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Migrazione, “qualcosa deve cambiare”

migranti seduti per terra in un porto
L'incremento degli sbarchi a Lampedusa inquieta. Keystone / Ciro Fusco

Il Parlamento svizzero vuole evitare la migrazione secondaria, mentre a Bruxelles si discute su un nuovo Patto sull'immigrazione e l'asilo.  

Nel corso della sessione straordinaria “Immigrazione e asilo”, che si è tenuta mercoledì al Consiglio nazionale, i e le partecipanti hanno approvato una mozione che chiede di arginare la migrazione da Paesi sicuri (la cosiddetta migrazione secondaria) e di esaminare le proposte di riforma del sistema europeo comune d’asilo. Respinta invece la proposta d’introdurre contingenti annuali e di consentire di avviare procedure d’asilo all’estero.  

Durante i dibattiti, la Camera bassa ha in particolare approvato una mozione del gruppo liberal-radicale (PLR, destra) che chiede di arginare la migrazione secondaria, ossia da Paesi considerati sicuri in cui i e le richiedenti abbiano soggiornato a lungo. 

+ Asilo, impennata degli arrivi in Svizzera e nel resto dell’Europa

Per riuscire nel suo intento, il PLR propone diverse misure, tra cui una modifica della legge sull’asilo. Questa implica una revisione dell’elenco dei Paesi terzi sicuri – che dovrà basarsi sull’elenco degli Stati sicuri stilato dai Paesi europei vicini – e dei criteri d’inclusione. 

La consigliera federale Elisabeth Baume-Schneider (Partito socialista PS, sinistra) è intervenuta chiedendo di lasciare maggiore spazio alla Segreteria di Stato della migrazione (SEM). In alcuni rari casi, ha detto, un’applicazione rigorosa della legge sarebbe contraria alle norme del diritto nazionale o internazionale. A nulla sono servite, però, le sue osservazioni. La mozione del PLR passa ora all’esame del Consiglio degli Stati (la Camera alta del Parlamento elvetico). 

Con un postulato approvato tacitamente, il Nazionale chiede poi al Governo di esaminare la riforma del sistema europeo comune d’asilo (CEAS) presentata dal Consiglio dei ministri dell’interno dell’UE. Occorrerà in particolare identificare “le opportunità e i rischi risultanti per la Svizzera”. 

Le domande non si trattano all’estero 

La Camera del popolo ha invece bocciato due mozioni dell’Unione democratica di centro (UDC, destra conservatrice). La prima, respinta con 127 voti contro 48, chiedeva di eseguire le procedure d’asilo all’estero e di realizzare centri per richiedenti fuori dai confini nazionali. L’obiettivo, stando ai democentristi, era combattere la tratta di esseri umani e le attività dei passatori. 

Per la “ministra” di Giustizia Baume-Schneider si tratta di una proposta impraticabile. Gli sforzi di alcuni Stati europei di avviare tali procedure sono falliti, ha ricordato.  

Altri sviluppi

Con 127 voti contro 47, il Nazionale ha bocciato anche la richiesta d’introdurre “tetti massimi annuali e contingenti annuali”. La mozione, chiamata “No a una Svizzera con 10 milioni di abitanti!”, denunciava il forte aumento dell’immigrazione avvenuto dopo l’entrata in vigore della libera circolazione tra la Svizzera e gli Stati UE/AELS. Le conseguenze di una simile immigrazione di massa sono disastrose per alloggi, paesaggio, costi sanitari, sicurezza energetica e istruzione, ha affermato, invano, l’argoviese Andreas Glarner (UDC). 

La Camera del popolo avrebbe dovuto anche occuparsi di alcune mozioni che chiedono ulteriori aiuti umanitari per l’Ucraina. Questi atti parlamentari sono però stati rinviati in Commissione – con 96 voti contro 85 – per la necessità di “chiarimenti giuridici”. 

Baume-Schneider relativizza sulla situazione in Ticino 

L’aumento degli arrivi, però, preoccupa nella fascia di confine meridionale. L’Ufficio federale della dogana e della sicurezza dei confini (UDSC) ha annunciato lo scorso fine settimana il trasferimento di personale supplementare dalla Svizzera tedesca al confine sud del Paese. Un portavoce aveva dichiarato che si tratta di un sostegno “moderato”, senza precisare il numero di militi aggiuntivi. Giovedì, Elisabeth Baume-Schneider ha assicurato che la situazione in fatto di migrazione rimane sotto controllo. “Siamo lontani da una situazione catastrofica”, ha dichiarato giovedì ai media romandi del gruppo ESH e al quotidiano La Liberté. Non sono state inviate orde di doganieri che si spostano dal nord al sud, ha detto, si tratta di “qualche persona in più”.

Altri sviluppi

“Capisco – ha detto – che la popolazione di Chiasso sia preoccupata. Solo il 3% dei migranti identificati al confine meridionale, però, chiede asilo in Svizzera”. La maggior parte di queste persone “vuole solo attraversare il Paese”, non è loro intenzione fermarsi in Svizzera.  

Il sistema d’asilo nell’area Schengen necessita comunque di una riforma per poter reagire alle crisi, ha dichiarato la Consigliera federale, secondo la quale la situazione a Lampedusa mostra i limiti dell’accordo di Dublino. 

Bruxelles cerca nuove soluzioni  

Un nuovo accordo europeo sulla migrazione, al quale partecipa anche la Confederazione, è in elaborazione proprio in questo momento e da questo Baume-Schneider ha detto di aspettarsi una distribuzione più equa del carico migratorio. Un nuovo meccanismo di solidarietà prevede che “o si accolgono i richiedenti l’asilo o si dà un contributo finanziario o umano”, ha detto, per poi esprimere ottimismo sulla disponibilità della Svizzera a contribuire finanziariamente o in termini di personale a tale meccanismo. 

Baume-Schneider partecipa oggi, giovedì, a Bruxelles a una riunione dei ministri degli Interni dell’UE sulla crisi europea dell’asilo. A proposito di questa riunione, la presidente della Commissione UE Ursula von der Leyen ha detto: “Nell’adottare proposte che sono fondamentali per il Patto sull’immigrazione e l’asilo, sollecito gli Stati membri a trovare un accordo sulla regolamentazione della crisi. Ora dobbiamo finire il lavoro e garantire la corretta attuazione del Patto”. 

+ L’accordo sulla migrazione tra UE e Tunisia serve solo ad alleviare i sintomi

Serve una “soluzione migliore” in UE, “dobbiamo avere norme chiare alle frontiere esterne in modo da evitare immagini come quelle di Lampedusa”, ha dal canto suo dichiarato il Ministro degli interni austriaco, Gerhard Karner, al suo arrivo a Bruxelles. “Abbiamo visto le immagini di Lampedusa e quanto è grande la pressione migratoria sull’Europa. Dobbiamo lavorare intensamente sul nostro Patto sulla migrazione, compiere ulteriori passi e dargli vita “, ha evidenziato, chiedendo di “rendere i confini esterni dell’UE più sicuri”. 

Il servizio da Bruxelles del Telegiornale della Radiotelevisione svizzera di lingua italiana (RSI), che contiene anche un’intervista alla Consigliera federale Elisabeth Baume-Schneider:

Contenuto esterno

La Germania mette fine allo stallo (forse) 

Intanto la Germania, che era arrivata ai ferri corti con Roma perché Berlino aveva congelato il meccanismo di solidarietà volontaria, fermando gli arrivi dall’Italia, sembra aver sbloccato la situazione. Il cancelliere tedesco Olaf Scholz, scrivono i media tedeschi, avrebbe dato indicazioni affinché il Paese dia il suo via libera al regolamento per le situazioni di emergenza che vivono gli Stati con una pressione migratoria particolarmente alta, come l’Italia. 

+ Migranti, poca solidarietà con l’Italia

A luglio – e da qui sono nate le tensioni con Roma – Berlino aveva deciso di astenersi da qualsiasi decisione riguardante il negoziato sul regolamento per la gestione delle crisi, creando di fatto una situazione di stallo. Situazione che ora dovrebbe essere sbloccata, ma finché non arriva una conferma ufficiale, Bruxelles resta prudente.  

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