Gli USA hanno lasciato l’Afghanistan: che succede ora?
l'UE ha già fatto sapere che non accoglierà i profughi afghani
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Si è concluso lunedì sera il ritiro delle truppe statunitensi dall’Afghanistan: il Pentagono ha annunciato lunedì sera che gli ultimi soldati USA avevano lasciato il Paese, dopo 20 anni di presenza (è stata la guerra più lunga affrontata dall’esercito americano). I talebani riprendono così in mano il potere a tutti gli effetti.
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tvsvizzera.it/mrj
Gli Stati Uniti avevano iniziato la loro missione afghana in seguito agli attacchi dell’11 settembre, rivendicati da Al Qaeda e dal loro leader Osama Bin Laden.
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Prima di lasciare l’aeroporto di Kabul, gli ultimi soldati rimasti hanno distrutto alcuni aerei, dei veicoli blindati e un sistema di difesa antimissilistico, per non lasciarli nelle mani dei nuovi padroni dell’Afghanistan.
“Il nostro Paese ha guadagnato la piena indipendenza, grazie ad Allah”, ha twittato il principale portavoce dei talebani.
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L’ONU cerca soluzioni
Le Nazioni Unite intanto non sono ancora riuscite a trovare l’unanimità su una risoluzione che chiedeva ai talebani di rispettare la promessa di lasciar partire gli afgani anche dopo il ritiro degli USA (secondo le stime, oltre 500’000 cercheranno di lasciare il Paese anche nelle prossime settimane/mesi), lasciar entrare gli aiuti umanitari, rispettare i diritti umani e combattere il terrorismo. Cina e Russia hanno negato il loro assenso poiché la risoluzione, proposta da Francia e Gran Bretagna, non diceva nulla sul caos in cui è avvenuto il ritiro statunitense e sulla situazione catastrofica che si sono lasciati dietro.
L’UE non accoglierà i profughi
L’Unione europea ha già fatto sapere di non aver intenzione di accogliere le migliaia di profughi in arrivo dall’Afghanistan e intende mettere a punto una strategia comune per il respingimento.
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In compenso si lavorerà per garantire che gli aiuti umanitari raggiungano le popolazioni vulnerabili e si chiederà ai paesi confinanti con l’Afghanistan di accogliere loro i migranti. Uno schema già testato con la Turchia, ma che può avere un prezzo politico molto alto.
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