticino. La Commissione della concorrenza (ComCo), che ha avviato un’indagine sulle condizioni di accesso al mercato in alcune realtà ritenute problematiche, è giunta alla conclusione che in Ticino, Vaud e Berna le norme locali ostacolano l’attività delle imprese di altri cantoni e per questo motivo chiede di uniformare le loro disposizioni alla legge federale sul mercato interno (LMI).

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I settori in cui, secondo la ComCo, non sarebbero messe sullo stesso piano le aziende di tutti i cantoni, sono quelli della sicurezza privata, ristorazione e alberghiero, accoglienza di minori, artigiani, costruttori, fiduciari, architetti e ingegneri.

In proposito la Commissione della concorrenza aveva già inoltrato ricorso in novembre e in dicembre al Tribunale amministrativo cantonale – riservandosi la facoltà di arrivare fino al Tribunale federale – contro tre decisioni prese dalle autorità ticinesi su richieste di autorizzazioni presentate da imprese provenienti dal nord delle Alpi.

In questi casi, ha evidenziato nella sua opposizione la ComCo, non sarebbero state rispettate le disposizioni federali secondo le quali l’accesso al mercato cantonale deve essere garantito attraverso “procedure semplici, rapide e gratuite”.

Dal mese di ottobre dello scorso anno per gli artigiani che intendono operare in Ticino è obbligatoria l’iscrizione nell’albo cantonale che prevede condizioni di ammissione e tasse ritenute non conformi alla Legge sul mercato interno.

Per scoraggiare l’afflusso di padroncini dall’Italia il parlamento ticinese aveva infatti approvato nel marzo 2015 il progetto messo a punto dal Dipartimento del consigliere di Stato Claudio Zali che tra le varie novità imponeva una tassa annuale di 600 franchi (Invece dei 2’000 previsti inizialmente), una copiosa documentazione e requisiti gravosi per i titolari di ditte edili. Ma contro le disposizioni cantonali sulle imprese artigianali (LIA)Collegamento esterno sono stati inoltrati 7 ricorsi, alcuni dei quali da ditte ticinesi.

Per questo motivo il governo cantonale ha ordinato approfondimenti giuridici per verificare la compatibilità della LIA nei confronti del diritto federale e degli accorsi bilaterali con l’Unione europea, in particolare quello della libera circolazione. Intanto sulla questione si pronuncerà la corte amministrativa ticinese e successivamente il Tribunale federale.    

 

 

 

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